da osservatoriorepressione.
Luca
C., nel 2009, si uccise a San Vittore. Per la corte d’assise non fu
“abbandono d’incapace”, ma “omicidio colposo”. Il giovane “fu lasciato
solo, senza adeguata osservazione”. Non si può parlare di un’ipotesi di
abbandono di incapace, ma di omicidio colposo in merito alla vicenda del
suicidio di Luca C. che, detenuto a San Vittore, il 12 agosto del 2009
si tolse la vita.
A deciderlo
sono stati i giudici della prima corte d’assise di Milano di fronte a
cui il pubblico ministero di Milano Silvia Perrucci aveva portato a
processo una psichiatra e una psicologa del carcere con l’ipotesi
appunto di abbandono di incapace aggravato dalla morte. Nel corso
dell’udienza di mercoledì si doveva decidere il calendario, ma la Corte,
presieduta da Guido Piffer ha dato lettura di una sentenza di
“incompetenza per materia”. In sostanza i giudici hanno “riqualificato”
il fatto come omicidio colposo: un’ipotesi che non è di competenza della
Corte d’assise ma di un giudice monocratico. Gli atti ritornano quindi
al pubblico ministero, che dovrà riformulare l’imputazione. Luca C.
entrò nel carcere di San Vittore il 30 luglio del 2009. Secondo quanto
ricostruito dalle indagini il 28enne, con alcuni atti di autolesionismo
alle spalle, non sarebbe stato sottoposto ad un’adeguata sorveglianza.
Il 12 agosto dello stesso anno, detenuto in una cella a medio rischio,
si impiccò.
Di qui la
contestazione del pm ad una psichiatra e una psicologa del carcere: la
grave accusa di abbandono di incapace. Un reato volontario che la Corte
oggi ha riqualificato a colposo, con gli atti che tornano al pm.
“Auspichiamo che il processo si concluda in tempi rapidissimi. Sono anni
che i familiari aspettano giustizia” ha affermato Andrea Del Corno,
legale dei parenti del giovane.
fonte: Ansa
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