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martedì 18 ottobre 2011

Infiltrati per chi? Lo Stato non avrebbe nulla da guadagnarci, anzi! (di Michele Fabiani)

da anarchaos




Si sta facendo una gran caciara sulla presunta presenza di altrettanti presunti infiltrati alla manifestazione di sabato 15 ottobre a Roma. A differenza di quanto sostiene la polizia, la gente incazzata (evito epiteti giornalistici come “Black bloc”, “teppisti”, “incappucciati”, ecc) non era composta da 500 infiltrati, ma da almeno 30 mila persone, che in Piazza San Giovanni hanno resistito per 2 ore alle cariche. Credo che nemmeno se tutti gli agenti CIA presenti in Europa fossero stati dirottati su Roma si sarebbe raggiunta una cifra simile. A che scopo poi?
Certo, bisogna considerare che 30 mila persone su 300 mila sono una minoranza, ma di ben altre proporzioni! Come bisogna considerare che, a differenza dello scorso 14 dicembre, la rivolta non è stata così unanime. Da anarchico, potrei ironizzare sul ruolo sterilizzante di una eccessiva “organizzazione”: non solo al livello classico, nei partiti e nei sindacati, ma anche in questi fatti di piazza, una eccessiva organizzazione militare spaventa la gente, mentre invece il 14 dicembre c’erano anche le signore di 60 anni a tirare le ombrellate. Ma un fatto rimane innegabile, nella storia e prima ancora nella cronaca: una rivolta c’è stata ed è stata di massa. Ha coinvolto minorenni, rom, disoccupati, tantissime ragazze, precari, insomma una vasta fetta di quello che una volta sarebbe stato chiamato “sottoproletariato”.
In questo delirio una posizione particolarmente grave l’hanno assunta i Cobas, i quali hanno avuto un vero e proprio calo di lucidità. Prima, in sede di Coordinamento organizzatore della manifestazione, dove si sono vergognosamente schierati con la Fiom e con gli ex disobbedienti di Casarini, con Vendola e con l’Arci a favore di una manifestazione che evitasse di passare troppo vicino ai palazzi del potere, rompendo quindi con i “loro” studenti e con gli altri sindacati di base come l’USB e pezzi indomiti della “sinistra della sinistra” dentro la Fiom. Poi, in piazza, attaccando vergognosamente alcuni minorenni colpevoli di avere un cappuccio in testa, definendoli “fascisti” e, secondo i media di regime, consegnandone tre alla polizia. In particolare, questa notizia, ancora non smentita, fa calare un velo di infamia su tutta l’organizzazione.
Pare che uno dei ragazzi che si è sentito dare del fascista, abbia riconosciuto in quella voce odiosa una sua stronzissima professoressa. Questo dovrebbe aprire un serio dibattito sul ruolo carcerario dell’istituzione scolastica. Povero Pierino! La mattina ti mandano dalla Preside perché non te ne stai zitto e buono dentro la tua gabbia di legno, il pomeriggio ti consegnano alla sbirraglia perché non te ne stai buono in fila nello spezzone dei Cobas!
M. Foucault definiva ”la prigione” come ”una scuola senza indulgenza”, ma in fondo, ”niente di qualitativamente differente.” Forse gli studenti avrebbero dovuto ricordarselo, prima di scendere in piazza con i loro secondini…
Un’incredibile cartolina dalla città eterna è data dallo scontro verbale fra un sedicente operaio di Pomigliano che invitava al microfono a bruciare Roma e i prof pseudo-radicali che invitavano a stare calmi. Evidentemente è davvero finita la Seconda Repubblica, non solo nel senso più visibile, la crisi del berlusconismo, ma anche in quelle abitudini geo-politiche che ci portavano ad immaginare almeno dai primi anni Novanta un quadro sindacale in cui i Cobas stavano alla “sinistra” della Cgil: anche questa semplificazione “visiva” sta crollando, quando il fumo comincia a salire gli operai (anche se hanno tessere Fiom in tasca) se la cavano meglio dei professorini…
Ma torniamo al tortuoso complottismo di chi vede fascisti e infiltrati in chiunque non la pensi come loro – dimostrando, loro sì, di essere dei veri stalinisti! Andiamo oltre le evidenze empiriche di una rivolta di massa, di giovani minorenni, di rom, di operai, di disoccupati: per queste, basta vedere l’elenco e l’attività degli arrestati; compresi i tre consegnati dagli stessi pacifici delatori, e sui quali  i soliti complottisti non possono sostenere che la polizia non va mai a prendere gli infiltrati veri, dato che questi glie li hanno consegnati di persona. Per dimostrare l’inesistenza di un complotto preparato dallo Stato o dai terribili Poteri Forti, per rovinare una manifestazione rivoluzionaria, basta un ragionamento meramente logico.
Osserviamo infatti chi sono questi fantomatici Poteri Forti. E cosa vogliono, soprattutto. Poteri Forti sono la Confindustria, le banche, la Magistratura, la massoneria, la Chiesa, i sindacati di regime, giornali come Il Sole 24 ore, la Repubblica, il Corriere… E cosa vogliono, costoro? E’ evidente da tempo che questi temibili Poteri Forti si sono rotti i coglioni di Berlusconi e stanno facendo di tutto per cacciarlo via. Ovviamente io, che complottista non sono, non credo che basta uno schiocco di dita da parte dei Poteri Forti perché la loro volontà venga immediatamente esaudita. Si da il caso infatti che lo stesso Berlusconi sia un pezzo di questi stessi Poteri Forti e che fa di tutto per resistergli. E i mezzi non gli mancano: la TV, i soldi, ecc.
Quale vantaggio questi Poteri Forti avrebbero tratto dalla rivolta di Piazza San Giovanni? Nessuno! Il loro obbiettivo è quello di far cadere Berlusconi con le inchieste, o con i voti di sfiducia. Qui il dibattito, fra gli stessi Poteri Forti è assai acceso, se farlo cadere democraticamente o per via giudiziaria - ma adesso non ce ne occupiamo. Il punto è che Loro vogliono far cadere il governo, ormai sputtanato in tutto il mondo e che la sua sola crisi provocherebbe un calo dello spread di 70 punti (dicono). Al posto di questo governo di nani e ballerine, vorrebbero un governo di banchieri e finanzieri, magari con ministri Vendola o Cofferati, per garantire un po’ di pace sociale.
La rivolta di sabato scorso ha avvicinato o ha allontanato questo obbiettivo? Siamo seri! E’ evidente che se Berlusconi viene spazzato via non da un incidente parlamentare ma dalla rivolta sociale, si fa più difficile per i Poteri Forti la ricostruzione di un governo di unità nazionale, trasversale, in grado di fare manovre lacrime e sangue senza che il peso cada solo sulla maggioranza, proprio in virtù della sua trasversalità, così da garantire agli speculatori internazionali, ai banchieri, alla BCE, il pagamento del debito. La rivolta di sabato ha spazzato via questa ipotesi, se ci fosse stata meno violenza cieca e più analisi politica, l’abbattimento del berlusconismo per via popolare sarebbe stato il più grande ostacolo sul cammino della ricostruzione liberale.
La sola idea, per il PD, di essere al governo del Paese e di trovarsi di fronte una rivolta del genere li fa, li capisco, inorridire. Sanno quello che sta accadendo in Grecia con il Pasok. La rivolta si è fermata per qualche mese, dopo la fine del governo di centrodestra. Poi si è trasformata in sommossa popolare, con le nuove politiche lacrime e sange del centrosinistra al soldo della BCE.
Altro che complottismo. La cangnara che si sente nelle fila dei condannatori democratici ne è la prova.
Michele Fabiani

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