da osservatorio sulla repressione
"Sono venuti a casa senza mandato. Mi hanno pestato a sangue e poi arrestato". Dal letto 11 della 36esima Pneumologia del Cardarelli, il 40enne Giuseppe Sgambato denuncia un'inspiegabile violenza da parte dei carabinieri. È accaduto domenica, ma solo ieri, quando il gip ha firmato il decreto di immediata scarcerazione, ha potuto raccontare la storia. Accanto, i familiari e il boccione di vetro collegato al tubo che dal torace gli aspira il sangue.
"Tutto è iniziato sabato, dopo cena", attacca Giuseppe che gestisce un negozio di scarpe a Ercolano, "mio cognato era sotto casa e mi chiama, allarmato. Sta discutendo con due persone, poi intervengono due carabinieri. Vogliono sapere cosa sta succedendo, li tranquillizzo "ce la stiamo vedendo da noi...". Una banale discussione, ma domenica mattina gli stessi carabinieri tornano da Sgambato. "Uomini in divisa e in borghese", continua, "si fermano da una famiglia del primo piano, poi salgono da me, al secondo". Sono le 10, in casa c'è la moglie, subito allontanata in un'altra camera, mentre il figlio è fuori. "Per fortuna", si sfoga Giuseppe, "altrimenti che shock con me che, alla porta, vengo aggredito subito "ah, sei tu, quello di ieri sera. Dove tieni la droga?". Gli dico che non ho niente, ma mi trascina in salotto, mi riempie di pugni. Dietro di lui, c'era un altro carabiniere. E sono botte, ovunque. Sento un dolore lancinante, mi manca il fiato, mi portano in caserma".
Reclama il 118, ma l'ottiene solo quando ammette che "sì, sono caduto, perciò mi sono fatto male". Arriva l'ambulanza, lo trasferiscono al Maresca di Torre del Greco. "Ma lì l'ho detto subito che mi avevano picchiato", puntualizza Giuseppe. Il chirurgo di guardia lo ricovera. Radiografie e tac: duplice frattura costale e un "pneumotorace traumatico" che gli ha messo fuori uso un polmone. In sala operatoria gli inseriscono il drenaggio. E va in corsia, piantonato. Lunedì arriva al Cardarelli, nel Padiglione Palermo. Ieri, il dietrofront. Il gip Ludovica Mancini, lo interroga e firma il decreto di scarcerazione: è incensurato, non c'è rischio di reiterazione di reato e c'è bisogno di ulteriori indagini. L'avvocato Mariella De Cesare che tutela Sgambati: "La verità non va travisata, non vorrei che come sempre la ragione venisse data ai pubblici ufficiali".
fonte: La Repubblica
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