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domenica 2 ottobre 2011

Cariche in corso Brunelleschi (un presidio bollente, suo malgrado)

da
autistici.

Avevano proprio voglia di menare le mani, i celerini e i funzionari di polizia schierati questo pomeriggio sotto al muro del Cie di corso Brunelleschi. Si vedeva già dall’inizio del presidio che tirava un’aria strana. Carreggiata sbarrata, tante camionette, poliziotti in bella fila con casco sulla testa, manganello in mano e attrezzo lancia-lacrimogeni pronto per l’uso, funzionari con fascia tricolore a tracolla - fascia che, come sapranno i più pignoli tra i nostri lettori, sarebbe d’obbligo indossare perché gli ordini di “carica” siano ben fatti da un punto di vista legale. Ovviamente non sappiamo il perché esatto di tanta esibizione muscolare: magari in Questura temevano che il presidio scaldasse gli animi dentro, e che gli animi surriscaldati dei prigionieri facessero scaldare a loro volta quelli dei presidianti; oppure la convinzione che i presidianti avessero qualche sorpresa da tirar fuori dal cappello; oppure che fosse necessario, dopo questo ultimo mese bollente intorno al Cie, mostrare i denti per raffreddare gli animi un po’ di tutti. Oppure semplicemente che servisse far sfogare le truppe, frustrate per i troppi rospi ingoiati tutta l’estate in Val di Susa.
Sta di fatto che dopo un paio d’ore di presidio rumoroso e partecipato - una settantina di persone, una più una meno - cariche ed inseguimenti ci sono stati per davvero. E in mancanza di una scusa più plausibile i funzionari-in-fascia-tricolore si sono accontentati di un cane finito in mezzo ai poliziotti e di due compagni andati a riprenderselo. Niente arresti, ma un po’ di danni a furgone ed amplificazioni e il solito codazzo di feriti, anche tra alcuni adolescenti presenti all’iniziativa che gli idrofobi-in-divisa non si sono vergognati a prendere di mira.
Ascoltatevi alcuni racconti delle cariche di questo pomeriggio. Il primo trasmesso da Radio Blackout:
E il secondo registrato dal sito Infoaut:
(Oltre a quelle già citate, un’ultima ipotesi potrebbe giustificare le maniere poco urbane della Questura. Il presidio di oggi, per come era composto, disegnava in nuce il futuro possibile del movimento contro le espulsioni. Se i gruppi più o meno militanti erano i soliti, in mezzo ai presidianti c’erano pure i compagni di Ismael, e poi alcuni ragazzi che il Cie l’hanno vissuto in prima persona o attraverso i racconti di amici e parenti. Un allargamento in senso sociale, più che quantitativo e militante, che può dare dei bei frutti e che dovrebbe ben preoccupare i questurini, se solo questi avessero l’intelligenza di comprenderne la portata in prospettiva. Ma forse sarebbe pretendere troppo dalle loro intelligenze, ed in fondo è meglio così.)

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