da http://blogeko.iljournal.it
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La Nuova Zelanda incrocia le dita per la nave Rena che, incagliata da tre mesi sulla barriera colarrina di Astrolabe, si è spezzata in due poche ore fa.E’ finita in mare parte del carico e forse è di nuovo finito in mare del carburante: in ottobre la Rena ne sversò 350 tonnellate, che causarono una marea nera un tratto di spiaggia dove la natura era ancora intatta.
Vi mostro un video diffuso dalla Marina neozelandese: attorno alla Rena divisa in due tronconi le onde sono diventate bianche come il latte.
Come il latte in polvere, per la precisione. Era in alcuni dei 300 container che sono caduti in mare quando il relitto si è spezzato. Guardate l’effetto.
Certo il latte non è un toccasana per l’ambiente, ma fosse solo quello il problema: la Rena aveva a bordo circa 800 container, nove dei quali pieni di sostanze pericolose, e non si sa dove siano in questo momento: o almeno, non l’ho trovato scritto da nessuna parte.
E poi c’è la questione del carburante. Quanto ne è rimasto dentro la nave, quanto ne è finito in mare nel momento in cui lo scafo si è rotto?
La Marina neozelandese non lo sa: ha abbandonato i toni quasi trionfanti dei mesi scorsi, quando sembrava che i problemi rappresentati dalla Rena fossero stati risolti, e si limita ad affermare che eventualmente si tratterebbe di quantità nettamente inferiori rispetto a quelle della marea nera di ottobre.
La Nuova Zelanda non è riuscita, in tre mesi, a svuotare la Rena. Del resto era un compito difficile e pericoloso: il relitto era incagliato solo ad un’estremità, ogni ondata lo faceva “scodinzolare” e spostava i container che si sono affastellati uno sull’altro in precario equilibrio in seguito al violento cozzo con la barriera corallina.
Il comunicato stampa della Marina neozelandese gli aggiornamenti sulla Rena
Su New Zealand Herald finiscono in mare i container della Rena, minacciata la costa
Foto Marina neozelandese
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