da culmine.
Culmine riceve da RadioAzione
E’ oramai chiarissima l’intenzione, da parte dei media, di dare più eco al rumore che causa il ferimento ad una gamba di un dirigente dell’Ansaldo Nucleare che le migliaia di vittime che negli anni il nucleare stesso ha provocato, anche per colpa di gente come Adinolfi. Si chiede a voce forte l’intervento dell’esercito, ma questo non ci meraviglia. La stampa nazionale, ed i media tutti, sono da sempre la voce dei partiti e delle questure. In un clima che inizia a riscaldarsi la voce del governante di turno, del politico o del questurino si alza attraverso le pagine dei quotidiani cercando di creare un clima di terrore generale che possa togliere l’attenzione dagli avvenimenti che stanno caratterizzando questo ultimo anno il “bel paese”.
La cosa più preoccupante non sono tanto i quintali di porcate scritte da pennivendoli con il tappo nel cervello e l’inchiostro nelle vene, ma alcune risposte che arrivano da chi della repressione ne è vittima quotidianamente. Incancreniti nel corpo e nelle idee ad ogni colpo si risponde con il piangersi addosso, assemblee, volantini, di mettere “i puntini sulle i” e il tentare di riorganizzare “unità” che mettono più brividi delle inchieste stesse. Non c’è fiacchezza nelle risposte perché non esistono le risposte stesse; almeno quelle di movimento mentre quelle individuali fortunatamente arrivano spesso. Si parla di distruzione delle carceri ed i primi carcerieri delle nostre idee siamo noi stessi. Ci sono tante cose che hanno sempre bloccato la crescita del “movimento” anarchico da quando si è stabilizzata una certa “pace sociale” creato anche da un anarchismo vecchio. Una su tutte la capacità, o la paura, di autocritica; la seconda è la coordinazione tra “pensiero e azione” che dovrebbe essere spontaneo e non “ ricercando una coerenza”; il pensiero stesso della ricerca di una coerenza è un cancello, un paletto…un ostacolo. Pensare di essere coerente con le proprie idee è la prima forma di “carcere” che creiamo in noi stessi; chi crede seriamente nelle proprie idee si comporta di conseguenza senza sentire alcun peso. Le carceri costruite intorno alle nostre idee devono essere le prime ad essere abbattute se si vogliono abbattere quelle di cemento armato, sbarre e vegliate da cani da guardia in divisa. La “paura” è un sentimento naturale e non deve essere visto come segno di debolezza sia da parte di chi se la vive sia da parte di chi “paura” ne ha di meno. Sentir parlare, e leggere, gli anarchici, oggi, con frasi dell’800 fa venire i brividi; pensare di applicare tesi e concetti, concepiti un secolo fa, serve solamente a far crescere le ragnatele intorno al cervello.
“Pensiero e azione”: questo deve essere l’anarchismo, queste devono essere le risposte! La solidarietà deve essere un’arma e non solamente un semplice termine scritto.
Le modalità su come portare avanti le singole lotte le decide il singolo individuo, ma bisogna tenere ben presente che le lotte stesse non si fanno con l’inchiostro e fiumi di parole; l’insurrezione non è una teoria dettata da professorini o filosofi e l’anarchismo non è una fede in cui si confondono le sedi, le sedie e i drappi neri con le chiese, inginocchiatoi, e crocefissi.
I “calamai” non ci sono più, le “penne” non si usano quasi per niente, di “parole” se ne sono fin troppo sprecate ed i “pugnali” raramente avranno la meglio sulle pistole. La libertà non è mai stata regalata a nessuno; non è mai stato un pensiero, ma il sentimento più alto a cui un individuo dovrebbe aspirare…ed ottenere in qualsiasi modo con qualsiasi mezzo che si ritiene necessario contro chi, da sempre, ci ha messo un guinzaglio al collo e le catene a mani e piedi.
SOLIDARIETA’ A TUTTI GLI ARRESTATI
COMPLICITA’ CON I COMPAGNI ANARCHICI!
RadioAzione
E’ oramai chiarissima l’intenzione, da parte dei media, di dare più eco al rumore che causa il ferimento ad una gamba di un dirigente dell’Ansaldo Nucleare che le migliaia di vittime che negli anni il nucleare stesso ha provocato, anche per colpa di gente come Adinolfi. Si chiede a voce forte l’intervento dell’esercito, ma questo non ci meraviglia. La stampa nazionale, ed i media tutti, sono da sempre la voce dei partiti e delle questure. In un clima che inizia a riscaldarsi la voce del governante di turno, del politico o del questurino si alza attraverso le pagine dei quotidiani cercando di creare un clima di terrore generale che possa togliere l’attenzione dagli avvenimenti che stanno caratterizzando questo ultimo anno il “bel paese”.
La cosa più preoccupante non sono tanto i quintali di porcate scritte da pennivendoli con il tappo nel cervello e l’inchiostro nelle vene, ma alcune risposte che arrivano da chi della repressione ne è vittima quotidianamente. Incancreniti nel corpo e nelle idee ad ogni colpo si risponde con il piangersi addosso, assemblee, volantini, di mettere “i puntini sulle i” e il tentare di riorganizzare “unità” che mettono più brividi delle inchieste stesse. Non c’è fiacchezza nelle risposte perché non esistono le risposte stesse; almeno quelle di movimento mentre quelle individuali fortunatamente arrivano spesso. Si parla di distruzione delle carceri ed i primi carcerieri delle nostre idee siamo noi stessi. Ci sono tante cose che hanno sempre bloccato la crescita del “movimento” anarchico da quando si è stabilizzata una certa “pace sociale” creato anche da un anarchismo vecchio. Una su tutte la capacità, o la paura, di autocritica; la seconda è la coordinazione tra “pensiero e azione” che dovrebbe essere spontaneo e non “ ricercando una coerenza”; il pensiero stesso della ricerca di una coerenza è un cancello, un paletto…un ostacolo. Pensare di essere coerente con le proprie idee è la prima forma di “carcere” che creiamo in noi stessi; chi crede seriamente nelle proprie idee si comporta di conseguenza senza sentire alcun peso. Le carceri costruite intorno alle nostre idee devono essere le prime ad essere abbattute se si vogliono abbattere quelle di cemento armato, sbarre e vegliate da cani da guardia in divisa. La “paura” è un sentimento naturale e non deve essere visto come segno di debolezza sia da parte di chi se la vive sia da parte di chi “paura” ne ha di meno. Sentir parlare, e leggere, gli anarchici, oggi, con frasi dell’800 fa venire i brividi; pensare di applicare tesi e concetti, concepiti un secolo fa, serve solamente a far crescere le ragnatele intorno al cervello.
“Il culto dei morti ha, sin dagli albori,
frenato l’evoluzione degli uomini. Esso è il “peccato originale”, il
peso morto, la palla che l’umanità trascina con sé” (A. Libertad)..
Come ricordavano alcuni compagni in un documento, il movimento
anarchico non è, e non deve essere, un movimento che da spettacolo
tantomeno terreno fertile in cui immaginari filosofi dell’insurrezione
si fanno spazio con la buona dialettica.“Pensiero e azione”: questo deve essere l’anarchismo, queste devono essere le risposte! La solidarietà deve essere un’arma e non solamente un semplice termine scritto.
Le modalità su come portare avanti le singole lotte le decide il singolo individuo, ma bisogna tenere ben presente che le lotte stesse non si fanno con l’inchiostro e fiumi di parole; l’insurrezione non è una teoria dettata da professorini o filosofi e l’anarchismo non è una fede in cui si confondono le sedi, le sedie e i drappi neri con le chiese, inginocchiatoi, e crocefissi.
I “calamai” non ci sono più, le “penne” non si usano quasi per niente, di “parole” se ne sono fin troppo sprecate ed i “pugnali” raramente avranno la meglio sulle pistole. La libertà non è mai stata regalata a nessuno; non è mai stato un pensiero, ma il sentimento più alto a cui un individuo dovrebbe aspirare…ed ottenere in qualsiasi modo con qualsiasi mezzo che si ritiene necessario contro chi, da sempre, ci ha messo un guinzaglio al collo e le catene a mani e piedi.
SOLIDARIETA’ A TUTTI GLI ARRESTATI
COMPLICITA’ CON I COMPAGNI ANARCHICI!
RadioAzione
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