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lunedì 3 settembre 2012

Ancora una sommossa a Pozzallo



da macerie
Pozzallo,  3 settembre 2012
«Tunisini in rivolta al centro di accoglienza di Pozzallo. Quindici arresti
Quindici extracomunitari sono stati arrestati dopo la rivolta di sabato al centro di prima accoglienza di Pozzallo. Sono tutti tunisini. Li hanno tratti in arresto Squadra Mobile di Ragusa unitamente ai Carabinieri di Modica e alla Guardia di Modica e Pozzallo, in stretta sinergia con la Procura di Modica diretta dal Procuratore […]. Sono ritenuti responsabili di resistenza e violenza verso le forze dell’ordine presenti nel C.P.S.A. di Pozzallo per servizio di ordine pubblico e che nell’esercizio delle loro funzioni cercavano di impedire che ciò accadesse, in quanto, in concorso tra loro, nel tentativo di darsi alla fuga dal centro, dove si trovavano ospitati dopo il loro sbarco, avvenuto il 31 agosto scorso a Lampedusa e trasferiti a Pozzallo, procuravano lesioni personali a un Carabiniere (giudicato guaribile in 10 giorni, e tre poliziotti (guariranno in 10, 3 e 2 giorni). Nella circostanza gli extracomunitari hanno devastato la struttura distruggendo il pavimento in parquet, divelto le staffe in alluminio dell’intelaiatura del parquet utilizzandole quali armi improprie nei confronti dei tutori dell’ordine intervenuti, sfondato le porte vetrate prospicienti l’area esterna recintata del CPSA, divelto muri e porte con le predette staffe metalliche, per procurarsi la fuga, ed utilizzando corpi contundenti scagliandoli contro le forze dell’ordine che prontamente avevano fronteggiato la rivolta riuscendo ad allontanare gli extracomunitari i quali, al fine di riuscire nel loro intento, lanciavano contro l’anzidetto personale tutto il materiale che riuscivano a prelevare. Tutti gli arrestati, dopo le formalità di rito, sono stati associati presso le Case Circondariali di Modica, Ragusa, Caltagirone e Siracusa a disposizione del Sostituto Procuratore della Repubblica di Modica, Gaetano Scollo.»
macerie @ Settembre 3, 2012

martedì 28 agosto 2012

Anarchici arrestati. La solidarietà dei No Tav della Valsusa e del Trentino

da anarresinfo.

Lunedì 27 agosto. All’alba di questa mattina è scattata l’ennesima operazione repressiva contro anarchici impegnati nei movimenti sociali, in particolare quello antimilitarista e quello No Tav.
L’accusa di associazione sovversiva ha investito 43 anarchici trentini. Il PM aveva chiesto l’arresto di otto anarchici, il gip ha disposto per uno, Massimo, la detenzione in carcere, per un’altra, Daniela, la reclusione nella propria abitazione.
Ancora una volta la magistratura ricorre ad un reato associativo per cercare di bloccare le lotte sociali, incarcerando i compagni e le compagne più attivi per dividere i movimenti e spaventare tutti.
Non per caso l’operazione, pur decisa il 2 agosto, è scattata a pochi giorni dall’inizio del campeggio No Tav a Marco di Rovereto.
Il movimento No Tav ha espresso immediata solidarietà ai compagni arrestati ed inquisiti, chiedendone l’immediata liberazione.
Di seguito il comunicato emesso in serata dai No Tav del Trentino e della Val Susa dopo le assemblee che si sono svolte a Chiomonte e in Trentino.A pochi giorni dal campeggio No Tav, che inizierà giovedì a Marco di Rovereto, l’arresto di Massimo Passamani, i domiciliari per Daniela Battisti e le perquisizioni a una decina di attivisti No Tav trentini, è un tentativo di gettare paure sull’intero movimento No Tav. L’operazione, mentre il movimento trentino No Tav sta crescendo e maturando (a maggio a Trento più di 1000 persone hanno partecipato al corteo contro l’opera), è palese: si spera così di screditare il movimento, di additarlo come pericoloso e violento, di far credere alle persone che partecipando alla lotta No Tav sarebbero “manovrati dagli anarchici”. Dalla Val Susa al Trentino invece il movimento No Tav sta dimostrato di riuscire ad essere un luogo in cui nessuno manovra nessuno, ma tutti si lotta insieme, ciascuno con i propri mezzi, contro opere inutili e devastanti e contro la prepotenza di chi le vorrebbe imporre.
A dimostrazione della pretestuosità degli arresti basti pensare che questi sono stati disposti dalla procura il 2 agosto: un mese fa. L’attesa, a fronte del presunto “pericolo terrorismo”, fino a due giorni prima del campeggio, fa pensare che a far paura non siano i terroristi, ma piuttosto la varietà e la determinazione dell’intero movimento.
Massimo, Daniela, e tutti gli altri indagati, al nostro movimento hanno dato e continuano a dare tanto sia in valsusa che in trentino. Per questo gli siamo vicini adesso e speriamo di averli presto liberi accanto a noi.
Non ci facciamo intimorire da queste operazioni, vi aspettiamo tutti giovedì sera alle 20.00 assemblea di apertura del Campeggio No Tav Trentino ai Giardini Polifunzionali di Marco di Rovereto.
E per chiunque avesse dubbi riguardo la partecipazione, rompete gli indugi, perchè mai come ora il segnale che vogliamo dare è quello della serenità delle nostre ragioni, della partecipazione e della determinazione a bloccare queste opere, perchè ne va del nostro futuro e della nostra dignità.
Coordinamento No Tav Trentino
Movimento No Tav Valsusa

lunedì 16 luglio 2012

Op. Ardire - Lettera di Elisa dal carcere di Pisa

A tutti i compagni e le compagne

Non mi dilungherò nel riepilogare le tappe obbligate che i servi del potere devono rispettare quando un P.M. qualsiasi ordina loro di trarre in arresto un@ ribelle. Il loro dovere lo espletano egregiamente con ogni mezzo ma divenendo oramai prevedibili, banali e tutt’altro che originali, in una puntuale ciclicità della repressione dalla quale un@ anarchic@ non si fa certo intimorire.

Così, da mercoledì 13 giugno 2012, sono rinchiusa nel carcere “Don Bosco” di Pisa insieme al mio compagno Stefano: ci separa qualche manciata di ferro e cemento.

L’“isolamento giudiziario”, come viene elegantemente definito da codici e leggi da me ripudiati, si spezza ogni volta che, nonostante la censura della corrispondenza, ricevo parole infuocate d’affetto e solidarietà delle quali ringrazio gli autori e le autrici. Parole ricevute dopo dieci giorni di totale silenzio pianificato da chi vede in esse il proprio potere vacillare: sono la conferma che nessun@ degn@ prigionier@ è sol@!

In merito alle accuse che dire? Il trito e ritrito 270bis torna protagonista dell’ennesima razzia anti-anarchica nella speranza di stroncare definitivamente anni di lotte a livello internazionale. Siamo tutti certi che tale speranza è pura illusione nelle menti contorte dei nostri aguzzini come decenni di storia hanno dimostrato con il susseguirsi di notti illuminate.

La mia difesa legale sarà meramente tecnica e atta a smentire quei fantasiosi castelli accusatori frutto di tanto sudato lavoro di chi ha contribuito a scrivere le 227 pagine di ordinanza di custodia cautelare, sfoderando con poca destrezza trascrizioni di intercettazioni ambientali addirittura divertenti. Mi vorranno condannare perché anarchica? Che facciano pure! La mia esistenza è percepita da lorsignori come bastone tra le ruote del loro Stato democratico di diritto? Non può essere per me che un onore!

Io sto bene, con il morale che vola ben più alto di queste mura e di queste sbarre e va ad abbracciare tutti coloro che, fuori e dentro le galere del mondo intero, lottano con dignità contro ogni forma di potere.

Soprattutto entra nelle celle dei nostri fratelli e compagni di lotta Marco Camenisch e Gabriel Pombo da Silva che, dopo 20 anni di prigionia, si trovano ancora una volta ad affrontare colpi bassi per non essersi mai piegati a chi ha sempre voluto annientarli.

Entra nelle celle dei compagni greci della Cospirazione delle Cellule di Fuoco, in quella cilena del fratello Tortuga e in quella dei miei coimputati rinchiusi nelle varie prigioni italiane. A tutti costoro un abbraccio pieno di amore e forza.

A chi mi sta dimostrando tutta la sua solidarietà, con ogni mezzo, un grazie e un abbraccio ribelle pieno di anarchia.
 

Pisa, 9 luglio 2012

Elisa Di Bernardo

Prigioniera politica anarchica e vegana

Carcere “Don Bosco”
Via Don Bosco, 43
56127 Pisa (per ora…)


fonte: informa-azione.info

giovedì 5 luglio 2012

Teramo: domenica presidio sotto il carcere per Giulia, le altre vittime dell’Operazione Ardire e tutti i prigionieri

da anarchaos

riceviamo e pubblichiamo


Dalle 18.00 presidio fuori le mura del carcere di Teramo, in contrada Castrogno. 
In solidarietà con Giulia, detenuta per l'operazione "Ardire", ed in solidarietà con tutti i detenuti


La società in cui viviamo, tutta, è un carcere a cielo aperto. Dai luoghi di educazione, di lavoro e di culto religioso, fino ad arrivare ai CIE e agli OPG. Per non parlare delle più velate, ma non meno costrittive gabbie morali, stereotipi comportamentali e di “modo di vivere” a cui dobbiamo attenerci. Il carcere è la forma più emblematica, nonché estrema, di coercizione. Lo Stato, con le sue leggi delimita il recinto entro cui possiamo muoverci, stabilendo ciò che è lecito, da ciò che non lo è, il legale dall’illegale. Il possibile dall’impossibile. Chi osa l’impossibile finisce dentro.

Chi con la sua vita, con il suo modo di essere non contribuisce all’interesse statale, è scomodo. Chi non è utile alla società – e al capitale – è un surplus. Dai migranti in cerca di una vita migliore, a chi vive ai margini della società, da chi non ha o non vuole un lavoro, a chi non si adatta agli stereotipi sociali, per tutte queste persone la soluzione è il carcere.

La galera funge da discarica umana degli sfruttati, dei reietti, degli esclusi. Lo scopo della reclusione è il così detto “reinserimento sociale”, un lavaggio del cervello per rientrare nei canoni accettabili per lo Stato. La galera annienta la persona in quanto potenzialmente pericolosa. A volte l’annientamento significa morte. Il suicidio in carcere, gesto estremo di non sopportazione, è aumentato a livelli esponenziali. Testimonianza ne sono i due suicidi avvenuti nel carcere di Teramo lo scorso fine settimana ed il tentato suicidio d’inizio settimana. Di carcere si muore, giorno dopo giorno, o tutto in una volta. Un carcere così detto umano non esiste, non può esistere. Il carcere non può essere riformato, ma solo abbattuto. Perché una società che è essa stessa carcere, e che senza di esso non potrebbe andare avanti, noi la vogliamo solo distruggere. Perché da questa società niente di bello potrà mai venire fuori, perché è la negazione della vita e della libertà.

Per chi la libertà la sogna e la insegue, per tutti quegli individui, per cui la libertà non è solo una parola, ma si concretizza nella lotta contro questo esistente; per coloro che portano avanti l’attacco diretto contro strutture del potere e contro i suoi responsabili, soprattutto per loro il carcere delle volte è la punizione che lo Stato gli riserva. È di qualche settimana fa l’ultimo attacco repressivo dello Stato, che con l’operazione “Ardire” ha portato all’arresto di otto anarchici e anarchiche in tutta Italia, più due compagni già detenuti all’estero. Una compagna, Giulia, arrestata in questa operazione è attualmente detenuta a Teramo, nel carcere di Castrogno. Con la nostra presenza sotto questo carcere vogliamo portare solidarietà a Giulia, a tutti i compagni arrestati e prigionieri dello Stato e a tutte le detenute ed i detenuti costretti ogni giorno dentro queste mura.

Terrorista è lo Stato, terrorista è chi uccide, chi bombarde, chi sfrutta e opprime.

Non chi lotta contro tutto ciò.


LIBERTA’ PER GIULIA, PAOLA, STEFANO, SERGIO, ALESSANDRO, MARCO, GABRIEL, ELISA, KATIA, GIUSEPPE.

TUTTI/E  LIBERI/E

mercoledì 27 giugno 2012

Il teorema della Procura contro i notav non si ferma, neanche dopo un anno

da notav.info

Mentre siamo giunti quasi ad un anno dallo sgombero della Maddalena e dal 3 luglio, il teorema giudiziario della procura della Republica di Torino, guidata da Gian Carlo Caselli non si ferma, e scattano nuoe misure cautelari. Luca, 20 di Vaie, valsusino e Elena, 25 anni di Bologna sono stati colpiti da provvedimenti di arresto e privazione della libertà,  nello specifico Luca ha l’obbligo di dimora, mentre Elena è agli arresti domicialiari.
Dopo un anno, continuiamo a scoprire il “metodo” giudiziario contro i notav, colpevoli di non arrendersi, nemmeno oggi. Il 6 luglio si aprirà il processo ai notav arrestati il 26 gennaio scorso, dove a tempo di record, saranno in tribunale con udienze già calendarizzate, con una celerità ed un efficienza giudiziaria che fa pensare…perchè se si fosse andati oltre, sarebbero scaduti di per sè i termini della carcerazione preventiva.
Non ci lamentiamo sia ben chiaro, non siamo abituati e contro quello che riteniamo ingiusto, lottiamo con passione, ma non venoteci a fare discorsi sulla giustizia…
Libertà per tutt/i

giovedì 14 giugno 2012

Sghigno Libero! Liberi Tutti!

da cenere.


Questo testo è stato distribuito durante un corteo spontaneo a Catania ieri giorno 13/06/12.
Oltre 40 perquisizioni, 24 avvisi d’indagine e 10 arresti sono il provvisorio bilancio di un operazione repressiva orchestrata dal Pm di Perugia  Manuela Comodi ed eseguita il 13 giugno dal Ros dei carabinieri .
I nostri amici, conoscenti e/o compagni sono accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo. In queste ore giornali, televisioni e radio continuano a bombardarci con notizie sibilline quanto allarmanti  che attribuiscono loro la responsabilità di alcuni plichi esplosivi e varie azioni dirette.  In questo momento di crisi lo Stato sembra molto preoccupato, ma ad attirare le sue attenzioni non sono il caro vita, la disoccupazione, la diminuizione repentina del potere d’ acquisto, la situazione critica dei servizi sociali, i nuovi poveri e i diseredati. La sua paura crescente è piuttosto che qualcuno possa smascherare il ruolo e le connessioni che lo stato e il sistema del capitale hanno nella miseria umana che imperversa nella vita attuale. Non ci importa se i dieci arrestati siano o meno colpevoli, quello che ci preme evidenziare è che ad essere rinchiusi, privati della libertà e dei loro più cari affetti sono dieci persone che hanno dedicato fatica e speso ogni energia nella lotta, senza risparmiarsi mai e senza chiedere nulla in cambio. Le loro lotte, quelle  contro i lager per immigrati e contro il razzismo, quelle contro il dominio incontrastato delle banche nella gestione dell’economia, quelle contro le arroganti multinazionali e il loro nocivo sistema di produzione, quelle contro lo stato e le altre autorità nella gestione delle nostre vite, sono anche le nostre lotte. La nostra solidarietà va non solo agli arrestati e agli indagati ma anche a tutti i parenti, gli amici e i coinquilini che le forze dell’ordine non hanno esitato a scomodare vessando, perquisendo e molestando con lo scopo di spaventare ed isolare, in pieno stile mafioso.
Non saranno le solite montature giudiziarie a spegnere il bracere del conflitto sociale, la detenzione non arresterà la lotta per un mondo libero dalle gerarchie e dallo sfruttamento.

mercoledì 13 giugno 2012

Operazione Ardire - Arresti e perquisizioni in tutta Italia

da www.informa-azione.info

Alle 4 di questa mattina i carabinieri del ROS hanno fatto irruzione in una quarantina di abitazioni attuando l'operazione repressiva contro il movimento anarchico denominata "Ardire", ordinata dalla pm Manuela Comodi di Perugia: 10 arresti (8 in Italia, 1 in Germania e 1 in Svizzera) e 24 indagati.

Le compagne e i compagni arrestati sono:

Stefano Gabriele Fosco
Elisa Di Bernardo
Alessandro Settepani
Sergio Maria Stefani
Katia Di Stefano
Giuseppe Lo Turco
Paola Francesca Iozzi
Giulia Marziale

Per quanto riguarda le misure cautelari in Germania e Svizzera, si tratta di due anarchici già sequestrati dallo Stato da diversi anni, Gabriel Pombo Da Silva e Marco Camenisch. Tra i nomi degli indagati sono presenti anche molti compagni e compagne prigionieri/e in Grecia per il processo alla CCF.

Appena possibile diffonderemo gli indirizzi delle carceri in cui sono prigionieri e invitiamo chi avesse queste informazioni a comunicarcelo.

Tra le abitazioni perquisite, ufficialmente in cerca di materiale esplodente, documenti informatici e cartacei, anche quella di un curatore di informa-azione, a cui hanno sequestrato, tra le altre cose, i computer necessari per l'aggiornamento del sito, e di due compagni di Culmine, tratti in arresto.

Attendiamo maggiori notizie per comprendere nella sua interezza la portata e la strategia sottendente questa operazione repressiva. Non attendiamo invece ad esprimere solidarietà e vicinanza a tutti i compagni e le compagne colpiti da perquisizioni, indagini e arresti.




riceviamo e diffondiamo:

E' la stessa storia che si ripete.

Nel contesto di una maxi-operazione ("Operazione Ardire"... ma che nome del cazzo è?) contro anarchici ed incendiari della pace sociale, alle 4.00 della notte tra il 12 ed il 13 giugno, subisco una perquisizione domiciliare da parte dei ROS di Perugia e di Bologna, oltre ad un paio di carabinieri locali (anche se con esito negativo, a differenza dell'ultima). Cercavano le stesse cose dell'altra volta: computer, materiale esplodente, ecc.
Questa volta, però, con una simpatica sorpresa: i signori in divisa, per ordine dell'ormai nota suor M. Comodi, mi informano del fatto che è stata aperta un'indagine nei miei confronti, per il solito articolo 270bis.
Voglio comunque chiarire che, sebbene mi sia stato assegnato al momento un avvocato d'ufficio, revocherò ogni difesa legale, poiché nego il diritto e non riconosco nessuna autorità, giudiziaria o meno.

In ogni caso, una classica retata in grande stile, per la quale, tra l'altro, sono in custodia cautelare una decina di anarchici e sono sotto indagine più di una ventina di persone, tra cui anche alcuni/e compagni/e della CCF, ma è ancora presto per avere un quadro generale della situazione.

Che dire? Sarebbe ripetitivo sottolineare che, nonostante tutti gli anni di galera sotto i quali possono seppellirci, l'incendio che portiamo dentro è ormai inarrestabile.
Esso si espande, fiero, ed incontra le fiamme degli affini di ogni dove, coloro che, in un mondo come questo, accettano un'unica posizione: quella dell'attacco.
Questi straordinari compagni, il cui odio brucia come mille soli che splendono nel cielo, sono gli amici ed i fratelli con cui condividiamo rabbia e dolore, lacrime e sorrisi, dubbi e passioni che pesano come macigni e fischiano come piombo; sono coloro che minacciano la società, le sue leggi ed i suoi difensori con la loro stessa esistenza; sono quei ribelli indomiti che illuminano le notti e dipingono le città coi colori della distruzione e della rivolta.
Anche da dietro le sbarre delle carceri o all'interno dei tribunali, i loro sguardi, le loro parole ed i loro pensieri sono armi pericolose e si fanno lime affilate per l'evasione, benché giudici e PM tentino di soffocare in loro qualsiasi barlume di potenza individuale.
Ma questi scarti umani non possono fermare la furia iconoclasta che si sta diffondendo come un virus.
Noi siamo l'infezione... e non c'è nessuna cura. Né per i "padroni", né per i "servi".

Il caos è alle porte...

Un gigantesco, incandescente, complice abbraccio di fuoco a voi, compagni.

SOLIDARIETA' TOTALE CON I RIBELLI ARRESTATI ED INDAGATI
PER LA DISTRUZIONE DELLA SOCIETA'
CHE IL RUGGITO DELLE POLVERI SQUARCI IL SILENZIO DELLA PACE SOCIALE

VIVA L'ANARCHIA!

Tomo, 13 giugno, dal mio Nulla.

giovedì 31 maggio 2012

Bolivia – Arrestati quattro anarchici

da culmine

Per ora abbiamo solo notizie dalla stampa di regime, quindi non siamo ancora in grado di fornire con certezza una informazione dettagliata sulla razzia repressiva che ha colpito il movimento anarchico d’azione boliviano.
I fatti: il 29 maggio, pochi giorni dopo l’attentato esplosivo ai danni di un bancomat collocato su una parete dello Stato Maggiore boliviano, le forze speciali hanno proceduto a perquisizioni domiciliari ed arresti. Qui le fonti discordano: i giornali di regime parlano di 4 arrestati (3 uomini e 1 donna), fonti solidali con i movimenti indigenisti parlano invece di 10 indagati, 8 dei quali arrestati.
Ieri, 30 maggio, 3 dei 4 anarchici arrestati sono stati mostrati alla stampa (omettiamo di riprodurre le foto dei compas) assieme al “bottino” frutto delle perquisizioni: si vedono maschere, bandiere anarchiche, materiale cartaceo, una pistola ed altro.
Alla conferenza stampa era presente il ministro di governo, Romero, il quale ha affermato che i “3 uomini e 1 donna fanno parte di un gruppo anarchico che ha contatti con il Cile” e che “sostanzialmente le loro configurano delle azioni terroriste che rispondono ad una struttura organizzata che ha legami internazionali”. Secondo questa fonte governativa, il gruppo sarebbe stato identificato attraverso filmati da videocamere installate nei bancomat e dalle rivendicazioni su internet.
Ripetiamo che questa è la versione del regime, attendiamo comunicati da parte di compagni affini e soprattutto di avere notizie da e sui compagni arrestati.
Ad essi, il nostro abbraccio solidale!
Culmine, 31 maggio 2012

venerdì 11 maggio 2012

es.it) Uruguay – Compagno anarchico arrestato per scontri con i crumiri il 1° maggio

da culmine


chi difende un crumiro difende lo sfruttamento
por  periodicoanarquia
mayo 11, 2012
En la madrugada del miércoles 8 de Mayo habían sido detenidos dos compañeros, uno de ellos en su lugar de trabajo y el otro en su casa. Fueron trasladados al Departamento de Operaciones Especiales y en la mañana del Jueves 9 hasta el Juzgado, donde declararon.
Uno de ellos quedó libre, mientras que el compañero David fue procesado con prisión por agredir un taxi que estaba trabajando el 1˚ de Mayo.
La sentencia sería de entre tres meses y tres años de prisión, según el juez se manifieste en el lapso de los próximos diez días y se lo acusaría de violencia privada y por daños materiales a vehículos.

Pero lo que el Estado condena no es sólo eso, lo que se condena es la agresión contra los alcahuetes de sus patrones ya que a los poderosos no les conviene para su mundo de explotación, lo que se condena es la ruptura con las condiciones de vida que el Estado y el capital imponen.
Y a la vez generar miedo a todos aquellos que se les ocurre no agachar la cabeza o mirar para otro lado, los que no se resignaron, los que no aceptan este modo de vivir.

Es por esto que hacemos un llamado a solidarizar, que se sepa que ningún compañero está sólo.
    Viernes 11 de Mayo: Concentración en la Plaza Libertad a las 16 hs. por la libertad del compañero anarquista David.
_________________________

da  periodicoanarquia
11 maggio 2012
All’alba di mercoledì 8 maggio sono stati fermati due compagni, uno di essi sul suo posto di lavoro ed un altro a casa. Sono stati trasferiti al Departamento de Operaciones Especiales e la mattina di giovedì 9 sono stati condotti in tribunale per la formalizzazione delle accuse.
Uno di essi è stato rimesso in libertà, mentre il compagno David è stato condannato per direttissima per l’aggressione di un tassista che stava lavorando il 1° maggio.
La condanna potrebbe andare dai 3 mesi ai 3 anni di carcere, tutto dipende dalla decisione del giudice che sarà resa nota tra una decina di giorni per le accuse di violenza privata e danneggiamento materiale di veicoli.

Ma quel lo Stato condanna non è solo questo, il compagno è stato condannato per l’aggressione di lacchè dei padroni, visto che ai potenti non conviene per il loro mondo di sfruttamento. Ad esser condannata è la rottura, la messa in discussione delle condizioni di vita imposte dallo Stato e dal capitale.
E magari si vuol generare paura a tutti quelli che osano non chinare la testa o volgere lo sguardo dall’altro lato, quelli che non si rassegnano, che non accettano questo modo di vivere.

E’ per questo che rivolgiamo un appello a solidarizzare, che si sappia che nessun compagno è solo.
Venerdì 11 maggio: Presidio in Plaza Libertad alle ore 16, per la libertà del compagno anarchico David.

Nasi ed automobili

da macerie


Caltanissetta, 11 maggio
«Caltanissetta: un immigrato tenta di fuggire dal CIE, arrestato

Un immigrato che ha aggredito la polizia mentre assieme ad altri extracomunitari tentava di fuggire dal CIE di Pian del Lago a Caltanissetta è stato arrestato con l’accusa di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e danneggiamento di beni dello Stato. Quest’ultima accusa si riferisce ad atti vandalici contro un’auto di servizio della polizia. L’arrestato, il tunisino Hajji Abdelfatteh, 26 anni, è stato trasferito nel carcere di Caltanissetta. Un agente nella colluttazione per bloccarlo ha subito una contusione al naso giudicata guaribile in 10 giorni.
»
macerie @ Maggio 11, 2012

domenica 29 aprile 2012

Green Hill: 30 cuccioli liberati

da ecoblog

Pubblicato da alessandra
Flickr
Sotto il cielo azzurro di una primavera inoltrata, tra fronde di braccia al posto di rami, urla di giubilo e tante lacrime, un piccolo beagle - di poche settimane, forse giorni - supera il filo spinato. E’ un omaggio alla libertà, alla bellezza. Uno schiaffo contro quanti sono disposti, ancora oggi, ad approvare la pratica inumana della vivisezione.
Ieri, simbolicamente nella giornanta degli animali da laboratorio, circa una trentina di beagles - per lo più cuccioli ma anche alcuni adulti - sono stati liberati da alcune decine di manifestanti dal laboratorio “lager” di Green Hill, a Montichiari, in provincia di Brescia.
Attualmente, 12 persone sono in stato di fermo. I reati di cui sarebbero accusate sono rapina, furto, resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.
Le forze dell’ordine, intanto, stanno cercando di recuparare i cani sottratti. Ne avrebbero già trovati 7. L’augurio è che gli altri siano già lontani. In salvo.
Via | youtube
Foto | Flickr

giovedì 26 aprile 2012

Atene: Aggiornamento sulla studentessa immigrata in carcere, dopo lo sgombero del progetto abitativo di Valtetsiou

da contrainfo.

Come abbiamo riportato, il 20 Aprile i poliziotti hanno sgomberato l’edificio occupato al numero 60 di Via Valtetsiou, in Exarchia ( di proprietà della Previdenza Sociale dello Stato – IKA). Tre persone furono arrestate durante lo sgombero. Furone tenute in una stazione di polizia, portate dinanzi al procuratore (con l’accusa di occupazione illegale) e due di loro furono finalmente rilasciate. La terza persona, una giovane di 19 anni, studentessa immigrata è da allora trattenuta nella Direzione della Polizia per Stranieri di Petrou Ralli, perchè non ha attualmente i documenti.

Annuncio da parte della casa sgomberata al numero 60 di Via Valtetsiou
Il modo rumoroso con cui lo Stato ha deciso di attaccare due spazi occupati ad Exarchia il 20-04/2012, vale a dire il centro sociale VOX ed il progetto abitativo in Valtetsiou, ha lasciato dietro di se anche delle vittime.
Con il pretesto di  ostacoli burocratici senza senso, uno dei tre arrestati nello squat di Valtetsiou rimane agli arresti: Anastasia “Nancy” Plamantiala è trattenuta nella Direzione della Polizia per Stranieri di Atene ed è minacciata di espulsione, nonostante il fatto che viva in Grecia da diversi anni, dove stà studiando all’Università.
La solidarietà verso Anastasia non può riguardare solo i suoi 2-3 amici o i conoscenti. E’ un dovere dei gruppi o degli individui che principalmente sono nel movimento squat.
Se Anastasia non viene immediatamente rilasciata, faremo una chiamata per avere in cambio una specifica forma di sostegno.
Siamo rimasti all’interno dello spazio occupato per difendere le nostre scelte, anche se eravamo a conoscenza in anticipo dell’operazione di polizia. In seguito agli arresti ed allo sgombero, difenderemo il diritto della nostra compagna ad essere rilasciata ed a continuare a vivere in Grecia.

SOLIDARIETA’ A TUTTI GLI SQUAT

Squat Valtetsiou

venerdì 20 aprile 2012

Scontri del 15 ottobre. Arresti nella notte

DA osservatoriorepressione.


Nella notte la Digos e i Ros dei carabinieri hanno operato diversi arresti per gli scontri avvenuti il 15 ottobre a Roma, durante la manifestazione  indetta dagli indignados a livello internazionale contro la politica della Bce e  le politiche economiche del governo d'allora (Berlusconi).


Al momento si parla di 7 arresti domiciliari e di 6 obblighi di dimora, oltre a 14 perquisizioni, a Roma, Teramo, Ancona, Civitanova Marche, Padova e Cosenza.

Le accuse sono di devastazione, saccheggio e resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale 

Le indagini sono coordinate dal pool antiterrorismo della Procura di Roma e sono condotte in collaborazione con ROS e DIGOS di Roma. Il responsabile del ‘pool’ dell’antiterrorismo è il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed ha annunciato il ricorso al tribunale del Riesame per misure più “stringenti” nei confronti di chi oggi è stato raggiunto dalla morsa repressiva dello Stato.

L’operazione sembra l’ennesimo spot ad hoc per demonizzare il conflitto sociale in Italia, la miseria dell’indagine ne è testimone. Se da un lato quest’iniziativa della procura romana sembra un arrampicarsi sugli specchi a molti mesi da quella giornata di lotta, capace di esprimere contraddizioni intense in un contesto di crisi globale che in Italia non ha ancora prodotto una risposta di massa e articolata, dall’altro i media embedded vorrebbero dipingerla pomposamente come un’operazione chirurgica coordinata dal pool antiterrorismo di Roma, un’operazione che andrebbe a colpire i violenti che hanno “rovinato” la manifestazione degli indignati del 15 ottobre.


Ai domiciliari Davide Rosci, militante di Azione Antifascista Teramo, nelle ultime comunali candidato e primo dei non eletti nella lita di Rifondazione Comunista.  Oltre a Davide Rosci sono stati messi agli arresti domiciliari altre quattro teramani: Marco Gentile (37) di Teramo, Marco Moscardelli (32), Cristian Quatraccioni (33) e Mirco Tomassetti (30), tutti di Mosciano Sant'Angelo (Teramo).


A Roma provvedimento di restrizione della libertà personale per militanti del diritto all’abitare di 58 e 34 anni, tra cui un boliviano, e un anarchico di 28 anni, accusati di aver “coperto e protetto il saccheggio del supermercato Elite di via Cavour, impedendo ad altri l’accesso all’esercizio commerciale”. Il 58-enne ha precedenti. Perquisito anche un ultras della Lazio 30-enne, sospettato di aver partecipato agli scontri, precedentemente sottoposto a provvedimento di divieto di accesso allo Stadio. Due ultras romanisti del gruppo “Offensiva Ultras”, S.G. e Z.M. di 20 e 27 anni arrestati.


A Cosenza il 52 enne Giuseppe Parisi, dipendente di una cooperativa che lavora per il Comune di Cosenza, è ritenuto responsabile di resistenza e devastazione. Nella perquisizione a casa sua sequestrate sciarpe della locale squadra di calcio. Non è stato trovato nulla di particolare.


In dettaglio:

- 5 misure cautelari a Roma (2 arresti domiciliari e 3 obblighi di presentazione alla PG);


- 4 misure degli arresti domiciliari a Teramo e provincia, nei confronti di esponenti di «azione antifascista Teramo» e delle locali tifoserie;


- 1 misura degli arresti domiciliari ad Ancona;


- 3 misure dell'obbligo di presentazione alla PG in Padova, Cosenza e Macerata, nonché 14 decreti di perquisizione locale e personale nelle medesime località.

La Procura aveva sollecitato al gip la custodia cautelare in carcere per tutte le 13 persone coinvolte.

Attualmente per la manifestazione del 15 Ottobre – Indignati si trova in carcere Giovanni Caputi, condannato a 3 anni e 4 mesi. Condannati a 4 e 5 anni Giuseppe Ciurleo e Lorenzo Giuliani. Condannato a 4 anni di reclusione il compagno Valerio Pascali.


Tutti per resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e tutti ragazzi tra i 20 e i 22 anni.

Mentre nel paese, da Nord a Sud, iniziano a sentirsi i primi rumori di un conflitto sociale latente che sempre più diventa popolare e condiviso, la controparte vuole battere un colpo, cercando di mostrare i denti, ma non sarà certo questo ad impedire la crescita dei movimenti sociali e di lotta. Proprio mentre in Val Susa un grande ciclo di lotta si fa esempio e riproducibilità per un intero paese, che in piccolo in varie parti di Italia ne mette in campo le pratiche e lo spirito, si tenta di porre un argine a questo ancora silenzioso fluire.



La nostra solidarietà non può che essere a fianco di chi ha subito quei provvedimenti infami, sapendo bene che continuare a lottare è l’omaggio migliore che gli si possa fare.


LIBERI TUTTE/I

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L'operazione giudiziaria che questa mattina ha colpito in diverse città  il movimento antagonista italiano, in relazione alla manifestazione del 15 ottobre, è a dir poco inquietante. Inquietante perché, ancora una volta, si vogliono nascondere le rivendicazioni e le ragioni di quella piazza attraverso il fantasma dei black block e la macchina della repressione. Decine di compagni e compagne, scelti a caso e sottoposti a varie misure cautelari al sol scopo di consentire alla procura della repubblica di riaprire le indagini. La procura aveva chiesto, ed ha già presentato ricorso avverso la decisione del giudice, la custodia cautelare in carcere per tutti i compagni indagati. Ma il 15 ottobre non può essere ridotto ai capi di imputazione orchestrati dalla procura romana. È stata una giornata in cui il conflitto sociale è esploso esprimendo l'indisponibilità a pagare la crisi . Ed oggi che questa crisi si materializza sempre più, con tagli alla spesa pubblica incalcolabili e sacrifici chiesti ad una popolazione sempre meno disposta ad accettarli, anzi, tutt'altro, vengono messe in atto strategie repressive per tacitare ed intimorire una conflittualità sociale sempre più diffusa. La manovra fatta dal governo tecnico non basterà a salvare banche e lobby di potere. Da qui a poco dovrà vararne
un'altra e questo significherà altri tagli, nuovi disoccupati, altri suicidi. Ma noi non ci stiamo. Non accetteremo la logica del divide et impera, dei buoni e cattivi. Nessun black block, migliaia di precari, disoccupati, lavoratori a nero. Generazioni senza diritti ne futuro, costrette a pagare la crisi dei padroni, che alzano la testa e lottano quotidianamente per non rimanere schiacciati dalle logiche di mercato che ci impongono la quota pro-capite di debito pubblico e di sacrifici.
Esattamente come i 13 compagni sottoposti a misure restrittive, come il Coreano, compagno storico di questa città che arriva ad ogni corteo orgoglioso del suo bandierone rosso e del suo essere compagno. Un
precario come tanti colpevole come tutti noi di voler difendere i propri diritti e di non voler pagare il prezzo della crisi. Liberi tutti.


Compagni e compagne di Cosenza

martedì 17 aprile 2012

Due arrestati, trasportavano un dispositivo esplosivo ( Santiago, Cile)


Posted on April 16, 2012
Imagen:Operativo Policial | Rodrigo Pino (RBB)
from vivalaanarquia, 4/16/2012, transl waronsociety: tradotto in italiano da L.E.M.

 Ivan Silva e Carla Verdugo sono stati arrestate mentre trasportavano un ordigno esplosivo nel quartiere di Granja oggi alle 3:30 .

Sono stati portati alla Precinct 13, secondo la stampa Ivan e Carla avevano con loro uno zaino, contenente un estintore pieno di polvere nera con due bombole di gas butano, un fusibile e un cambio di vestiti.


E 'stato anche riportato dalla stampa, che Carla aveva legami sentimentali con la compagna Aliste Juan Vega.

 Secondo fonti della polizia, Carla e Ivan voleva piantare l'ordigno esplosivo durante la notte, proprio in vista  dell'udienza  di Juan Aliste Vega .

 Sappiamo che lo Stato e i suoi rappresentanti vorranno con tutti i mezzi  una punizione esemplare, quindi ci chiamiamo tutti gli individui e gruppi di affinità per mostrare ancora una volta a dimostrare  solidarietà e  sostegno a questa lotta, che ci vede uniti, contro il sistema di dominazione.

















 ENGLISH

Ivan Silva and Carla Verdugo were arrested transporting an explosive device in the Granja neighborhood today at 3:30 AM.
They were taken to the 13th Precinct where one of the prosecutors of the bombs case, Christian Toledo came. Ivan and Carla were carrying a backpack which according to the press had a fire extinguisher full of black powder with two butane gas canisters and a fuse as well as a change of clothing.
It was also reported in the press that Carla had romantic ties with the compa Juan Aliste Vega.
According to police sources, Carla and Ivan wanted to plant the explosive device during the night because today the trial preparation hearing of Juan Aliste Vega was happening.
We know that the state and its representatives will try by all means to dole out an exemplary punishment, therefore we call all individuals and affinity groups to show once again the solidarity and support that unite us in this struggle against the system of domination.
.
Here is a note from the press (in Spanish)

lunedì 16 aprile 2012

Albano: il comunicato sul corteo, gli scontri e l’arresto

da "polvere da sparo"

 
 
 
 
 
 
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COMUNICATO STAMPA POST CORTEO 14 APRILE
Sabato 14 Aprile è stata una grande giornata di partecipazione, di mobilitazione e di lotta. Le strade di Albano si sono riempite di cittadini, comitati di quartiere, rappresentanti dei Comuni dei castelli romani, collettivi studenteschi e reti sociali che si battono su tutto il territorio laziale contro un piano regionale dei rifiuti basato su discariche e inceneritori. È stata la risposta migliore a chi da giorni dava definitivamente persa una battaglia che nonostante la sentenza del Consiglio di Stato ha dimostrato tutta la sua vitalità e determinazione a continuare il percorso fin qui intrapreso. Per tutto il corteo molti sono stati gli interventi e le testimonianze di chi vive intorno a Roncigliano: lo scempio del settimo invaso, l’allargamento della discarica, l’inquinamento delle falde acquifere. La volontà popolare lo ha ribadito ancora una volta: basta con discariche e inceneritori, né qui né altrove, differenziata subito e netta contrarietà al piano regionale dei rifiuti proprio in questi giorni al centro del dibattito con l’intervento dello stesso ministro Clini. Lo stesso che aveva anticipato la sentenza del Consiglio di Stato che sbloccava l’inceneritore di Albano.
Purtroppo prima che l’assemblea conclusiva del corteo iniziasse, le migliaia di persone che man mano arrivavano a Piazza Mazzini, hanno trovato un ingiustificabile schieramento di forze dell’ordine, come sin dalla prima mattinata per tutte le strade di Albano. In prossimità di Villa Doria, quando il corteo continuava il suo percorso, è partita una carica delle forze dell’ordine, tra l’altro creando panico e paura. Una signora, a cui va tutta la nostra totale solidarietà, ha avuto una frattura alla caviglia. Oltre a numerosi contusi.
Come se non bastasse, l’ingiustificato nervosismo delle forze dell’ordine si è manifestato anche a conclusione del corteo. Mentre quattro studenti, di cui due minorenni, stavano tornando a casa, sono stati fermati e aggrediti dalla Digos di Roma, con la giustificazione di un normale controllo. In realtà la reale intenzione era mettere in stato d’arresto uno dei due studenti minorenni, a loro dire responsabile di aver lanciato pietre contro le forze dell’ordine e responsabile del ferimento di un agente.
Il tutto si è consumato sotto gli occhi increduli di tanti cittadini di Albano. Un presidio spontaneo sotto il commissariato di Albano per richiedere l’immediato rilascio dello studente, dopo pochi minuti si è trasformato in una nuova caccia ai manifestanti. Quasi trenta membri del nostro coordinamento sono stati accerchiati da blindati di Polizia e Carabinieri per poi essere identificati. Anche alcuni giornalisti presenti, hanno ricevuto lo stesso trattamento e alla fine la Polizia ha confermato l’arresto per uno dei due ragazzi minorenni fermati, in attesa del processo che dovrebbe tenersi mercoledì.
Inoltre è da sottolineare come la stampa, nella giornata di Domenica, abbia diffuso in modo uniforme le stesse notizie, prese direttamente dalle veline della Questura, riportando anche gli stessi errori.
Nessuno di noi ha mai pensato di fare una marcia di almeno 5 kilometri verso “la Nettunense”.
Solo chi non consoce il nostro territorio può scrivere queste cose! La risposta è chiara. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato il segnale è quello di creare intimidazione e paura. Si cerca così di criminalizzare chi si batte a difesa del proprio territorio, dipingendolo come chissà quale pericoloso sovversivo. Oggi l’unica colpa che abbiamo avuto è stata quella di aver
manifestato ancora una volta con determinazione contro la devastazione ambientale, a difesa della salute e dell’ambiente di tutti noi.
Continueremo a lavorare e ad informare la cittadinanza come sempre, attraverso ricorsi legali, assemblee, sit-in, per bloccare la folle costruzione dell’inceneritore di Albano.
LIBERI TUTTI!!
Coordinamento contro l’inceneritore di Albano
20120416-141218.jpg
Foto di Valentina Perniciaro

martedì 27 marzo 2012

Veria, Grecia settentrionale: Arresto di massa dei contro manifestanti e raid della polizia nel ritrovo autonomo Baruti durante la “giornata nazionale”

da contrainfo

Striscione in solidarietà con lo squat PIKPA (Heraklion, Creta), fatto dai compagni del "ritrovo" autonomo Baruti in Veria nel mese del Febbraio 2011: "Giù la mani dagli squat e dagli spazi liberati. Nessuna persecuzione contro i nostri compagni!"
Dalle 09.30 A.M. del 25 Marzo (una delle due date celebrate come “giornata nazionale” da parte dello stato Greco, che impone parate militari e degli studenti nelle principali città in tutto il paese), si è tenuta una contro manifestazione nella città di Veria. La protesta, come in altre diverse città greche, è stata chiamata contro il regime democratico-dittatoriale nell’occasione dell’annuale parata nazionalista che include palchi per ufficiali e politici, bandiere nazionali, marce in uniforme, etc. Più di 150 maiali in uniforme hanno circondato la folla nel luogo del ritrovo – vicino al luogo della parata – ed hanno arrestato 29 compagni, membri del Ritrovo Autonomo Baruti (“polvere da sparo”). Secondo i rapporti, altri 3 manifestanti sono stati trascinati e arrestati dalla polizia per la strada. In questo momento, 29 compagni sono tenuti in custodia nel quartier generale di Imathia, a Veria, che era stato circondato dai poliziotti.
Le prime informazioni dicono che gli arrestati compariranno in tribunale domani, con l’accusa di resistenza alle autorità e con altre possibili accuse che il pubblico ministero può aggiungere. Va notato che diverse persone sono rimaste in custodia per casi precedenti e sono detenute nelle stanze dello stesso quartier generale della polizia, perchè le prigioni Greche sono cosi affollate che non possono veramente più accettare nessun nuovo detenuto!
Nel frattempo, un gran numero di unità della polizia, coadiuvate dalla presenza di un pubblico ministero e dai cani della polizia, hanno fatto irruzione nel Ritrovo Autonomo Baruti ed hanno perquisito l’edificio, situato al numero 21 di via Pyrrou. I poliziotti hanno sequestrato tutto ciò che c’era dentro (solo mobili, manifesti e libri, perchè non sono riusciti a trovare nulla per incriminare i compagni).
Lettera di alcune delle persone tenute dalla polizia nelle celle a Veria
Domenica, 25 Marzo, 2012, 21.38 (GMT+2)

Il regime d’emergenza imposto sulla maggioranza degli oppressi nella nel paese dalle banche e dallo Stato hanno lanciato un’offensiva a Veria con i loro pretoriani e detengono 32 persone dalle 10 del mattino.
Dopo 6 ore d’attesa nella stazione di polizia, 26 di loro sono stati accusati di resistenza, insulti verso le autorità e possesso di armi. Dalle 16.00 siamo tenuti nelle celle del regime. Contemporaneamente, la polizia ha fatto irruzione con i cani nel ritrovo autonomo della città.

LA LOTTA PER LA VITA E LA LIBERTA’ NON PUO’ VENIRE IMBAVAGLIATA O REPRESSA; PROSEGUE ALL’INFINITO !

Alcune persone dalle celle di detenzione di Veria
La massiccia presenza di forze di polizia a Veria è senza precedenti, dato che quasi 400 agenti di polizia hanno occupato la città, provenienti dalle regioni vicine.
Questo giro di vite contro gli appartenenti allo spazio autogestito è stato fatto pochi giorni prima della manifestazione programmata dal Baruti sull’autonomia, l’auto organizzazione e l’auto educazione, dal 6 al 8 Aprile, con varie attività nella Piazza Dimarhiou e all’interno del ritrovo (vedi qui la locandina dell’evento).

Solidarietà verso tutti gli arrestati e i perseguiti! Giù le mani dagli spazi liberi! Contro la violenza di stato!

Fonti: i, ii, iii
Aggiornamento, 23.26 (GMT+2): Indymedia Athens riporta che gli arrestati trattenuti nel quartier generale della polizia a Veria sono un totale di 26 persone, che sono stati accusati di “resistenza e offese alle autorità”, nonchè “di detenzione di armi”. Già 10 di loro sono stati rilasciati dopo essere comparsi davanti al procuratore (5 persone alla volta). Si stima che tutti gli arrestati saranno rilasciati in poche ore. La data del processo è stata fissata per Maggio 2012.

lunedì 12 marzo 2012

Sabato di nuovo in piazza: con chi lotta contro la Tav, con chi lotta per il diritto alla casa, con chi lotta contro il carcere

da http://baruda

 
 
 
 
 
 
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SIAMO TUTTI NO TAV  – SIAMO TUTTI SENZA CASA
Venerdì 9 Marzo circa 200 precari dei movimenti per il diritto all’abitare hanno messo in atto una protesta pacifica occupando l’androne ed il tratto di strada antistante il CIPE (comitato interministeriale per la programmazione economica), che proprio quel giorno approvava ulteriori finanziamenti a compensazione per la TAV.
1 km di TAV = 1000 case popolari questo era lo slogan della manifestazione con la quale si voleva affermare non solo il principio della solidarietà con i valsusini, ma che la lotta NO TAV, per quello che rappresenta è anche la lotta per i nostri  bi–sogni e per i nostri diritti.
Il pestaggio della polizia, il contemporaneo sgombero della tendopoli dello spreco in via Marcello Boglione in VII° Municipio, il successivo tentativo (fallito) di sgombero dell’occupazione di via di casal boccone con l’uso di lacrimogeni e la distruzione totale della struttura da parte dei reparti della celere, l’arresto di 4 attivisti (ora 3 a piede libero ed uno –paolo – agli arresti domiciliari con restrizione totale della possibilità di comunicare), hanno trasformato una protesta simbolica in una vergognosa giornata di repressione delle lotte sociali e del dissenso.
Le responsabilità di quanto accaduto sono chiare e precise. Vanno cercate nelle politiche liberiste ed antipopolari del governo Monti che dopo aver nuovamente massacrato il diritto alla pensione, prosegue ora nella privatizzazione e nella svendita dei beni comuni, in una nuova contro –riforma del mercato del lavoro che rinchiuderà definitivamente le nostre vite in uno stato di precarietà assoluta e permanente.
Vanno cercate nel Sindaco di Roma Alemanno  che prosegue nelle sue politiche di s–vendita del patrimonio pubblico e dei beni comuni – privatizzando ancora l’acqua ed i servizi pubblici locali, regalando ancora la città agli interessi forti delle banche e dei cementificatori. Vanno cercate nella persona del questore di Roma che, mentre la città cade nelle mani della criminalità organizzata, sceglie di prendersela con chi non può permettersi affitti e mutui da 1000 o 1500 euro al mese, promettendo un escalation di arresti e sgomberi.
Ora è chiaro, oltre all’emergenza legata alla crisi economica c’è n’è un altra. La chiusura di ogni spazio di agibilità sociale e politica, la repressione di chi reclama i propri diritti o semplicemente esprime il proprio dissenso e le proprie idee, come accaduto anche con le condanne e le accuse spropositate addebitate  ed inflitte a persone riconosciute o rastrellate a caso durante le grandi manifestazioni di piazza. Per questo crediamo che non solo i movimenti per il diritto all’abitare, ma una città intera, debba mobilitarsi per impedire questa deriva poliziesca e autoritaria.
2,7 miliardi di euro è il costo del solo tunnel TAV della valsusa. Oltre 20 miliardi di euro il costo della intera tratta Torino – Lione (senza contare i finanziamenti per le compensazioni).
Con questi soldi:
Quante casa popolari potrebbero essere realizzate? Quanti Asili Nido? Di quanti ospedali potrebbe essere impedita la chiusura? Quanti centri anti-violenza potrebbero  essere finanziati? Quanti luoghi potrebbero essere recuperati e messi  a disposizione della cittadinanza? Quanti precari e disoccupati potrebbero ricevere un reddito minimo garantito?
Fermiamo questa folle corsa ai profitti di pochi a danno di tutti. Continuiamo a lottare per il diritto alla casa e all’abitare. Per la difesa dei territori, dei beni comuni, dell’acqua pubblica. Per una cultura libera ed indipendente. Per l’accesso e la libera circolazione dei saperi e delle persone. Per la garanzia di servizi pubblici e di qualità. Per i diritti dei lavoratori e un reddito minimo garantito per disoccupati e precari. Per la libertà di pensiero e di movimento.
Le lotte sociali non si arrestano. I nostri diritti e le nostre idee non si sgomberano.
Un’altra Roma è possibile. Un altro mondo è necessario
SABATO 17 MARZO 2012 ORE 15.00
DA PIAZZA VITTORIO
CORTEO CITTADINO
Invitiamo ad organizzare in questi giorni mobilitazioni diffuse in ogni territorio
Paolo Libero! Tutte e Tutti i Liberi!
 
MOVIMENTI PER IL DIRITTO ALL’ABITARE
 

“Liberate Paolo, le lotte sociali non si arrestano!”

da osservatoriorepressione

Conferenza stampa di massa questa mattina davanti al Cipe. Per chiedere la liberazione di Paolo Di Vetta, il ritorno dell'agibilità democratica nella capitale, lo stop alle grandi opere inutili e dannose. Sabato manifestazione cittadina.

Più che una conferenza stampa quella che si è tenuta in tarda mattinata davanti alla sede del Cipe in via della Mercede a Roma è stata una vera e propria manifestazione. Incuranti della forte presenza di agenti della Digos in borghese almeno un centinaio di occupanti di case, sindacalisti, esponenti dei movimenti sociali e politici della capitale per quasi due ore hanno occupato la strada davanti alla sede di quell’organismo governativo il cui tentativo di occupazione simbolica e pacifica venerdì è costato ben 37 denunce ad altrettanti attivisti, oltre che il carcere e poi gli arresti domiciliari a Paolo Di Vetta.
Mentre i rappresentanti delle varie realtà intervenivano al megafono davanti ad alcuni – non moltissimi – giornalisti, un gruppo di giovani reggeva uno striscione che recitava “Crisi per Monti, casa per tutti”. Un altro invece ricordava che un chilometro di Tav equivale a 500 case popolari. Già,la Tav tra Torino e Lione. Era per denunciare lo sperpero di denaro pubblico ad alta velocità che in cento, venerdì, erano andati a manifestare al Cipe, prendendosi prima le botte della Polizia e poi le denunce, gli arresti e le ritorsioni contro alcune occupazioni della Capitale gestite dalle due realtà del movimento di lotta per la casa protagoniste della contestazione. Di aprire la partecipata conferenza stampa si incarica Irene Di Noto, dei Blocchi Precari Metropolitani. Con calma – e con molta emozione – ricorda i fatti, dalla ingiustificata violenza delle forze dell’ordine venerdì in via della Mercede fino alla intimidazione di ieri, quando una decina di camionette della Polizia di Stato si sono fermate per qualche tempo davanti al Metropoliz Lab, facendo scattare l’allarme tra gli occupanti e i movimenti romani. Un avvertimento su quella che potrebbe essere la settimana di repressione che, secondo alcuni rappresentanti istituzionali in contatto conla Questura e la Prefetturadi Roma, potrebbe vedere il tentativo di sgombero di cinque o sei occupazioni capitoline. Se così fosse a Roma si scatenerebbe una vera e propria guerra sociale. Staremo a vedere
Intanto davanti alla sede governativa di Via della Mercede i movimenti, i sindacati e molti rappresentanti istituzionali sono andati a dire poche cose, ma precise, riassunte da Irene di Noto nell’introduzione e poi esplicitate ed approfondite nei numerosi interventi che l’hanno seguita. Intanto che non si possono chiudere tutti gli spazi di mediazione politica e che non si possono considerare azioni pacifiche e simboliche di denuncia nei confronti della disattenzione della politica sui temi sociali come delle iniziative criminali da sanzionare tramite la repressione poliziesca e giudiziaria. Quello che è successo venerdì nel centro di Roma e poi con i blitz di Polizia e Finanza nella periferia romana sono intimidazioni e non possono certo essere considerate normali procedure di gestione dell’ordine pubblico. I movimenti respingono risolutamente l’accusa di strumentalizzare i migranti, vecchio e trito argomento dei quotidiani romani espressioni delle lobby del mattone e ora ripreso dalla Gip Di Maio nel dispositivo che ha comminato il rinvio a giudizio e gli arresti domiciliari a Di Vetta. “Semmai sono la politica ed ora la magistratura a strumentalizzare i migranti per sostenere teoremi accusatori che non stanno in piedi” ha ribattuto la rappresentante dei BPM, dopo aver giustamente ricordato che i migranti non si fanno strumentalizzare da nessuno, e se approdano alle occupazioni a scopo abitativo di palazzi abbandonati per l’incuria e il disinteresse delle istituzioni è perché così tentano di risolvere una necessità, un bisogno materiale che governi locali e nazionali non vogliono e sanno affrontare.
Stesso registro per gli interventi di Luca Faggiano, del Coordinamento Cittadino di Lotta perla Casa, e Paolo Leonardi, dell’esecutivo nazionale dell’Unione Sindacale di Base, confederazione di cui Paolo Di Vetta fa parte. “Chiediamo l’immediata liberazione e il proscioglimento del nostro compagno Paolo Di Vetta. In un paese in cui mentre tutti denunciano le infiltrazioni mafiose nella Torino Lione è incredibile che un attivista che tenta di amplificare questa denuncia davanti ad un edificio che ospita un organo del governo venga malmenato e poi arrestato. Che c’è di più da aggiungere in un paese in cui la magistratura assolve un personaggio come Dell’Utri?” sbotta Leonardi. Molti i migranti in piazza: africani, latino americani, rom. “In piazza ci vado per difendere i miei diritti e non certo perché mi obbliga qualcuno. Lo sapete quante volte mi sono rivolto al Comune, ai servizi sociali per avere un tetto sulla testa? Mai nessuna risposta, e poi per fortuna ho incontrato i compagni e le compagne del movimento per il diritto all’abitare” denuncia uno. “Dopo l’ingiustificata violenza contro di noi qui davanti venerdì ero tornato a casa, a Casal Boccone, giusto in tempo per vedere i poliziotti e i finanzieri che spaccavano tutto a calci” aggiunge. Un’altra migrante è ancora più esplicita e meno pacata: “Io sono in Italia da 9 anni ormai, e lavoro fino a spaccarmi la schiena per stipendi di 300-400 euro al mese. Come pensate che possa permettermi un affitto da 800-1000 euro?”. Poi racconta le intimidazioni continue da parte delle forze dell’ordine: “Un poliziotto mi ha detto che se continuavo ad occupare la casa e a partecipare alle manifestazioni mi avrebbe fatto ritirare il permesso di soggiorno. Una volta ho perso un lavoro perché sono state fermata e portata in commissariato per ore”.
Gli interventi dei migranti e degli attivisti si alternano con quelli dei rappresentanti politici. “Venerdì ho visto una manifestazione pacifica repressa con una violenza ingiustificata. Un comportamento che rischia di esasperare gli animi” accusa il senatore dell’IDV Stefano Pedica che si dice contrario alla Tav e chiede che chi ne denuncia gli sprechi possa farlo in piena libertà. Va oltre Fabio Nobile, consigliere regionale della Federazione della Sinistra alla Pisana: “Venerdì la gestione della piazza ha portato al disordine, e non all’ordine pubblico. Siamo in una situazione in cui alla crescente emergenza sociale si somma ormai una intollerabile emergenza democratica, alla chiusura di ogni agibilità politica e sindacale. Le risorse per alleviare disoccupazione, precarietà e problema della casa ci sono, basta togliere decine di miliardi di investimenti sbagliati perla Tave gli F35 e avremmo tanti soldi da spendere per il welfare” propone Nobile. Luigi Nieri, di Sel, chiede a Prefetto e Questore di rendere conto del loro operato e li invita intanto a fare un passo indietro, ristabilendo l’agibilità democratica in città: “Non è possibile e non è tollerabile che si vada in galera per il solo fatto di promuovere o partecipare a lotte sociali” accusa. Dopo di lui gli interventi si susseguono, rapidi: Fabrizio Burattini del Comitato Nazionale No Debito, un rappresentante di Ateneinrivolta, il consigliere capitolino Andrea Alzetta e tanti altri.
Confermato l’appuntamento di giovedì – assemblea cittadina – e soprattutto quello di sabato, quando un corteo di massa sfilerà per le vie di Roma. L'appuntamento è per le 15 a Piazza Vittorio per ribadire la solidarietà a Paolo Di Vetta, per dire no alla Torino Lione e per affermare che le lotte sociali non si arrestano. Nel frattempo l'allarme in città rimane alto.
Marco Santopadre da Contropiano

domenica 11 marzo 2012

COMUNICATO MOVIMENTO NO TAV SUI GRAVI FATTI DI ROMA

DA notav

Tutta l’Italia e’ la Valle di Susa, la Valle di Susa e’ tutta lItalia: lo testimoniano la determinazione e la composizione stessa delle lotte sociali che nascono e crescono su tutto il territorio nazionale ed oltre; lo dimostra anche la repressione con cui il potere del capitale cerca di fermare queste lotte.
Questa mattina a Roma lopposizione al Tav e alle grandi opere inutili si e’ saldata con la mobilitazione del movimento romano per il diritto all’abitazione attraverso un’iniziativa che si e’ tenuta, di fronte agli uffici del CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, il quale proprio oggi doveva stanziare i 20 milioni per le compensazioni per la TAV richieste dal Presidente della Regione Piemonte Cota.
I manifestanti intendevano cosi’ protestare contro luso di denaro pubblico in opere, come la TAV Torino-Lione, inutili, faraoniche ed osteggiate dalle popolazioni locali, mentre in tutta Italia lemergenza abitativa e’ pesantissima, vengono tagliati servizi essenziali, non si finanzia il diritto al reddito e al lavoro.
Come in Valle di Susa, contro i manifestanti si e’ scatenata una dura repressione. Le persone sono state aggredite dalle forze dellordine. Le manganellate hanno causato numerosi feriti.
Uno dei feriti, Paolo Di Vetta, militante storico del movimento sindacale di base ed esponente del comitato NoDebito, ricoverato in ospedale, e’ stato prelevato dalle forze di polizia dal pronto soccorso ed arrestato insieme ad altri militanti.
Il movimento NoTav esprime la massima vicinanza e la più totale solidarieta’ a tutti i compagni arrestati.
E’ più che mai necessario portare avanti, con determinazione, la lotta comune.
Larroganza del potere e’ il segno pia’ evidente della nostra forza e della sua debolezza.
Il Movimento NoTav.