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lunedì 3 ottobre 2011

Grecia – Dichiarazione di T. Mavropoulos davanti al tribunale dei minori


* thisisourjob.noblogs.org
# cenere
Il 23 settembre, il compagno anarchico Theofilos Mavropoulos e altri cinque sono apparsi davanti al tribunale dei minori per rispondere delle accuse riguardanti dei danni causati durante un’occupazione scolastica nel 2007. Ciò che segue è la sua dichiarazione ai giudici. Ricordiamo che Mavropoulos sta anche affrontando due accuse di tentato omicidio, tra le altre accuse, per il suo presunto ruolo in una sparatoria con i porci il 18 maggio ad Atene nel quartiere di Pefki.
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Inoltre, queste case-lavoro chiamate scuole ci offrono solo una conoscenza sterilizzata. Infatti, quando adesso entriamo in classe, tutti noi pensiamo a come vandalizzarle. In più, di che cosa dovremmo eccitarci? Quali tra i valori di questa società dovremmo abbracciare? Diciamocelo chiaramente: non siamo e non saremo mai quei bravi ragazzi che i nostri genitori e insegnanti vogliono. Oltre a insegnanti e professori, odiamo anche i nostri compagni di classe – quelli che spesso leccano il culo per un buon vuoto, quelli che evitano ogni idiosincrasia e isolano il timido e il diverso. “ Estratto da un comunicato di rivendicazione di un attacco del Circolo dei Delinquenti
Dunque, il sabotaggio è ora l’ultima parola. Sabotaggio contro le scuole, contro le università. Sabotaggio contro l’istituzione di giustizia, prigione, polizia, esercito. Sabotaggio contro il marciume quotidiano delle relazioni autoritarie. La creazione dell’anarchia segue la decostruzione dell’attuale fabbrica sociale.
Iniziando quindi con l’istituzione dell’apprendimento, la società si legittima con la trasmissione dei suoi valori ai suoi membri più nuovi. Disciplina, obbedienza verso quelli che hanno autorità, uniformità, la visione democratica con la sua corrispondente etica: questi sono i requisiti indispensabili per essere un buon cittadino. Le ore di lezione in classe rigorosamente programmate e gli intervalli anche se brevi, creano una piccola possibilità di deviare dal programma (per esempio, un professore in malattia) sembrano essere la sorpresa più bella del giorno. La miseria giorno per giorno dietro i banchi mette alla prova la pazienza di ogni studente.
Insegnanti e presidi con le loro mentalità fasciste o democratiche tentano di imporre ordine e gerarchia, nei loro modi particolarmente pedagogici-grotteschi. Comunque, la responsabilità per la precisa funzionalità delle scuole riguarda anche quegli studenti che obbediscono ai compiti tramite la loro conformità, e tutti quelli che obbedientemente chinano le loro teste davanti agli ordini dei loro superiori. Né si può escludere la feccia umana che soddisfa la propria vanità venendo eletta al concilio scolastico fatto da 15 membri.
Per tutti loro, il miope che “innocentemente” chiede perché quelli che non vogliono vivere sotto il giogo dell’educazione istituzionalizzata non decidono di andare da qualche altra parte, la risposta è molto semplice: il putrefatto mondo del potere non può coesistere con una società decentralizzata nella quale non c’è potere. La vera libertà non è limitata dalla cornice della legalità e dai diritti democratici. E per quanto riguarda i ribelli membri dell’educazione istituzionalizzata, il loro ruolo non è altro se non quello di sabotarla. Infatti, io rivendico la mia partecipazione all’occupazione scolastica in questione. Io sono d’accordo con ogni atto vandalico fatto e che viene fatto ogni scuola.
Certamente, la realtà è spesso caotica. Nessun sistema è perfetto ogni volta che è affetto da incalcolabili fattori esterni. Dunque, il comportamento deviante si manifesta anche nella scuola, tra gli studenti indisciplinati, insegnanti che non fanno bene il loro lavoro, eroi come antieroi. Quando questi fenomeni si allargano in un contesto più ampio – la società – diventano nient’altro che crimine e lotta contro di essa. L’agire in gang e il crimine ovviamente non possono essere difesi se non sviluppano appropriate caratteristiche politiche. In caso contrario, non sarebbero niente di più che l’altra faccia della stessa moneta – la società. E il capitalismo ha mostrato proprio come sia possibile assimilare questi casi.
Dunque, come rivoluzionario ed anarchico, non rinnego neanche per un singolo attimo le mie decisioni contro il regime. Allo stesso tempo, non ho smesso di evolvermi, sul livello teorico come su quello pratico. Dalle pietre ai proiettili, dall’illegalismo rivoluzionario consapevole alla mia prigionia nelle mani dello stato. E’ con queste decisioni ed esperienze che riempio il mio viaggio personale di coinvolgimento selvaggio e affascinante nella rivoluzione. Un viaggio che continua ogni giorno, come prigioniero politico.
Perché questa è esattamente l’evoluzione rivoluzionaria che propongo e supporto come scelta per tutti gli esseri rivoluzionari. Ogni cosa evolve, ma ogni punto di vista o pratica stagnante diventa dogma. Chiunque permetta ai propri punti di vista di diventare fissi e calcificati, non importa quanti progressi abbia fatto, in ogni modo verranno seppelliti dalle loro stesse contraddizioni.
Le guerre sono vinte dai più intelligenti, i più capaci ad adattarsi. La sorpresa irrompe nello spazio-tempo sociale e lascia il capo nemico materialmente, eticamente, e ideologicamente paralizzato, incurante della propria potenziale superiorità. Contro ciò, tutto ciò che abbiamo da offrire sono le nostre armi. Ciò che vogliamo e ciò che faremo è lanciare attacchi furiosi contro le strutture di questa società e i valori, armando le nostre coscienze per rubare la nostra stessa libertà.
Theofilos Mavropoulos, prigioniero politico, braccio A, prigione di Korydallos

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