da infoaut.
L'avevano
promesso: “Il treno ad alta velocità non passerà” e così è stato! Il
movimento marocchino ha mantenuto ancora una volta la parola portando
nelle piazze di 20 grandi città del paese migliaia e migliaia di
manifestanti determinati a gridare insieme “No al TGV!”, la linea
ferroviaria per i treni ad alta velocità che dovrebbe unire secondo le
intenzioni del governo la stazione di Tangeri a quella di Casablanca.
L'ennesima grande opera inutile, fonte ghiotta di speculazione, per la
rapacissima elites marocchina che nella costruzione delle infrastrutture
ha fatto negli anni una vera fortuna a scapito degli interessi della
popolazione. Questa volta la cifra è davvero esorbitante: si parla di
25miliardi di dirhams d'investimento per permettere ad un probabile
0,0001% della popolazione di Casablanca di raggiungere in poco tempo il
porto di Tangeri o per garantire alla gioventù dorata tangerina di fare
shopping in un baleno nel centro della metropoli marocchina. Questo il
modello di sviluppo e di progresso su cui re Mohamed VI sta costruendo
il Marocco del 2000, mentre ad un passo della sua reggia i disoccupati
si danno fuoco con litri di benzina, mentre gli abitanti di centinaia e
centinaia di località rurali (senza acqua e luce pubblica) per
raggiungere un pronto soccorso o un qualsiasi ambulatorio devono montare
su un carretto spinto da asinelli e viaggiare su strade sterrate per
ore, dove ancora ad avere accesso alla formazione pubblica ci sono solo
400.000 studenti. Un vero insulto alla miseria! Una vera provocazione
alla povertà... che in Marocco però da più di un anno non sta più in
silenzio, ma anzi lotta e si organizza. La rivoluzione araba nel grande
paese nordafricano ha assunto per ora i caratteri di massa della rottura
del silenzio e della paura. In Marocco adesso, davanti alle ingiustizie
sociali, si scende in strada, si urlano slogan e non ci si intimidisce
più davanti alle minacce di tortura o ai manganelli della polizia
roteanti sopra le teste dei manifestanti. E' questo Marocco che oggi è
in pieno sviluppo nelle grandi città come nei piccoli paesi della
campagna, ai lembi del deserto o delle montagne. Ed è questo Marocco che
fa paura a Mohamed VI e alla sua corte\cricca di speculatori e uomini
d'affari: un tempo bastava spaccare ossa e seppellire in carcere quei
pochi militanti e attivisti coraggiosi che si opponevano, oggi invece
non bastano stati d'assedio a villaggi e repressione spietata per
fermare migliaia e migliaia di manifestanti con giovani proletari in
testa che scendono in strada con le idee chiare: giustizia sociale,
dignità e libertà. E così contro il TGV marocchino il movimento ha
inondato le vie di Casablanca (video 1, video 2), Rabat (video 1, video 2) Taourit, Nador, Beni Bouayach (video), Tetouan, Tangeri (video 1, video 2), Larache, Sidi Kacem, Fes, Tifelt, Khesmisset, Sefrou, Azrou, Khenifra, Khouribga (video), Eljadida (video),
Beni Mellal, Safi, Marrakech ed altre città rivendicando che al posto
della speculazione e della devastazione ambientale provocata dalla linea
del TGV, i 25miliardi di dhirams vadano alla costruzione di 5000 scuole
o 3000 licei nelle zone urbane, o alla costruzione di 25000 scuole
nelle zone rurali, o a 25
grandi
centri ospedalieri con capacità di 22000 letti per gli ammalati, o
ancora a 16000 centri socioculturali, biblioteche o centri sociali di
quartiere, oppure a 16000 kilometri di strade rurali. Insomma come il
movimento notav ha insegnato all'Italia in crisi quante cose si
potrebbero fare per il bene della collettività al posto della grande
opera inutile della tav così il movimento marocchino ha espresso con
manifestazioni di massa la sua idea in materia di sviluppo sociale
contro il progetto di sviluppo delle tasche delle cricche-TGV marocchine
di sua maestà! Non è quindi un caso che durante la manifestazione di
pochi giorni fa a Casablanca siano sventolate le bandiere No-Tav della
Valle di Susa in lotta o che la stessa bandiera si apparsa durante le
conferenza stampa degli attivisti marocchini contro il TGV, perché ormai
è vero che seppur gli idiomi sono diversi la lingua delle lotte sta
iniziando a sviluppare un linguaggio comune davvero senza frontiere.
Seguiranno approfondimenti...
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