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giovedì 5 gennaio 2012

Amazzonia inquinata dal petrolio, David vince ma Golia (la Chevron) non paga

da http://blogeko.iljournal.it

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Nuovo round vittorioso per le comunità dell’Amazzonia ecuatoriana che dal 1993 si battono in tribunale contro il gigante petrolifero Chevron. Nuovo round vittorioso per il piccolo David contro Golia: ma niente quattrini.
In questi giorni in Ecuador è stata pronunciata la sentenza d’appello favorevole agli indigeni; il risarcimento per danni ambientali dovuto dalla Chevron è salito così a 18 miliardi di dollari (la sentenza di primo grado stabiliva 9 miliardi, da raddoppiare qualora la società non chiedesse scusa): una somma seconda solo all’indennizzo di 20 miliardi che la Bp dovrà corrispondere per la marea nera nel Golfo del Messico.
La Chevron in Ecuador non ha la minima intenzione di scucire un centesimo, parla di toghe corrotte e politicizzate (in Italia fa un certo effetto déjà vu…): la contesa giudiziaria continua e anzi diventa internazionale.
Infatti la Chevron confida di ottenere soddisfazione in tribunali all’estero, mentre gli indigeni vogliono recuperare i quattrini del risarcimento avviando azioni legali in ogni Paese in cui opera la Chevron. Che non è presente in Ecuador, e neppure ci è mai stata.
I danni ambientali che, secondo la sentenza di primo e secondo grado, la Chevron è tenuta a risarcire riguardano il periodo 1972-1992 e un’area dalla quale la Texaco stava estraendo petrolio insieme alla compagnia di Stato Petroecuador. La Chevron ha successivamente assorbito la Texaco, ereditando così anche il processo.
Secondo le accuse, la Texaco ha sversato miliardi e miliardi di litri di sostanze tossiche e si sono verificati danni all’ambiente, ai campi e alla salute umana.
La Chevron sostiene che la Texaco ha ripulito tutto per bene, e che – se inquinamento è rimasto – esso è da addebitare all’operato della Petroecuador.
Visto che la Chevron non opera in Ecuador e non vuol pagare, le comunità amazzoniche, pur se vincitrici in tribunale, non hanno la possibilità di rivalersi sui suoi beni per rendere esecutiva la sentenza.
Di qui la loro decisione di promuovere azioni legali nei Paesi in cui è presente la Chevron: ma – come nota un esperto intervistato dal Wall Street Journal – il sistema giudiziario di molti Paesi produttori di petrolio nei quali opera la Chevron, come la Nigeria e l’Angola, può non essere incline a pronunciarsi contro una società così importante per l’economia nazionale.
Difficilmente la Chevron si appellerà alla Corte Suprema, il terzo grado di giudizio in Ecuador, perchè potrebbe essere costretta a versare una sorta di fideiussione dalla quale attingere il pagamento dei danni in caso di una nuova sentenza favorevole alle comunità indigene.
Piuttosto la Chevron – statunitense – ha già avviato negli Stati Uniti un’azione legale contro i ricorrenti ecuadoriani, accusandoli di frode, e si è da tempo rivolta alla Corte internazionale dell’Aia, che ha avocato a sè la controversia sull’Amazzonia inquinata e qualche mese fa ha ordinato di sospendere il processo ai tribunali ecuadoriani.
Sul Wall Street Journal nuovo colpo di scena nella questione legale della Chevron in Ecuador
Su Reuters i ricorrenti ecuadoriani cercheranno soddisfazione sulla Chevron all’estero
Foto Rainforest Action Network

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