da laMalatesta
Ricordiamo
la storia omicida dello Stato italiano degli ultimi 60 anni. Operai,
ragazzi, donne, semplici cittadini, proletari detenuti, ammazzati in
onore dell'ordine pubblico, o meglio, politico.
I dati sono presi dalla Fondazione "Luigi Cipriani" (www.fondazionecipriani.it).
I dati comprendono anche gli omicidi di qualche reazionario, li
riportiamo integralmente, non per equiparare "destra" e "sinistra" -
come piacerebbe a qualcuno - ma semplicemente perchè sono anch'esse
occasioni in cui lo Stato italiano e i suoi funzionari in divisa hanno
esercitato il loro lugrube potere criminale. In secondo luogo, non si
voleva censurare in nessuna parte il lavoro della Fondazione.
Fatta la doverosa premessa, i dati:
26 luglio 1943
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A La Spezia, la polizia spara sui dimostranti uccidendo 2 operai.
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26 luglio 1943
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A Savona, nel corso di una manifestazione
antifascista dinanzi alla caserma della milizia, la milizia portuaria
apre il fuoco, uccidendo 2 donne e ferendo 7 persone.
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26 luglio 1943
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A Torino, una manifestazione favorisce l’evasione
di 300 detenuti dal carcere Le Nuove, senza perdite. Viene però ucciso
un fascista ed i giorni successivi, in scioperi e manifestazioni, i
lavoratori torinesi avranno morti e feriti, in numero imprecisato.
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26 luglio 1943
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A Cuneo, nel corso di una manifestazione antifascista, gli alpini aprono il fuoco sui dimostranti, uccidendone 1 e ferendone 2.
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26 luglio 1943
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A Milano, nel corso di scontri seguiti allo
svolgimento di alcuni comizi antifascisti, le forze di polizia aprono il
fuoco uccidendo 4 dimostranti e ferendone 31. Rimane ucciso anche un
fascista.
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26 luglio 1943
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A Faenza, le forze di polizia aprono il fuoco su dimostranti antifascisti uccidendone 1 e ferendone 5.
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26 luglio 1943
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A Sesto fiorentino (Firenze), la polizia apre il fuoco sui dimostranti uccidendo un ragazzo.
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26 luglio 1943
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A Monfalcone, per stroncare le agitazioni operaie, le forze di polizia sparano uccidendo un operaio e ferendone altri 3.
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27 luglio 1943
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A Sarissola di Busalla (Genova), la polizia interviene contro gli operai in sciopero, uccidendone uno.
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27 luglio 1943
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A Sestri Ponente (Genova), nel corso di uno
sciopero le forze di polizia aprono il fuoco ferendo gravemente un
dimostrante, che morirà il 2 agosto successivo.
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27 luglio 1943
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A Genova, le truppe aprono il fuoco sui cittadini che manifestano per la caduta del regime uccidendone tre.
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27 luglio 1943
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A Massalombarda, in scontri tra fascisti e militari, perdono la vita 4 persone e 11 rimangono ferite.
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27 luglio 1943
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A Milano, l'esercito spara sui manifestanti, in via
Carlo Alberto, provocando 2 morti e 20 feriti. Sempre a Milano, il
carcere di San Vittore entra in rivolta a seguito dell’ammutinamento dei
detenuti politici, provocando l’intervento della 7° Fanteria che fa uso
delle armi, uccidendo un detenuto e ferendone 14.
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27 luglio 1943
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A Lullio (Bergamo), scontri tra dimostranti antifascisti e forze di polizia si concludono con un manifestante ucciso.
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27 luglio 1943
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A Bologna, per stroncare una manifestazione operaia
intervengono reparti dell’esercito e forze di polizia, che aprono il
fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone altri 3.
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28 luglio 1943
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A Reggio Emilia, un reparto militare apre il fuoco
sugli operai delle Officine Reggiane che intendono sfilare in corteo per
le vie della città, chiedendo la pace. Muoiono Antonio Artioli,
Vincenzo Belocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisenti, Gino
Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Altre 42
persone restano ferite.
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28 luglio 1943
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A Bari, in piazza Roma un reparto militare apre il
fuoco su un corteo guidato da Luigi De Secly, liberale, e Fabrizio
Canfora, azionista, che si dirige verso il carcere cittadino per
chiedere la liberazione dei detenuti politici. Il bilancio è di 19 morti
e 36 feriti (secondo altra fonte, 60 feriti). Muoiono Fausto Buono,
Gaetano Civera, Francesco De Gerolamo, Giuseppe Di Tulli, Graziano
Fiore, Nunzio Fiore, Michele Genchi, Vittorio Giove, Giuseppe Gurrado,
Paolo Ladisa, Michele La Ghezza, Angelo Lo Vecchio, Giovanni Nicassio,
Tommaso Piemontese, Giuseppe Potente, Gennaro Selvaggi, Francesco
Sgrana, Francesco Tanzarella, Vincenzo Tropete.
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28 luglio 1943
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A Torino, l'esercito apre il fuoco come il giorno precedente sui dimostranti contro la guerra, provocando altri morti e feriti.
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28 luglio 1943
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A Milano, nel corso di scontri tra dimostranti
antifascisti e forze di polizia, queste ultime aprono il fuoco,
uccidendo tre manifestanti e ferendone altri 28. Una rivolta di detenuti
politici a San Vittore, appoggiata dall'esterno, è stroncata
dall'esercito con l'impiego di mezzi corazzati e di un battaglione di
fanteria. Imprecisato il numero dei morti e dei feriti, mentre 4
detenuti vengono fucilati dopo un processo sommario.
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28 luglio 1943
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A Canegrate (Milano), nel corso di una
manifestazione si arriva allo scontro, e la polizia apre il fuoco
uccidendo un dimostrante.
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28 luglio 1943
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A Desio (Milano), le forze di polizia uccidono un manifestante nel corso di dimostrazioni contro la guerra.
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28 luglio 1943
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A Urgnano (Milano), una manifestazione è repressa dalla polizia che uccide un dimostrante e ne ferisce un altro.
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28 luglio 1943
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A Roma, nel carcere di Regina Coeli, esplode una
rivolta capeggiata da detenuti politici. L'intervento delle forze
militari e di polizia provoca 5 morti e decine di feriti.
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28 luglio 1943
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A Pozzuoli (Napoli), si arriva allo scontro tra
cittadini e forze di polizia: queste ultime sparano uccidendone uno e
ferendone 2.
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28 luglio 1943
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A Sestri Ponente (Genova), proseguono manifestazioni operaie e scontri: la polizia spara uccidendo un operaio e ferendone altri.
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28 luglio 1943
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A Genova, nel corso di uno sciopero generale si
arriva a scontri, le forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo tre
dimostranti e ferendone molti altri.
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28 luglio 1943
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A Sesto fiorentino, nel corso di scontri, la polizia uccide un ragazzo. Viene uccisa una seconda persona durante il coprifuoco.
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28 luglio 1943
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A Bologna, nel corso di una manifestazione operaia, la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante.
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28 luglio 1943
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A Budrione (Modena), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.
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29 luglio 1943
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A Milano, nel corso dello sciopero generale, le
forze militari e di polizia aprono il fuoco, uccidendo 3 dimostranti e
ferendone altri 4.
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29 luglio 1943
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A La Spezia, nel corso di una manifestazione operaia, la polizia apre il fuoco uccidendo 2 dimostranti e ferendone altri 11
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29 luglio 1943
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A Sesto fiorentino, proseguono gli scontri tra
dimostranti e forze di polizia che, ancora una volta, aprono il fuoco
uccidendone uno.
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29 luglio 1943
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A Colle Val d’Elsa (Siena), una manifestazione
popolare viene repressa dalle forze di polizia, che sparano uccidendo un
dimostrante e ferendone altri 11.
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29 luglio 1943
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A Rieti, nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo 2 dimostranti.
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29 luglio 1943
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A Torino, viene ucciso un uomo durante il coprifuoco.
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29 luglio 1943
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A Rufina (Firenze), 2 uomini vengono uccisi durante il coprifuoco.
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30 luglio 1943
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A Milano, prosegue lo sciopero generale e si arriva
a nuovi scontri nel corso dei quali le forze militari e di polizia
uccidono 5 dimostranti e ne feriscono 3.
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30 luglio 1943
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A Sassuolo (Modena), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.
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1 agosto 1943
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A San Giovanni di Vigo di Fassa (Trento), nel corso
di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo un
dimostrante e ferendone un secondo.
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1 agosto 1943
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A Imperia, un uomo è ucciso durante il coprifuoco.
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1 agosto 1943
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A Milano, un uomo è ucciso durante il coprifuoco.
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3 agosto 1943
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A Napoli, nel corso di una manifestazione, la polizia apre il fuoco uccidendo un dimostrante e ferendone 2.
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5 agosto 1943
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A Laveno Mombello (Varese), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.
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8 agosto 1943
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A Castelnuovo di Traù (Spalato), un uomo viene ucciso durante il coprifuoco.
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13 agosto 1943
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A Milano, nel corso di una dimostrazione, le forze di polizia sparano uccidendo 2 dimostranti e ferendone 7.
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17 agosto 1943
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A Torino, l'esercito spara sugli operai che tentano
di uscire dalla fabbrica della Fiat - Grandi motori, provocando 2 morti
e 7 feriti. La città risponde con lo sciopero generale. All’ordine di
sparare sui lavoratori, impartito dal gen. Adami Rossi, gli alpini
rifiutano.
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24 settembre 1943
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A Palma di Montechiaro (Agrigento), per stroncare
la manifestazione della popolazione contro il richiamo alle armi,
reparti militari aprono il fuoco uccidendo un uomo e una donna.
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18 dicembre 1943
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A Montesano (Salerno), nel corso di una rivolta
durata 2 giorni, la popolazione occupa gli uffici pubblici distruggendo i
documenti riguardanti le tasse e il razionamento, cercando anche di
impadronirsi delle armi custodite nella caserma dei carabinieri. La
rivolta avvenuta "su probabile istigazione di elementi comunisti",
scrivono i carabinieri nel loro rapporto, si conclude con un bilancio di
8 morti, 10 feriti e 55 arrestati.
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13 gennaio 1944
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A Montefalcone Sannio e a Torremaggiore (Foggia),
si verificano rivolte contadine che vengono represse con estrema
violenza da reparti dell’esercito e della polizia che fanno uso delle
armi da fuoco, provocando un numero indeterminato di morti e feriti.
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29 marzo 1944
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A Partinico (Palermo), nel corso di una
manifestazione contro il carovita e gli accaparratori di grano, un
sottufficiale dei carabinieri uccide Lorenzo Pupillo, minorenne. Negli
scontri muore anche il maresciallo dei carabinieri Benedetto Scaglione.
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21 aprile 1944
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A Roma, la polizia apre il fuoco contro le donne che manifestano per la mancanza di cibo, uccidendo Caterina Martinelli.
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27 maggio 1944
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A Regalbuto (Enna), nel corso di un raduno
separatista al quale partecipano Andrea Finocchiaro Aprile, Luigi La
Rosa, Santi Rindone, Bruno di Belmonte, Guglielmo Carcaci, Concetto
Gallo, Concetto Battiato e Isidoro Piazza, si verificano gravi incidenti
nel corso dei quali perde la vita, sotto il fuoco dei carabinieri, il
segretario della locale federazione del Pci Santi Milisenna. Altre 2
persone rimangono gravemente ferite.
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28 maggio 1944
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A Licata (Agrigento), polizia e carabinieri sparano
sulla folla che protesta per il ritorno all'ufficio di collocamento del
dirigente fascista, provocando 3 morti, 18 feriti e procedendo
all’arresto di altri 120 dimostranti.
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15 ottobre 1944
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Una manifestazione di contadini ad Ortucchio
(L'Aquila), diretta ad occupare terre incolte (fra le quali un
appezzamento del principe Torlonia), è stroncata da carabinieri e
guardie campestri che aprono il fuoco, provocando 2 morti (fra i quali
Domenico Spera, militante Pci), 4 feriti gravi e molti altri più
lievemente.
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19 ottobre 1944
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A Palermo, un plotone di fanteria del 139° Rgt
della divisione Sabauda apre il fuoco sulla folla che dimostra,
pacificamente, per il pane. 23 morti e 158 feriti sono il bilancio della
strage. Rimangono uccisi: Giuseppe Balistreri, Vincenzo Cacciatore,
Domenico Cordone, Rosario Corsaro, Michele Damiano, Natale D’Atria,
Giuseppe Ferrante, Vincenzo Galatà, Carmelo Gandolfo, Francesco
Giannotta, Salvatore Grifati, Eugenio Lanzarone, Gioacchino La Spisa,
Rosario Lo Verde, Giuseppe Maligno, Erasmo Midolo, Andrea Olivieri,
Salvatore Orlando, Cristina Parrinello, Anna Pecoraro, Vincenzo Puccio,
Giacomo Venturelli, Aldo Volpes.
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20 ottobre 1944
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Sulla stampa appare un comunicato del governo sul
massacro avvenuto a Palermo il giorno precedente: "In occasione di una
dimostrazione diretta ad ottenere miglioramenti di carattere economico,
compiuta ieri a Palermo da impiegati delle banche e dell’esattoria,
gruppi estranei, sobillati da elementi non ancora chiaramente
individuati, prendevano l’iniziativa per inscenare una manifestazioni
sediziosa. Davanti alla sede dell’Alto Commissariato venivano esplosi
colpi d’arma da fuoco contro reparti dell’Esercito, che erano così
costretti a reagire. Si deplorano 16 morti e 104 feriti. L’ordine
pubblico è stato ristabilito. Il Comitato provinciale di liberazione
nazionale si è subito riunito ed ha dichiarato di mettersi a
disposizione dell’Autorità governativa locale per la ricerca dei
responsabili della manifestazione sediziosa".
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ottobre 1944
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A Licata (Agrigento), nel corso di una
manifestazione di contadini, i carabinieri aprono il fuoco uccidendone
due, ferendone 19 e provvedendo a denunciarne altri 80.
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6 novembre 1944
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A Roma, un agente di Ps uccide con un colpo di pistola Giorgio Misiti, mentre tracciava scritte anti monarchiche sui muri.
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14-15 dicembre 1944
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A Catania, una folla tumultuante manifesta contro
il richiamo alle armi devastando il Municipio, la sede del Banco di
Sicilia dove sono ubicati gli uffici dell’esattoria comunale, e
recandosi dinanzi alla sede del Distretto militare, dal cui interno i
militari esplodono colpi di arma da fuoco che uccidono il giovane
Antonio Spampinato. Sono tratti in arresto 53 manifestanti, fra i quali
gli studenti separatisti Egidio Di Mauro, Salvatore Padova da Ispica,
Giuseppe La Spina; fra coloro che risultano denunciati a piede libero vi
sono Concetto Gallo, i fratelli Gullotta, Michele Guzzardi, Giuseppe
Galli, Isidoro Avola, Guglielmo Paternò Castello.
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17 dicembre 1944
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A Pedara, nella mattinata vengono lanciate 5 bombe a
mano in due piazze del paese, per protesta contro il richiamo alle armi
dei giovani. A Vizzini, nel pomeriggio, i carabinieri aprono il fuoco
contro i dimostranti intenti ad incendiare la sede del Municipio,
uccidendone 2.
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4 gennaio 1945
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A Ragusa, l’esercito spara sulla folla che tenta di
bloccare un camion che trasportava giovani verso il fronte, ferendo
gravemente un ragazzo e uccidendo il sacrestano della chiesa di san
Giovanni, con una bomba a mano che gli stacca la testa. La rivolta dei
‘non si parte’, lungi dal sedarsi, si inasprisce.
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5-6 gennaio 1945
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A Ragusa, i rivoltosi si impadroniscono di alcuni
quartieri, elevando barricate ed iniziano la resistenza armata. La
rivolta è guidata da militanti socialisti e soprattutto comunisti,
ignari delle posizioni del partito che ha stigmatizzato la rivolta come
"rigurgito fascista". La vendetta dell’esercito sarà spietata. Le cifre
ufficiali danno 18 morti e 24 feriti tra carabinieri e soldati, e 19
morti e 63 feriti fra gli insorti nella sola Ragusa e provincia, ma
diverse fonti le ritengono cifre sottostimate.
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11 gennaio 1945
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A Naro, si acutizza la rivolta contro la chiamata
dei giovani alla leva. Il bilancio della repressione sarà di 5 morti, 12
feriti e 53 arrestati.
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12 gennaio 1945
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A Licata, si verificano disordini contro la chiamata alla leva, nel corso dei quali viene ucciso un manifestante.
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18 gennaio 1945
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A Roma, ingenti forze di polizia e dell'esercito
rastrellano le borgate Gordiani e Quarticciolo, procedendo all'arresto
di centinaia di militanti Pci e di renitenti alla leva. Un sottufficiale
dei carabinieri uccide, nei locali in cui veniva trattenuto in stato
d'arresto, Arduino Fiorenza, comunista.
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21 gennaio 1945
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A Cagliari, si verificano violenti incidenti fra le
forze di polizia e gli studenti che manifestano contro il richiamo alle
armi. Un agente di Ps muore a seguito del lancio di una bomba a mano da
parte dei manifestanti, mentre numerosi fra questi ultimi vengono
feriti dai colpi di arma da fuoco sparati dagli agenti. La città è
infine presidiata dall’esercito.
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7 marzo 1945
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A Roma, nel corso di una manifestazione organizzata
dal Pci per protestare contro la fuga del generale Roatta dall'ospedale
militare del Celio e chiedere l’inasprimento delle sanzioni epurative
contro i fascisti, si arriva allo scontro e alla morte, davanti al
Quirinale, di un manifestante, Giuseppe Lasagna Mancini, per la
esplosione anticipata di una bomba.
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11 marzo 1945
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A Palermo, la folla assalta gli uffici delle
imposte e la sede dell’ispettorato dei dazi e consumi, dirigendosi poi
verso la prefettura. Negli scontri che ne seguono con le forze di
polizia, rimangono uccisi un commissario di Ps ed un giovane operaio.
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2 maggio 1945
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A Gravina di Puglia (Bari), si arriva a scontri fra
la popolazione e la polizia. Appartenenti alle forze di polizia
uccidono Vincenzo Lobaccaro, bracciante, omonimo di un ex confinato
antifascista e scambiato per quest’ultimo.
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1 luglio 1945
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A Minervino Murge (Bari), in incidenti fra
militanti comunisti e carabinieri, con uso di armi da fuoco da entrambi i
lati, rimane ucciso un dimostrante
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2 luglio 1945
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A Minervino Murge (Bari), i carabinieri assediati
nella loro caserma aprono il fuoco, nel tentativo di aprirsi un varco,
contro la popolazione che circonda lo stabile, uccidendo un
manifestante.
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11 settembre 1945
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A Piazza Armerina (Enna), nel corso di uno scontro
con dimostranti, un carabiniere uccide il militante socialista Giovanni
Pivetti.
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25 settembre 1945
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A Lecce, nel corso di una manifestazione di operai
edili dinanzi alla Prefettura, si arriva allo scontro e i carabinieri
sparano, uccidendo Francesco Schifa, Oronzo Zingarelli e Nicola Favatano
e ferendo un numero imprecisato di altri dimostranti.
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2 ottobre 1945
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A Piazza Armerina (Enna), le forze di polizia
caricano e procedono a numerosi arresti fra i contadini e i lavoratori
che da 2 giorni manifestano contro il carovita e la mancanza di lavoro;
la carica provocano un morto e diversi feriti.
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30 novembre 1945
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A Molfetta (Bari), una manifestazione di
‘frantoiani’ è duramente repressa dall’intervento delle forze di
polizia. Anche a Bisceglie, Corato, Bitonto, tutti in provincia di Bari,
si sono susseguite in queste settimane manifestazioni per richiedere
lavoro e più umane condizioni di vita, represse dalle forze di polizia
con l’uso di armi da fuoco che provocano numerosi feriti e morti.
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dicembre 1945
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A San Severo, San Marco in Lamis, Torremaggiore,
Martinafranca, tutti in provincia di Foggia e ad Ostuni (Bari),
manifestazioni contadine vengono soffocate dalle forze di polizia che,
in diverse circostanze, uccidono tre contadini e ne feriscono altri 2.
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5-6 marzo 1946
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A Andria (Bari), una manifestazione di disoccupati
si trasforma in una vera e propria insurrezione. Le forze di polizia
sparano uccidendo 4 dimostranti e ferendone un centinaio, ma infine
vengono disarmate e tenute in ostaggio. Il giorno successivo, 6 marzo,
per l’intervento di rinforzi, le forze di polizia uccidono altri 3
dimostranti. Muoiono anche 1 appuntato dei carabinieri e 2 militi.
L'insurrezione avrà termine la sera del 6 per l’arrivo di preponderanti
forze militari e di polizia. Racconterà nelle sue memorie il ministro
degli Interni, Romita "Voglio i responsabili, tutti, nessuno escluso,
dissi: nel volgere di poche ore furono fermate centinaia di persone…".
La rivolta viene condannata dal segretario Cgil Di Vittorio, che invita i
rivoltosi a rientrare nell’ordine. Andria è l’episodio culminante di
una lotta pre-insurrezionale che serpeggia in centinaia di località in
tutta la Puglia: da Bari a Foggia, da Lecce a Ceglie, da Spinazzola a
Bisceglie, con decine di morti e centinaia di feriti.
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12 marzo 1946
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A Palermo, disoccupati e reduci di guerra tentano
di assaltare la Prefettura per protestare per la mancanza di lavoro. Le
forze di polizia aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Maltesi e un altro
dimostrante e ferendo 30 persone. Negli scontri muore anche il
commissario di Ps Calderone.
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21 marzo 1946
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A Messina, nel corso di una manifestazione di
protesta contro la disoccupazione e l’assenteismo del governo, le forze
di polizia sparano uccidendo il soldato di leva Salvatore Caramanna ed
un bambino, e ferendo altri 24 dimostranti.
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30 marzo 1946
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A Foggia, reduci e disoccupati assaltano il treno
Bologna-Bari asportando generi alimentari, dopo aver danneggiato gli
uffici annonari, quelli delle tasse ed il consorzio agrario. Le forze di
polizia sparano, uccidendo un dimostrante e ferendone 18.
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3 aprile 1946
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A Molfetta (Bari), manifestanti attaccano il
Municipio, saccheggiano magazzini e alcuni pastifici. La polizia
interviene facendo uso delle armi da fuoco ed uccidendo 3 dimostranti.
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4 aprile 1946
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A Cerignola (Foggia), la polizia reprime una
manifestazione di contadini, facendo uso delle armi da fuoco e
provocando la morte di 2 dimostranti.
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20-25 aprile 1946
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A Milano, esplode la rivolta dei detenuti di San
Vittore nel quale sono rinchiusi sia fascisti che partigiani, che viene
domata solo con l’intervento dell’esercito e di reparti alleati, con un
bilancio di 5 morti e circa 200 feriti.
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aprile 1946
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A Scrutto di San Leonardo, un soldato americano
uccide con un raffica di mitra l’ex partigiano Ivo Primosig, mentre
issava su un palo una bandiera jugoslava.
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6 giugno 1946
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A Napoli, una folla di monarchici tenta di
assaltare la caserma dei carabinieri di Capodimonte per impadronirsi
delle armi. Nel corso degli scontri, gli agenti uccidono con una raffica
di mitra, Carlo Russo: aveva solo 14 anni. Per effetto dell’esplosione
di una bomba, muore Ciro Martino e altre 6 persone rimangono ferite.
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8 giugno 1946
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A Napoli, nel corso di ulteriori scontri, la
polizia uccide Gaetano D’Alessandro di 16 anni, che manifestava a favore
della monarchia.
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12 giugno 1946
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A Napoli, una folla di monarchici si accalca
dinanzi la federazione del Pci in via Medina, dopo che dall’interno
della sede avevano sparato contro Mario Fioretti, che tentava di
togliere la bandiera rossa, uccidendolo. La polizia spara a sua volta
contro i dimostranti, uccidendo Michele Pappalardo, Felice Chirico,
Guido Beninanto, Vincenzo di Guida, Francesco d’Azzo e Ida Cavalieri.
Giorgio Amendola, presente all’interno della federazione, viene
arrestato dagli alleati e poi rilasciato a seguito dell’intervento della
Questura.
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5-6 agosto 1946
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A Caccamo (Palermo), a causa della requisizione del
grano esplode il risentimento dei contadini affrontati, armi alla mano,
dalle forze di polizia. Il bilancio degli scontri che ne seguono è di
18 morti e un centinaio di feriti fra i contadini, e di 4 morti e 15
feriti fra le forze di polizia.
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17 settembre 1946
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Nelle Puglie e in Calabria, i contadini occupano
75.000 ettari di terre, in 72 comuni. Alcide De Gasperi ordina di
"procedere energicamente a carico dei responsabili di occupazioni
arbitrarie". E così sarà, le forze di polizia spareranno
implacabilmente, provocando morti e feriti.
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30 settembre 1946
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A Crotone, una manifestazione di protesta degli
operai Montecatini è stroncata dall’intervento della polizia che apre il
fuoco ferendo gravemente 3 giovani, uno dei quali morirà poco dopo in
ospedale.
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9 ottobre 1946
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A Roma, nel corso della manifestazione indetta
dagli operai del Genio civile, dinanzi al Viminale si arriva allo
scontro. L’intervento di reparti di cavalleria e di ulteriori rinforzi
di polizia evita la invasione del palazzo e, mentre gli operai si
ritirano, viene aperto il fuoco contro di loro. Il bilancio finale è di 3
operai uccisi (Enrico Costantini, Giuseppe Grossetti, Adolfo Scurti),
82 feriti tra i dimostranti e 59 tra le forze di polizia.
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19 ottobre 1946
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A Roma, una folla di disoccupati tenta l’assalto al
palazzo del Viminale, sede della presidenza del Consiglio e del
ministero dell’Interno. Negli incidenti con la polizia, si registrano un
morto ed un centinaio di feriti.
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27 dicembre 1946
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A Bari, ad una manifestazione contro la
disoccupazione seguono scontri, nel corso dei quali le forze di polizia
aprono il fuoco uccidendo lo studente universitario Domenico Liaci ed un
operaio. Altri 25 dimostranti rimangono feriti insieme a 6 agenti.
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20 febbraio 1947
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A Taranto, inizia il processo a carico del
sottotenente Calogero Lo Sardo, di 3 sottufficiali e 17 soldati ritenuti
responsabili della strage di Palermo del 19 ottobre 1944, quando
aprirono il fuoco sulla folla che manifestava pacificamente, uccidendo
26 persone e ferendone altre 158.
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22 febbraio 1947
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Il Tribunale militare di Taranto proscioglie, dopo 3
giorni di processo, il sottotenente Lo Sardo, 3 sottufficiali e 17
soldati responsabili della strage di Palermo del 19 ottobre 1944, per
sopravvenuta amnistia.
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7 marzo 1947
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A Messina, nel corso di uno sciopero generale
contro il carovita e per aumenti salariali, i carabinieri caricano e
uccidono gli operai comunisti Biagio Pellegrino e Giuseppe Maiorana e
feriti altri 3 dimostranti.
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marzo 1947
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Ad Andria (Bari), la polizia carica una manifestazione per il lavoro, provocando morti e feriti.
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12 aprile 1947
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A Petilia Policastro (Catanzaro), nel corso di una
manifestazione di protesta, la polizia spara uccidendo Francesco Mascaro
e Isabella Carvelli, e ferendo molti altri manifestanti.
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22 aprile 1947
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A Roma, una dimostrazione di protesta contro le
precarie condizioni di vita è repressa dalla polizia con l’uso di armi
da fuoco, che provocano un numero imprecisato di vittime.
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29 aprile 1947
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A Potenza, una manifestazione contadina per il
lavoro viene stroncata dalla polizia che, quando la folla tenta di
occupare la prefettura, apre il fuoco uccidendo uno studente liceale e
ferendo altri 14 dimostranti.
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31 maggio 1947
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Il colonnello D’Ambrosio che, come Pm militare,
aveva impugnato la sentenza del Tribunale militare di Taranto che
proscioglieva per amnistia i responsabili della strage del 19 ottobre
1944, rinuncia al ricorso senza alcuna motivazione. Il 4 giugno, la
sentenza passa in giudicato.
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7 giugno 1947
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A Messina, durante una manifestazione contro la
disoccupazione, i carabinieri aprono il fuoco uccidendo Ludovico
Maiorana, Antonio Pellegrini e Carlo Rocco.
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4-5 agosto 1947
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A Caccamo (Palermo), si verificano violenti scontri
fra la popolazione e le forze dell’ordine, in seguito alla requisizione
del grano: 12 braccianti e 4 militi restano uccisi.
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15 novembre 1947
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A Cerignola (Foggia), nel corso di una
manifestazione contadina, la polizia apre il fuoco uccidendo Domenico
Angelini e Onofrio Perrone. Per reazione, i dimostranti danneggiano il
palazzo di un agrario e le sedi di alcuni partiti. Anche 2 agenti di Ps
rimangono uccisi negli scontri. 114 lavoratori vengono incriminati.
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18 novembre 1947
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A Corato (Bari), nel corso di uno sciopero generale
la polizia apre il fuoco contro i contadini uccidendo Diego Masciavè,
sindacalista Cgil, il bracciante Pietrino Neri e la contadina Anna
Raimondi. Altri 10 manifestanti rimangono feriti. A Trani, nel corso del
medesimo sciopero generale, la polizia carica ferendo gravemente due
dimostranti. A Bisceglie (Lecce), la polizia apre il fuoco su una folla
di disoccupati che chiedono lavoro.
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20 novembre 1947
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A Campisalentino (Lecce) nel corso di una
manifestazione di contadini che contrappone crumiri e scioperanti, i
carabinieri sparano contro questi ultimi, uccidendo Antonio Augusti e
Santo Niccoli e ferendo altri 7 dimostranti.
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25 novembre 1947
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A Bisignano (Caserta), nel corso di una
manifestazione ostile dinanzi alla sede dell’Uomo qualunque, la polizia
apre il fuoco sui dimostranti uccidendo l’operaio Rosmundo Mari, e
ferendone numerosi altri.
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5 dicembre 1947
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Ad Agrigento, una manifestazione di disoccupati è
repressa dalla Celere con l'uso di armi da fuoco. Viene ucciso un
dimostrante e feriti gravemente 3 donne e un bambino.
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5 dicembre 1947
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A Roma, nel corso di uno sciopero degli edili le
forze di polizia aprono il fuoco, nel quartiere di Primavalle, sui
manifestanti, uccidendo l’operaio Giuseppe Tanas e ferendone altri 2.
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21 dicembre 1947
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A Canicattì, nel corso di uno sciopero i
carabinieri, intervenuti a proteggere la sede dell’Uomo qualunque,
aprono il fuoco uccidendo Giuseppe Amato, Salvatore Lauria e Giuseppe
Lupo, ferendo gravemente 9 persone e lievemente altre 11.
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8 febbraio 1948
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A Cerignola (Foggia), la polizia spara nel corso di una manifestazione di militanti di sinistra uccidendone 5.
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30 marzo 1948
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A Pantelleria, una manifestazione contro l’iniquità
delle sanzioni fiscali è repressa dalle forze di polizia con l’uso di
armi da fuoco che provocano la morte di Antonio Valenza, Giuseppe Pavia e
Michele Salerno.
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13 aprile 1948
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Ad Andria (Bari), nel corso di uno sciopero
agricolo represso dalle forze di polizia, viene ucciso a colpi di
moschetto il bracciante Riccardo Suriano, rimasto isolato dai suoi
compagni perché stordito dai gas lacrimogeni.
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20 maggio 1948
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A Trecenta (Ro), nel corso dello sciopero indetto
dai braccianti nell’azienda dei conti Spoletti, i carabinieri
intervengono arrestando il contadino Bruno Barberini, per poi aprire il
fuoco contro la massa di braccianti in attesa nella piazza del paese,
uccidendo Evelino Tosarello, comunista, e ferendo gravemente Vanilio
Pagaini e Silvio Berterelli.
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4 giugno 1948
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A Spino d’Adda (Cremona), nel corso di una
manifestazione di braccianti contro gli agrari, i carabinieri aprono il
fuoco uccidendo il contadino Luigi Venturini.
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2 luglio 1948
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A San Martino in Rio (Re), nel corso dello
sciopero, i carabinieri intervenuti in forza per reprimerlo uccidono il
contadino Sante Mussini, schiacciato da una autoblinda.
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14 luglio 1948
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A Roma, una folla straboccante invade piazza Esedra
e piazza Colonna per protestare contro l’attentato a Palmiro Togliatti.
Scontri si accendono in diverse zone della città, nel corso dei quali
le forze di polizia uccidono l’operaio edile Filippo Ghionna e un
secondo manifestante, mentre 30 risultano i feriti di entrambi i lati e
160 gli arrestati.
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14 luglio 1948
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A Napoli, nel corso di un comizio a piazza Dante di
protesta contro l’attentato a Togliatti, la polizia carica senza
preavviso i partecipanti, ferendone 20 e uccidendo lo studente Giovanni
Quinto e l'operaio Angelo Fischietti.
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14 luglio 1948
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A Taranto, nel corso dello sciopero dei cantieri
navali e delle officine per protesta contro l’attentato a Togliatti, le
forze di polizia caricano i manifestanti dinanzi alla sede della Camera
del lavoro, uccidendo l’operaio Angelo Gavartara e ferendo altri 4
manifestanti. Rimane gravemente ferito l’agente di Ps Giovanni D’Oria,
che morirà qualche giorno più tardi in ospedale.
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14 luglio 1948
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A Livorno si ingaggia una vera battaglia di strada;
i dimostranti svaligiano negozi di armi e disarmano pattuglie di agenti
di Ps. Nel corso degli scontri che ne seguono, viene ucciso un operaio
ed altri 18 dimostranti sono feriti. Viene ucciso anche l’ agente di Ps
Giorgio Lanzi, e altri 4 rimangono feriti.
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14-15 luglio 1948
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A Genova, esplode la rivolta operaia per
l’attentato contro Palmiro Togliatti. Migliaia di manifestanti
affluiscono in piazza De Ferrari, poi viene attaccata la caserma della
polizia a ponte Spinola, presa ed incendiata una camionetta della
polizia e presi in ostaggio 6 celerini, devastata la sede del Msi in via
XX settembre, dove i manifestanti bloccano 5 autoblinde della polizia,
saltando sulle torrette e disarmando gli occupanti. Tutte le fabbriche
sono ferme e un comizio alle 17 vede la partecipazione di 100.000
lavoratori; mentre in tutta la città accadono episodi di
fraternizzazione fra operai e soldati. Sorgono barricate, difese da
mitragliatrici, radio e giornali passano sotto il controllo della Camera
del lavoro. La rivolta si estende a Sestri ponente, Bolzaneto,
Chiavari, Nervi. Alle 13 del 15 luglio il prefetto dichiara lo stato
d’assedio e viene scatenata una repressione durissima, mentre i
dirigenti di Pci, Psi e Cdl invitano i dimostranti a desistere. La
polizia fa uso massiccio di armi da fuoco che uccidono, nel primo giorno
della rivolta, Biagio Stefano e Mariano d’Amori e, il giorno seguente,
Angiolina Alice Roba, mentre 43 sono i manifestanti feriti.
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15 luglio 1948
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A Bologna, nel corso della manifestazione di
protesta per l’attentato a Togliatti, la Celere apre il fuoco uccidendo
un operaio e ferendone gravemente altri 11.
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15 luglio 1948
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A Porto Marghera (Venezia), i manifestanti
comunisti provvedono a disarmare agenti di Ps e carabinieri, ma in uno
scontro a fuoco la polizia uccide l’operaio Cesare Pietro e ne ferisce
un secondo.
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15 luglio 1948
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A Gravina di Puglia (Bari), i manifestanti invadono
il pastificio Divella e nel successivo intervento le forze di polizia
uccidono a colpi di moschetto il bracciante comunista Michele d’Elia.
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16 luglio 1948
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Il ministro degli Interni Mario Scelba comunica il
bilancio ufficiale degli incidenti seguiti all’attentato contro Palmiro
Togliatti: 7 morti e 120 feriti tra le forze di polizia; 7 morti e 86
feriti tra i cittadini.
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19 luglio 1948
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A Siena, nel corso dei funerali dei 2
rappresentanti delle forze di polizia rimasti uccisi a Abbadia San
Salvatore il 15 luglio, la polizia invade la sede della Confederterra e
uccide il capo lega di Torrenieri Severino Meattini, malmenando i
presenti e arrestando il segretario.
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24 luglio 1948
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A Gravina di Puglia (Bari), nel corso di una
manifestazione di braccianti le forze di polizia, intervenute con
l’abituale violenza, uccidono l’attivista sindacale Luigi Schiavino e,
sempre negli stessi giorni, il bracciante Bonifacio Loglisci.
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12 ottobre 1948
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A Tricarico (Matera), la polizia apre il fuoco sui partecipanti ad una manifestazione di sinistra, uccidendone 3.
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15 ottobre 1948
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A Dairago di Arconate (Mi), nel corso di una
manifestazione, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo Pietro
Paganini, presidente dell’Anpi di Dairago.
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16 ottobre 1948
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A Pistoia, nel corso di una manifestazione degli
operai della san Giorgio e della Smi in lotta contro la smobilitazione,
le forze di polizia sparano uccidendo l’operaio Ugo Schiano e ferendone
altri 3.
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24 novembre 1948
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A Bondeno (Ferrara), nel corso di una
manifestazione per richiedere la gestione diretta del collocamento al
lavoro, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo il contadino
Fernando Ercolei e ferendone altri 10.
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17 febbraio 1949
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A Isola Liri (Frosinone), nel corso di una
manifestazione di protesta organizzata da operai in sciopero, i
carabinieri aprono il fuoco provocando il ferimento di 35 dimostranti,
dei quali 7 in gravi condizioni, e la morte dell’operaio Tommaso
Diafrate, travolto da un automezzo dei militi.
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17 marzo 1949
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A Terni, nel corso di una manifestazione di
protesta contro il Patto atlantico, le forze di polizia sparano
uccidendo l’operaio delle Acciaierie Luigi Trastulli e ferendone altri
12.
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4 aprile 1949
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A Mazara del Vallo (Trapani), viene strangolato
nella locale caserma dei carabinieri il bracciante Francesco La Rosa,
che era stato convocato per un interrogatorio.
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19 aprile 1949
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A Mazara del Vallo (Trapani), nel corso di una manifestazione di braccianti, la polizia apre il fuoco uccidendo un contadino.
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17 maggio 1949
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A Molinella (Bologna), nel corso di uno sciopero
generale dei braccianti in Val Padana, è ferita da un colpo di fucile al
braccio la socialista Adele Toschi e la mondina Maria Margotti viene
falciata da una raffica di mitra, mentre altre 30 persone sono ferite.
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3 giugno 1949
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A Forlì, nel corso dello sciopero alla Mangelli, le
forze di polizia intervenute a difesa dei crumiri uccidono l’operaia
Jolanda Bertaccini e feriscono il bracciante Antonio Magrini a colpi
d’arma da fuoco.
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12 giugno 1949
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A Gambara (Brescia), nel corso di uno sciopero di
braccianti, un carabiniere fracassa la testa con una fucilata a Marziano
Girelli.
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17 giugno 1949
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A Minervino Murgia, nel corso di incidenti tra forze di polizia e braccianti, rimane ucciso Felice Magginelli.
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19 luglio 1949
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A Bolzano, i carabinieri uccidono il pubblicista Gaifas, in circostanze non chiare.
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26 agosto 1949
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A Medigliano (Padova), nel corso di una
manifestazione le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo davanti
alla lapide dei caduti il partigiano Bruno Cameran.
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30 ottobre 1949
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A Melissa (Catanzaro), nel corso dell’occupazione
della tenuta Fragalò, incolta, del barone Berlingeri le forze di polizia
aprono il fuoco sui contadini, uccidendo Giovanni Zito, Francesco
Nigro, Angelina Mauro e provocando altri 15 feriti.
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31 ottobre 1949
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A Isola di Caporizzuto (Catanzaro), la polizia apre
il fuoco sui partecipanti ad una manifestazione di braccianti,
uccidendo Matteo Aceto, organizzatore di occupazioni di terre. Un altro
bracciante viene assassinato a Bondeno. Nel solo crotonese, sono stati
occupati 6.000 ettari di terra e la lotta ha coinvolto migliaia di
persone.
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7-9 novembre 1949
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A Mantova, si svolge il 2° congresso della
Federbraccianti. Uno dei dati che emerge, limitato all’ultimo sciopero
nazionale, è un bilancio di 7 morti, 1.073 arresti e 7.600 denunce.
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9 novembre 1949
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A Crotone (Catanzaro), nel corso di una manifestazione contadina, la polizia apre il fuoco uccidendo una donna.
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29 novembre 1949
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A Torremaggiore (Foggia), nel corso di un comizio
di protesta per delle violenze verificatesi il giorno precedente a San
Severo, le forze di polizia caricano senza preavviso i partecipanti
facendo anche uso di armi da fuoco, e uccidendo i braccianti Giuseppe La
Medica e Antonio Lavacca, mentre la sarta Giuseppina Faenza muore a
causa dello spavento; altri 10 i feriti.
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29 novembre 1949
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A Bagheria (Palermo), nel corso di una
manifestazione contadina, i carabinieri intervengono aprendo il fuoco e
uccidendo la contadina Filippa Mollica Nardo.
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14 dicembre 1949
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A Montescaglioso (Matera), nel corso di un
rastrellamento alla ricerca dei responsabili di alcune occupazioni di
terre, avvenute nei giorni precedenti, i carabinieri uccidono i
braccianti Michele Oliva e Giuseppe Novello, mentre altri 5 rimangono
feriti.
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9 gennaio 1950
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Strage della polizia a Modena, dove i lavoratori
del complesso siderurgico Orsi, dopo il licenziamento di 200 operai su
800 ed una serrata padronale di 40 giorni, si erano avvicinati ai
cancelli nell’intento di riprendere il lavoro. La polizia apre il fuoco
uccidendo Angelo Appiani di 30 anni, Renzo Bersani di 21, Arturo
Chiappelli di 43, Ennio Garagnani di 21, Arturo Malagoli di 21 e Roberto
Rovati di 36. Altri 51 operai rimangono feriti.
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14 febbraio 1950
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A Seclì (Lecce), nel corso di una manifestazione di braccianti in sciopero, la polizia apre il fuoco, uccidendo Antonio Micali.
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2 marzo 1950
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A Petralia (Palermo), nel corso di una
manifestazione di protesta, la polizia apre il fuoco sui dimostranti,
uccidendone 2 e ferendone un terzo.
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14 marzo 1950
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A Porto Marghera (Mestre), nel corso di una
manifestazione di protesta contro i licenziamenti degli operai della
Breda, le forze di polizia aprono il fuoco uccidendo Nerone Piccolo di
25 anni e Virgilio Scala di 33 e ferendo altri 5 lavoratori. I
lavoratori di Venezia organizzano una manifestazione di protesta aperta
dai parenti delle vittime che recano gli indumenti degli operai uccisi,
insanguinati e forati dalle pallottole. Rinvenuti sul luogo della
sparatoria 1 Kg. di bossoli di armi automatiche di grosso calibro.
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17 marzo 1950
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A Torino, nel corso di una manifestazione
antifascista, la polizia carica i partecipanti uccidendo il pensionato
Camillo Corino, 51 anni.
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21 marzo 1950
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A Parma, nel corso di un comizio sindacale, si
arriva allo scontro provocato dalle forze di polizia, che uccidono
l'operaio disoccupato Attila Alberti, 32 anni.
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21 marzo 1950
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A Lentella (Chieti), nel corso di una
manifestazione si arriva allo scontro e le forze di polizia uccidono
Nicola Mattia e Cosimo Maciocco.
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23 marzo 1950
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Ad Avezzano (Aquila), nel corso di una
manifestazione di protesta per i fatti di Lentella, la polizia apre il
fuoco sui dimostranti, uccidendo Francesco Laboni.
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23 marzo 1950
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A San Severo (Foggia), una manifestazione
antifascista viene sciolta dal brutale intervento delle forze di polizia
che aprono il fuoco, uccidendo Michele Di Nunzio
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1 maggio 1950
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A Celano (Aquila), nel corso di una manifestazione,
la polizia apre il fuoco uccidendo Antonio Berardicuti e Agostino
Paris, mentre altri 12 dimostranti vengono feriti. Il comunista Antonio
d'Alessandro viene ucciso, nelle medesime circostanze, da
fiancheggiatori delle forze di polizia al servizio degli agrari.
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31 dicembre 1950
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Secondo fonti sindacali, il bilancio della
repressione a partire dal luglio 48 alla fine del 50 è di 62 uccisi,
3.126 feriti e 92.169 arrestati per motivi politici (di cui 19.306
condannati a complessivi 8.441 anni di carcere.
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17 gennaio 1951
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A Adrano (Ct), la polizia apre il fuoco sui
militanti di sinistra che protestano contro la visita di Eisenhower,
uccidendo Girolamo Rosano, bracciante 19enne iscritto alla Cisl e
ferendo altre 11 persone fra i quali, gravissimo, il 16enne Francesco
Greco. Una donna muore per attacco cardiaco, poco dopo la sparatoria. La
prima carica, con uso di armi da fuoco, avviene davanti alla Camera del
lavoro dove i manifestanti si stavano concentrando, la seconda contro
il corteo, effettuata con mitra e lacrimogeni. Secondo il quotidiano
"L’Unità" si sarebbe sparato anche dal balcone di tale Filadelfio
Cancio, iscritto al Msi e dell’avvocato Danielo, già segretario del
Fascio.
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18 gennaio 1951
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A Comacchio (Ravenna), una manifestazione di
protesta contro Eisenhower, la Nato e per le precarie condizioni dei
braccianti agricoli, viene stroncata dalle forze di polizia con estrema
violenza e l'uso di armi da fuoco. Nella carica, ordinata verso
mezzogiorno dai carabinieri, all’incrocio fra corso Garibaldi e via
Bonnet, rimane ucciso il bracciante Antonio Fantinuoli di 61 anni,
decine i feriti fra i quali gravemente Gaetano Farinelli e il 17enne
Eros Bonazza.
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18 gennaio 1951
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A Piana degli Albanesi, i manifestanti che
protestano contro la visita del generale Eisenhower, al grido di "non
daremo i nostri figli alla guerra americana" e "via lo straniero",
vengono caricati dai carabinieri con bombe lacrimogene. I dimostranti
riescono a spegnerle e continuano la protesta. Il maresciallo dei
carabinieri, a questo punto, ordina il fuoco e un milite spara al
bracciante Domenico Lo Greco, padre di 4 figli che, portato in ospedale,
muore qualche ora dopo.
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19 marzo 1952
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A Villa Literno (Ce), nel corso di una
manifestazione contadina indetta per protestare contro le ingiuste
assegnazioni delle terre già dell’Opera nazionale combattenti, le forze
di polizia caricano e uccidono Luigi Noviello, padre di 8 figli,
feriscono gravemente Armando Vitiello e provocano diversi contusi.
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24 marzo 1952
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A Bologna, la Corte di assise si pronuncia sulla
strage del 9 gennaio 1950 a Modena, scrivendo fra l’altro: "..Quando la
pressione aggressiva era quasi cessata e la folla stazionava compatta ma
inerte, l’uccisione di Renzo Bersani ed Ennio Garagnani deve ritenersi
conseguenza di uso frettoloso e lesivo delle armi, senza alcuna
necessità perché i colpiti stavano allontanandosi; ma le indagini non
hanno dato alcun risultato perché nessuno di coloro che avrebbero
assistito all’uccisione…è stato in grado di fornire elementi utili per
la identificazione degli sparatori o dell’unico sparatore…".
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7 maggio 1952
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A Villamarzana (Rovigo), una riunione indetta
all’interno di una palestra per discutere la richiesta di lavori di
sistemazione nelle zone disastrate e protestare contro la decisione
prefettizia di ridurre l’assistenza, viene dispersa dalla polizia che fa
irruzione nel locale malmenando i presenti e fermando 11 persone, fra
le quali il vice sindaco comunista Paiola e il dirigente della locale
Coldiretti, Munari. Per lo spavento, muore in seguito a un attacco
cardiaco Giovanni Sicchieri.
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30 marzo 1953
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A Bitonto, durante la protesta nazionale contro la
‘legge truffa’, la polizia caricando i manifestanti, colpisce a morte
Francesco Ricci di 57 anni, che morirà alcuni giorni dopo.
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13 luglio 1953
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La Corte d’appello di Bologna conferma la sentenza
di 1° grado e condanna alla modica pena di 6 mesi e 15 giorni di
reclusione il carabiniere Francesco Galeati, uccisore della mondina
Maria Margotti, non infliggendo alcuna condanna a carico dei superiori
del Galeati.
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5 novembre 1953
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A Trieste, la polizia alleata spara sui
manifestanti a favore del ritorno della città all’Italia, uccidendo lo
studente di 16 anni Pietro Addobbati e il lavoratore Antonio Zavadil, e
ferendo oltre 100 persone di cui uno, Domenico Scoroglia, gravemente. Il
fuoco viene aperto davanti alla chiesa di S.Antonio, con inseguimento
dei dimostranti anche all’interno del tempio dove si erano rifugiati per
trovare scampo.
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6 novembre 1953
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A Trieste, la polizia alleata apre ancora il fuoco
sui dimostranti pro-Italia uccidendo Saverio Montano, Erminio Bassa,
Francesco Paglia e Leonardo Manzi di 15 anni, e ferendo altre 80
persone. I dati ufficiali parlano di 82 feriti fra i dimostranti, oltre
ai 6 morti, 79 fra i poliziotti e di 55 fermati come bilancio delle due
giornate.
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16 febbraio 1954
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A Milano, nel corso di una manifestazione dei
lavoratori dell’Om, le forze di polizia, capeggiate dal commissario
Allitto, aprono il fuoco in piazza Sant’Ambrogio, mentre una delegazione
di lavoratori attende di essere ricevuta dalla presidenza dell’azienda,
uccidendo l'operaio Ernesto Leoni e abbandonandosi ad aggressioni
brutali, con l’inseguimento degli operai fin dentro la basilica.
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17 febbraio 1954
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A Mussumeli (Cl), nel corso di una manifestazione
popolare di protesta per la cronica mancanza di acqua e la pretesa
dell’Ente acquedotti di riscuotere comunque le bollette, le forze di
polizia aprono il fuoco sulla folla davanti al Municipio, uccidendo
Onofria Pellicceri, Giuseppina Valenza, Vincenza Messina e Giuseppe
Cappalonga di 16 anni. Fra i numerosi feriti, 9 sono gravi e fra loro un
bambino di 7 anni, Baldassare Mistretta.
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17 febbraio 1954
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A Barrafranca (Enna), i carabinieri sparano contro i
partecipanti ad una manifestazione contadina, uccidendo un bambino di 5
anni.
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31 marzo 1954
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A distanza di poco più di un mese dall’eccidio,
2.300 poliziotti invadono Mussomeli (Caltanissetta) perquisendo decine
di abitazioni ed operando una trentina di arresti fra coloro che si
erano adoperati per evitare il massacro o l’avevano denunciato: fra gli
altri, i consiglieri comunali Calogero Amico e Vincenzo Consiglio,
comunisti, il segretario della Cdl Salvatore Guarino ed il consigliere
democristiano Giovanni Vullo che aveva sottoscritto un dettagliato
esposto alla Procura della repubblica.
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19 ottobre 1954
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A Caltanissetta, viene emessa dal Tribunale una
sentenza per i fatti di Mussomeli dei quali sono chiamati a rispondere,
anziché le forze di stato responsabili dell’eccidio, 35 cittadini che
manifestavano per la mancanza d’acqua. Viene condannato il segretario
della Camera del lavoro Salvatore Guarino a 9 mesi e 15 giorni di
reclusione per ‘oltraggio aggravato’; con la medesima imputazione sono
comminate condanne da 6 a 8 mesi per Francesco Catania, Salvatore
Mancuso, Diego Seminatore, Vincenzo Russo, Antonino Collura, Calogero
Castello, Michele Noto, Nicola Cardinali, Alfonso Caruso, Calogero
Amico, Vincenzo Consiglio, Vincenza Randasso, Vincenza Giovino, Calogero
Immermano, Giuseppe Savia, Vincenzo Lobrutto, Giuseppe Di Liberto,
Marcangelo Lo Presti, Salvatrice La Rocca, Giuseppe Bonfanti, Calogero
Castello, Gaetano Barba, Eraldo Martinassi, Giovanni Calà, Concetto
Evelino, Angela Torquato, Giovanna Giovino.
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31 dicembre 1954
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Secondo stime dello storico Sereni, la repressione
di classe nel periodo 1 gennaio 1948-31 dicembre 1954 fornisce il
bilancio che segue: 75 morti, 5.104 feriti, 148.269 arrestati, 61.243
condannati a 20.426 anni di carcere e 18 condanne all’ergastolo. I dati
sono parziali perché riferiti a 38 province soltanto.
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4 febbraio 1956
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A Venosa (Potenza), nel corso di uno sciopero dei
braccianti, le forze di polizia aprono il fuoco sui dimostranti,
uccidendo Rocco Girasole.
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7 febbraio 1956
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A Andria (Bari), la polizia apre il fuoco su una
manifestazione di braccianti, uccidendo Domenico Ruotolo e ferendone
vari altri.
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20 febbraio 1956
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A Comiso, un’assemblea di braccianti che protestano
per la mancanza di lavoro viene assalita dalle forze di polizia, che
uccidono Paolo Vitale e Cosimo De Luca.
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14 marzo 1956
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A Barletta (Bari), una folla di circa 4.000 persone
accalcata dinanzi alla sede della Pontificia opera di assistenza per
ritirare pacchi di viveri ed indumenti, viene caricata dalle forze di
polizia che aprono il fuoco, uccidendo Giuseppe Di Corato, Giuseppe
Spadaro e Giuseppe Lojodice e ferendo gravemente altri 6.
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30 gennaio 1957
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A Palermo, divampa una rivolta all’interno del
carcere dell’Ucciardone. L’intervento della polizia provoca la morte di
un detenuto ed il ferimento di altri 20.
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9 settembre 1957
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A San Donaci (Brindisi), nel corso di una
manifestazione di viticultori, la reazione di un gruppo di giovani
all’arresto di una donna provoca la spropositata reazione della polizia
che apre il fuoco, uccidendo Luciano Valentini, Mario Celò e Antonio
Carignano.
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31 gennaio 1959
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A Palermo, esplode una rivolta nel carcere
dell’Ucciardone contro le disumane condizioni di vita. Le forze di
polizia intervengono facendo largo uso delle armi da fuoco, uccidendo un
detenuto e ferendone gravemente altri 7
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30 ottobre 1959
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A Spoleto, una manifestazione di protesta per la
chiusura del cotonificio è caricata dalle forze di polizia che lanciano
candelotti lacrimogeni, il fumo dei quali provoca la morte dell’operaio
Arcangelo Fiorelli che, arrampicato su un palo della luce per ragioni di
lavoro, precipita al suolo.
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5 luglio 1960
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A Licata, una manifestazione popolare contro il
carovita e la mancanza di lavoro è caricata selvaggiamente dalla
polizia. Rimane ucciso Vincenzo Napoli, mentre cercava di difendere un
bambino tenuto fermo ad un muro e picchiato dai celerini.
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7 luglio 1960
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A Reggio Emilia, la polizia interviene contro una
massa di cittadini che segue, all’esterno del teatro dove si svolge, un
comizio contro il governo Tambroni. Per disperdere la folla di circa
20.000 cittadini, oltre ai caroselli con le jeep la polizia apre il
fuoco uccidendo Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Marino Serri, Emilio
Reverberi e Afro Tondelli. 21 risultano i feriti. Viene arrestato, dopo
la strage perpetrata dalla polizia, Alberto Bedini. Gli agenti inquisiti
saranno assolti definitivamente nel luglio 1960.
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8 luglio 1960
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A Palermo, il centro è presidiato fin dalle prime
ore del mattino dalla Celere per disturbare lo sciopero generale
proclamato dalla Cgil. Alle violente cariche i dimostranti rispondono.
Restano uccisi Francesco Vella, organizzatore delle leghe edili, mentre
soccorre un ragazzo colpito da un lacrimogeno, Giuseppe Malleo, Rosa La
Barbera e Andrea Cangitano di 18 anni, non si sa se da poliziotti o
mercenari. Una manifestazione indetta alle 18 davanti a municipio,
questura e prefettura viene respinta con l'impiego di armi da fuoco. Gli
scontri continuano fino a notte, seguiti da rastrellamenti e pestaggi
dei fermati. Bilancio: 300 fermi, centinaia di feriti e contusi, 40
persone medicate per ferite da armi da fuoco.
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8 luglio 1960
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A Catania, nel corso dello sciopero contro il
governo Tambroni, le forze di polizia caricano i manifestanti con lancio
di candelotti lacrimogeni. Un edile disoccupato, Salvatore Novembre,
rimasto isolato viene massacrato a manganellate e finito a colpi di
pistola. Altri 7 manifestanti rimangono feriti.
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11 maggio 1961
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A Sarnico (Bs), una manifestazione di protesta da
parte degli operai contro i licenziamenti, viene stroncata dai
carabinieri che aprono, senza alcuna motivazione plausibile, il fuoco
uccidendo il disoccupato Mario Savoldi.
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28 maggio 1962
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A Ceccano (Frosinone), i carabinieri aprono il
fuoco sugli operai del saponificio Scala, in sciopero da 34 giorni, che
protestano contro i crumiri assunti dalla direzione. Viene ucciso
l’operaio Luigi Mastrogiacomo e altri 7 rimangono feriti.
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27 ottobre 1962
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A Milano, mentre è in corso una manifestazione
contro il blocco aeronavale imposto dagli Stati uniti a Cuba, i reparti
della Celere caricano i partecipanti travolgendoli e uccidono,
schiacciandolo contro un muro, lo studente Giovanni Ardizzone.
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14 luglio 1964
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La Corte d’assise di Milano, presieduta da Paolo
Curatolo, emette la sentenza a carico dei 63 imputati per i fatti di
Reggio Emilia del luglio 1960, assolvendo da ogni addebito i poliziotti
che avevano aperto il fuoco contro i manifestanti.
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12 settembre 1968
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A Lodè (Nuoro), nel corso di una manifestazione, i
carabinieri intervengono aprendo il fuoco sui dimostranti e uccidendo
l’operaio Vittorio Giua.
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2 dicembre 1968
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Ad Avola (Siracusa), la Celere apre il fuoco contro
una manifestazione di braccianti, in agitazione nel quadro di una
settimana di scioperi per il rinnovo del contratto, uccidendo Giuseppe
Scibilia e Angelo Sigona.
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9 aprile 1969
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A Battipaglia (Salerno) viene caricata
violentemente una manifestazione di operai e braccianti dalla polizia
che spara, uccidendo Teresa Ricciardi e Carmine Citro, 19 anni, e
ferendo molti altri manifestanti. La manifestazione, che aveva bloccato
il traffico sull’Autosole, era stata indetta nel corso di uno sciopero
cittadino, per protestare contro la chiusura degli stabilimenti che
davano occupazione alla zona (uno per uno, hanno chiuso i battenti il
tabacchificio Santa Lucia, Baratta, D’Amato, D’Agostino, Giambardella e
il zuccherificio Ziis) e chiedere terra e lavoro.
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23 luglio 1969
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A Battipaglia, vengono incriminate 119 persone in
relazione alla manifestazione nella quale sono stati uccisi Citro e
Ricciardi, per blocco stradale, violenza e resistenza a pubblico
ufficiale.
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27 ottobre 1969
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A Pisa, la polizia carica i manifestanti del
movimento, uccidendo con un candelotto lacrimogeno sparato a tiro teso
ed altezza d'uomo lo studente Cesare Pardini; numerosi altri
manifestanti rimangono feriti. Vengono spiccati 12 mandati di cattura
per ‘radunata sediziosa, resistenza, violenza privata, lesioni
aggravate, danneggiamento aggravato, detenzione, uso e trasporto di
materiali esplosivi’ ; 5 manifestanti (3 operai e 2 studenti) sono
arrestati e tradotti nel carcere di Livorno, gli altri 7 si rendono
latitanti.
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28 ottobre 1969
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Il ministro degli interni, Franco Restivo,
intervenendo al Senato per riferire sull’uccisione da parte della
polizia dello studente Cesare Pardini, a Pisa, afferma :"Questi
avvenimenti, che purtroppo hanno avuto la loro vittima, ci ammoniscono
ad opporci all’eversivo operare di minoranze di facinorosi che,
trasformando anche le più civili manifestazioni in violenti tumulti,
perseguono il fine di turbare gli animi, di esasperare le passioni e di
attentare all’ordine democratico".
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30 novembre 1969
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A Napoli, nel carcere di Poggioreale, si uccide
Domenico Criscuolo, tassista incarcerato in occasione di una
manifestazione sindacale caricata dalla polizia, il 13 ottobre. Aveva
appena avuto un colloquio con la moglie, che non sapeva come procurarsi
il denaro per vivere, insieme ai 5 figli.
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14 luglio 1970
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A Reggio Calabria, si verificano dimostrazioni e
scontri tra forze di polizia e popolazione alla notizia che è stata
prescelta la città di Catanzaro come capoluogo di regione. Nel corso
degli scontri la polizia uccide il ferroviere Bruno Labate.
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27 settembre 1970
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A Reggio Calabria, nel corso di incidenti con i manifestanti per ‘Reggio capoluogo’, la polizia uccide Angelo Campanella.
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9 novembre 1970
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Ad Avola (Siracusa), il giudice istruttore Dionisio
Mangiacasale invia 85 mandati di comparizione ad altrettanti
braccianti, per i reati di ‘blocco stradale’, ‘resistenza a pubblico
ufficiale’, ‘violenza’, a seguito della repressione poliziesca del 2
dicembre 1968
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12 dicembre 1970
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A Milano, la polizia guidata dal vice questore
Vittoria carica con lacrimogeni e pestaggi un corteo indetto dalla
sinistra extraparlamentare nell'anniversario della ‘strage di Stato’, e
per solidarizzare con i militanti dell’Eta sotto processo a Burgos,
uccidendo Saverio Saltarelli di 22 anni, provocando decine di feriti fra
i quali il giornalista Giuseppe Carpi, colpito da un proiettile. Per la
morte di Saltarelli saranno successivamente inquisiti il capitano dei
carabinieri Antonio Chirivi e il capitano di Ps Alberto Antonietti.
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2 febbraio 1971
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A Foggia, nel corso di uno sciopero la polizia apre il fuoco uccidendo il bracciante Domenico Centola.
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6 giugno 1971
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A Milano, nel corso dello sgombero di una palazzina
Iacp di via Tibaldi, occupata da decine di famiglie operaie, il denso
fumo provocato da decine di candelotti lacrimogeni sparati dalle forze
di polizia provoca la morte di Massimiliano Ferretti, di 7 mesi, malato
di cuore e affetto da bronchite.
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12 giugno 1971
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A Palermo, un attivista del Partito repubblicano,
Michele Guaresi di 32 anni, viene ucciso con un colpo di pistola da un
agente di Ps perché sorpreso ad affiggere manifesti elettorali del suo
partito dopo il termine consentito.
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17 settembre 1971
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A Reggio Calabria, nel corso di incidenti con
dimostranti per Reggio capoluogo, le forze di polizia fanno uso di armi
da fuoco uccidendo Carmelo Jaconis.
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11 marzo 1972
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A Milano, la Questura autorizza un raduno della
maggioranza silenziosa che raccoglie alcune centinaia di persone a
piazza Castello; a margine di questa manifestazione, vengono malmenati
un cronista del "Giorno" e un fotografo. La Questura vieta per contro la
piazza alla sinistra extraparlamentare che vuole manifestare per la
libertà di Valpreda e contro il governo Andreotti e la ‘strage di
Stato’. I giovani si radunano egualmente in vari punti della città ed
impegnano la polizia, tenendo il centro per tutto il pomeriggio. Rimane
ucciso da un candelotto lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dalla
polizia, il pensionato Giuseppe Tavecchio (per la sua morte verrà
incriminato per ‘omicidio colposo’, il capitano di Ps Dario Del Medico,
condannato in primo grado e, infine, assolto in appello perché ‘il fatto
non costituisce reato’) e si contano 40 feriti. Nei giorni seguenti,
perquisizioni a tappeto, la Questura annuncia 99 arresti: fra essi, il
nostro compagno, Luigi Cipriani, ‘comandante’ delle forze di piazza, che
dovrà rendersi latitante per sfuggire all’arresto, nonché l’avvocato
Leopoldo Leon, non presente ai fatti, che raccoglieva testimonianze sul
comportamento della polizia, per ‘concorso ideologico nei reati di
resistenza aggravata e devastazione’.
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5 maggio 1972
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A Pisa, le forze di polizia caricano i militanti
della sinistra extraparlamentare che contestano il comizio del missino
Niccolai, provocando decine di feriti e procedendo a 20 arresti. Fra
questi, l’anarchico Franco Serantini di vent’anni, che al momento del
fermo viene selvaggiamente percosso con i calci dei fucili, pugni e
calci. Morirà due giorni dopo nel carcere di Pisa, privo di cure, per
frattura della scatola cranica. Il pretore condannerà il capitano di Ps
Amerigo Albini e l’agente Giovanni Colantoni a 6 mesi e 10 giorni di
reclusione per ‘falsa testimonianza’. Anche a Bergamo, le forze di
polizia caricano violentemente i militanti di sinistra che contestano il
comizio del missino Tremaglia, provocando il ferimento di 15 giovani.
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23 gennaio 1973
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A Milano, in serata 100 poliziotti agli ordini del
vice questore Paolella e Cardile e del tenente Vincenzo Addante
circondano la Bocconi contro una manifestazione di studenti del
movimento, indetta per protestare contro i provvedimenti repressivi
della libertà di riunione, adottati sulla scia di quelli alla Statale.
Un agente di Ps apre il fuoco contro i manifestanti in fuga, colpendo a
morte lo studente Roberto Franceschi. Rimane ferito anche l’operaio
Roberto Piacentini, al quale una pallottola sfiora un polmone. Il giorno
successivo, in gravissime condizioni, verrà incriminato per ben 5
reati. Si verifica nei giorni successivi un rimbalzo di responsabilità
per l’intervento della polizia fra il rettore Giordano Dell’Amore e la
Questura, che avanza la versione dell’ ‘agente in preda a raptus’.
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24 febbraio 1974
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A Firenze, nel corso di una protesta inscenata dai
detenuti nel carcere cittadino Le Murate, un secondino uccide con una
raffica di mitra Giancarlo Del Padrone, di 20 anni, mentre altri 4
rimangono feriti.
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10 maggio 1974
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Ad Alessandria, una rivolta dei detenuti che
avevano preso degli ostaggi, viene stroncata dal procuratore generale di
Torino, Carlo Reviglio Della Veneria e dal generale dei carabinieri
Carlo Alberto Dalla Chiesa che ordinano un attacco militare che si
conclude con l’uccisione di 2 detenuti, di 2 secondini, del medico del
carcere e di una assistente sociale.
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8 settembre 1974
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A Roma, si rinnovano gli interventi repressivi
della polizia nel quartiere san Basilio contro gli occupanti di case,
anche con l’uso di armi da fuoco che uccidono il militante di sinistra
Fabrizio Ceruso.
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17 aprile 1975
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In molte città, si svolgono manifestazioni di
protesta per l’uccisione di Claudio Varalli da parte del fascista
Braggion. A Milano, la manifestazione è repressa dalla polizia con ampio
uso di armi da fuoco. Un manifestante, l’insegnante Giannino Zibecchi
di 27 anni, è ucciso da un camion dei carabinieri guidato dal milite
Sergio Chiairieri, salito sul marciapiede per caricare i partecipanti. I
tre militi inquisiti per l’uccisione saranno definitivamente scagionati
nel novembre 1980.
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18 aprile 1975
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A Firenze, una manifestazione antifascista
organizzata dall’Anpi è attaccata dalla polizia con l’uso di armi da
fuoco. Un agente di Ps, Orazio Basile, uccide Rodolfo Boschi e ferisce
Alfredo Panichi. Al processo che ne seguirà, l’agente sarà condannato a 8
mesi con la condizionale per ‘eccesso colposo di legittima difesa’; 10
anni di reclusione sono inflitti invece a Francesco Panichi, imputato di
reati minori.
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16 maggio 1975
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A Napoli, la polizia carica i disoccupati che hanno
occupato la sala consiliare del Comune, provocando 34 feriti e
travolgendo con un automezzo Gennaro Costantino, determinandone la
morte. Numerosi sono gli arrestati fra i dimostranti, che si sono difesi
con sassaiole, impegnando la polizia in scontri.
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7 luglio 1975
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A Roma, il vicebrigadiere di Ps Antonio Tuzzolino,
recatosi con altri nell’appartamento di Anna Maria Mantini, sospettata
di appartenere ai Nap, la uccide con un colpo di pistola in fronte,
senza alcuna motivazione logica essendo la ragazza disarmata. La
comunicazione giudiziaria a suo carico il giorno successivo, non avrà
alcun seguito rivestendo un carattere meramente formale. Lo
stesso giorno nella capitale, un agente di Ps uccide Rosaria Palladino
di 25 anni, perché aveva sospettato che tenesse nella borsetta una
pistola.
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16 luglio 1975
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Il quotidiano comunista "L’Unità" riporta uno
stralcio dell’ordinanza istruttoria sulla morte di Saverio Saltarelli,
che vede come indiziati di reato il capitano dei carabinieri Antonio
Chirivì e il capitano di Pubblica sicurezza Alberto Antonietti. Il
magistrato ammette che da parte degli organi giudiziari e di polizia "è
evidente che fu posto in essere un ostruzionismo sottile, bizantino,
fondato su manipolazioni procedurali, che ha avuto quale unico effetto
quello di allontanare nel tempo l’accertamento della verità".
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22 novembre 1975
|
A Roma, nel corso di una manifestazione a favore
della liberazione dell’Angola dal dominio portoghese, i carabinieri
aprono il fuoco uccidendo il diciottenne Pietro Bruno e ferendo
gravemente altri 3 militanti di sinistra. Per l’uccisione di Bruno
saranno inquisiti il sottotenente dei carabinieri Saverio Bosio, il
carabiniere Pietro Colantuono e l’agente di Ps Romano Tammaro. Il
giudice istruttore Pasquale Lacanna nella sua ordinanza di
proscioglimento scriverà: "se per la difesa dei superiori interessi
dello Stato, congiuntamente alla difesa personale, si è costretti ad una
reazione proporzionata alla offesa, si può compiangere la sorte di un
cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si
possono ignorare fondamentali principi di diritto. La colpa della
perdita di una vita umana è da ascrivere alla irresponsabilità di chi,
insofferente della civile vita democratica, semina odio tra i
cittadini".
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14 marzo 1976
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A Roma, davanti all’Ambasciata spagnola è stata
indetta una manifestazione antifranchista dalla sinistra rivoluzionaria e
movimento studentesco, caricata dalla polizia che si lancia in
caroselli al Pincio ed uccide un anziano, l’ingegner Marotta, che
passeggiava in via Belvedere, e ferisce uno studente.
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7 aprile 1976
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A Roma, in occasione della trattazione in
Cassazione del caso Marini, per il quale è riconfermata la condanna,
manifestano gli anarchici e la sinistra rivoluzionaria dinanzi al
‘Palazzaccio’ e al ministero di Grazia e giustizia. Il secondino
Domenico Velluto, in servizio dinanzi al ministero, spara contro alcuni
giovani che avevano lanciato delle bottiglie molotov contro l’edificio,
uccidendo con un colpo alla nuca il 21enne Mario Salvi.
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1 luglio 1976
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A Milano, viene condannato per omicidio colposo, in
relazione alla morte di Saverio Saltarelli, il capitano di Ps Alberto
Antonetti a 9 mesi con la concessione delle attenuanti generiche, la
sospensione condizionale della pena e la non menzione.
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19 gennaio 1977
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Il Tribunale di Pisa modifica la sentenza emessa
dal pretore il 1 ottobre 1975, assolvendo il capitano di Ps Amerigo
Albini e l’agente Giovanni Colantoni accusati di ‘falsa testimonianza’
per la morte di Franco Serantini.
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11 marzo 1977
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A Bologna, la polizia carica i militanti di
sinistra e del movimento che manifestano per le vie cittadine. I
carabinieri aprono il fuoco, uccidendo Pier Francesco Lorusso di Lotta
continua. I giovani continuano a manifestare, caricati a più riprese.
Sono arrestate in seguito agli scontri 45 persone fra cui Renato Resca,
Nicola Rastigliano, Diego Benecchi, Alberto Armaroli, Mauro Collina,
Raffaele Bertoncelli, Giancarlo Zecchini, Albino Bonomi, Fausto Bolzani,
Carlo Degli Esposti, fra gli altri. Per la morte di Lorusso sarà
inquisito il capitano dei carabinieri Pietro Pistolese.
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22 marzo 1977
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A Roma, l’agente di Ps Claudio Graziosi è ucciso su
un autobus mentre tenta di arrestare Maria Pia Vianale, senza darsi
conto che accanto vi è un suo compagno armato. In seguito al fatto, la
polizia scatena una caccia all’uomo, nel corso della quale viene uccisa
‘per errore’ Angelo Cerrai. .
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8 aprile 1977
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A Firenze, è condannato in relazione all’uccisione
di Boschi, qualificata come ‘omicidio colposo in eccesso di legittima
difesa’, l’agente Orazio Basile alla pena assai mite di 8 mesi con la
condizionale.
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12 maggio 1977
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A Roma, la polizia carica una dimostrazione
pacifica, organizzata dai radicali per ricordare la vittoria del
referendum sul divorzio, facendo largo uso di armi da fuoco ed uccidendo
Giorgiana Masi, diciannovenne, e ferendo altri 7 giovani, tra i quali
Elena Ascione. Fra gli agenti di Ps che aprono il fuoco viene ritratto
in una foto Giovanni Santone, in forza alla squadra mobile.
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7 luglio 1977
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A Roma, il Tribunale assolve il secondino Domenico
Velluto dall’accusa di ‘omicidio preterintenzionale’ nei confronti di
Mario Salvi, per "aver fatto uso legittimo delle armi".
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22 ottobre 1977
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La sezione istruttoria della Corte di appello di
Bologna annulla il mandato di cattura a carico del carabiniere Massimo
Tramontani, accusato di aver ucciso Francesco Lorusso l’11 marzo 1977.
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7 gennaio 1978
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A Roma, in via Acca Larentia, le forze di polizia
intervengono contro i militanti del Msi che manifestano per protestare
contro l’uccisione di Stefano Bigonzetti e Francesco Ciavatta da parte
di avversari politici rimasti ignoti. La polizia fa uso delle armi da
fuoco e uccide Stefano Recchioni: per questa morte sarà inquisito il
capitano dei carabinieri Sivori, successivamente prosciolto da ogni
addebito.
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3 gennaio 1979
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A Roma, una pattuglia di carabinieri ferisce in
modo grave, sparandogli, Alberto Di Cori, impegnato a tracciare scritte
sui muri nelle vicinanze della residenza privata di Giulio Andreotti.
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10 gennaio 1979
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A Roma, nel corso di incidenti con le forze di
polizia, viene ucciso con un colpo di pistola alle spalle, il militante
missino Alberto Giaquinto, di 18 anni. La polizia si discolperà
affermando che il giovane era armato, ma sarà smentita dalle risultanze
processuali.
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18 luglio 1979
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A Milano, al processo per la morte di Franceschi,
sono assolti gli agenti incriminati per la impossibilità, a giudizio del
Tribunale, di stabilire la dinamica dei fatti; assolti con formula
dubitativa anche i manifestanti Piacentini e Cusani. L’unica condanna è
per ‘falsa testimonianza’, al capitano Savarese e all’agente Puglisi.
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1 febbraio 1980
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A Roma, i carabinieri uccidono Maria Minci, nel
quartiere Montesacro, nel corso, affermeranno successivamente, di
un’operazione anti terrorismo, per ‘errore’.
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6 gennaio 1981
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A Roma, nel corso di un controllo anti- terrorismo, la Digos uccide ‘per errore’ Laura Rendina.
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28 luglio 1981
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A San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), agenti
di polizia in borghese appostati sotto l’abitazione di Roberto Peci,
uccidono Vincenzo Illuminati che, in compagnia della fidanzata, non si
era fermato all’alt temendo di avere a che fare con dei banditi.
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3 dicembre 1981
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A Roma, il giudice istruttore Ettore Torri rinvia a
giudizio per ‘eccesso colposo nell’uso delle armi’ l’appuntato di Ps
Alessio Speranza che, il 10 gennaio 1979, aveva ucciso sparandogli alla
nuca, il giovane missino Alberto Giaquinto, diciassettenne.
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9 marzo 1985
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A Trieste, nel corso dell’operazione finalizzata
all’arresto dell’autonomo Pietro Maria Greco, alla quale partecipano
l’agente di Ps Mario Passanisi, il vice ispettore Giuseppe Guidi,
l’agente di Ps Nunzio Romano in forza al Sisde ed altri, il giovane
viene ucciso benché non avesse opposto resistenza e fosse disarmato.
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20 febbraio 1986
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A Milano, la polizia uccide nel corso di un’operazione di ordine pubblico il militante di Democrazia proletaria Luca Rossi.
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20-21 luglio 2001
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A Genova, in una città blindata in occasione del
vertice dei G8, continuano le dimostrazioni iniziate il giorno
precedente con il ‘corteo dei migranti’, mentre la città è affollata di
giovani e non, che hanno risposto all’appello lanciato dal ‘Genoa social
forum’, dalle ‘Tute bianche’, Rifondazione comunista, Campo
antimperialista e altri gruppi antiglobalizzazione, per contestare lo
strapotere dei grandi. Oggi le ‘Tute bianche’ hanno inscenato lo
sfondamento della rete che protegge la ‘zona rossa’ nel giorno della
‘disobbedienza civile’. Da una camionetta di carabinieri, circondata da
alcuni ragazzi armati di soli oggetti contundenti, parte un proiettile
che colpisce alla testa Carlo Giuliani, 23 anni. Per inscenare
l’incidente, non sapendosi filmati, i carabinieri innescano la
retromarcia e la camionetta passa sul corpo del ragazzo, già caduto a
terra in una pozza di sangue. Il giorno seguente, 200.000 persone
accorrono per la dimostrazione finale unitaria e per protestare contro
l’uccisione del ragazzo. Le forze di polizia prendono a pretesto
l’azione di alcuni gruppi di giovani, che effrangono le vetrine di
alcune banche e bruciano macchine di lusso, e caricano con lanci di
lacrimogeni e pestaggi indiscriminati la folla di manifestanti, per la
gran parte indifesi e privi di servizi d’ordine. Diverse testimonianze
parlano di infiltrati. La giornata si chiude con un altro pestaggio
nelle scuole messe a disposizione dal Comune per accogliere i giovani,
operato dalle forze di polizia, che operano decine di arresti e
provvedono altresì ad effrangere, nella scuola adibita a sede del Genoa
social forum i computer, asportare il materiale fotografico e video che
gli organizzatori hanno raccolto per documentare le violenze della
polizia e la morte del giovane.
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