da finimondo
anarchici in tumulto
«È la risposta dello Stato»
Annamaria Cancellieri, ministra degli Interni, 13 giugno 2012
Nonostante non ci risulti che qualche anarchico abbia formulato
domande allo Stato, a quanto pare lo Stato ha deciso di rispondere.
All’alba di mercoledì 13 giugno il Reparto Operazioni Sporche dei
carabinieri ha effettuato dieci arresti e numerose perquisizioni in
tutta Italia (e oltre), nell’ambito di una operazione denominata
“Ardire” (in quale senso: slancio coraggioso o eccesso di impudenza?). È
solo l’ultima delle manovre repressive/preventive lanciate in questi
ultimi tempi contro chi non è disposto ad adeguarsi al ruolo di suddito
ossequioso, l’ennesimo monito spettacolare ai potenziali futuri insorti.
Ciò significa che, assai più dei singoli individui coinvolti o delle
accuse specifiche loro rivolte, è il contesto generale che ha partorito
questa inchiesta a meritare qualche attenzione.
Se il debito pubblico ha raggiunto
proporzioni vertiginose, la risposta dello Stato è aumentare le tasse.
Se banche e speculatori hanno messo in ginocchio l’economia, la risposta
dello Stato è dare via libera alle privatizzazioni. Se il lavoro
diventa un privilegio e la sua mancanza provoca ondate di suicidi, la
risposta dello Stato è facilitare i licenziamenti.
Ancora. Se i funzionari delle
istituzioni si macchiano delle peggiori nefandezze, la risposta dello
Stato è farne andare in prescrizione i “reati”. Se i pozzi di petrolio
rischiano di esaurirsi nei conflitti internazionali, la risposta dello
Stato è partecipare alla guerra. Se i dannati della terra sono costretti
a fuggire dal proprio paese per sbarcare sulle nostre coste, la
risposta dello Stato è rinchiuderli nei lager chiamati Cie.
Di più. Se le popolazioni locali non
vogliono opere nocive (Alta Velocità, inceneritori, discariche rifiuti),
la risposta dello Stato è massacrare i manifestanti ed occupare
militarmente il territorio. Se i ricchi diventano sempre più ricchi ed i
poveri sempre più poveri, la risposta dello Stato è proteggere il lusso
dei primi e reprimere la disperazione dei secondi.
Tenuto conto di questi esempi che potrebbero diventare
innumerevoli, non c’è di che stupirsi se di fronte ad anarchici che
decidono di passare alle vie di fatto contro il potere che si rivela
ogni giorno più miserabile ed infame, la risposta dello Stato è una
retata.
Ad ordinarla è stata una pm di Perugia, Manuela Comodi, in
astinenza di popolarità dopo la fine del “caso Meredith”, che per
l’occasione ha sguinzagliato i carabinieri del Ros agli ordini del
generale Ganzer (sì, proprio lui, quello condannato, dallo stesso Stato
di cui è servitore, a 14 anni di galera per traffico di stupefacenti).
L’impianto accusatorio imbastito è il solito, l’unico concepibile da chi è uso ad obbedir tacendo.
Si prendono alcuni fatti specifichi e si procede per estrazione a
sorte. Funziona all’incirca come una lotteria al contrario, dove chi
vince perde: all’interno di un bussolotto vengono messe tante biglie
numerate, ad ogni numero corrisponde il nome di qualcuno già noto alle
forze dell’ordine. Un giro di bussolotto, un’estrazione ― i responsabili
sono identificati e l’indagine è presto conclusa. Resa tanto più
facile, in questo caso, dal numero delle biglie fatte girare che via via
sono sempre meno. Quelle corrispondenti agli anarchici che in tempi
come questi si rifiutano di avere amici o interlocutori fra consiglieri
comunali e affini (nemmeno se di opposizione) o preti (nemmeno se di
strada), di raccogliere firme per attestare la propria innocenza o di
presentarle per legittimare la propria protesta, ma che si ostinano a
pensare che l’azione diretta non sia una variante strategica all’interno
della politica, bensì la sua negazione. L’autismo potrà anche essere un
errore per l’autonomia, ma l’opportunismo politico ne è di certo
l’aberrazione.
Ad ogni modo l’estrazione finale dell’«operazione Ardire»,
strombazzata dai media a cui spetta il compito di fornire al pubblico la
quotidiana distrazione, ha portato alla «scoperta» di tanti «anarchici
informali» ― talmente informali da far parte di una medesima
organizzazione (?!) e talvolta senza nemmeno conoscersi tanto bene fra
loro. Che poi, detto di sfuggita, tutto questo ardire non l’abbiamo
visto granché. Basti pensare che in alcuni casi i carabinieri non sono
nemmeno andati a disturbare i diretti indagati per effettuare le
perquisizioni, preferendo tirare giù dal letto i loro genitori o chi ha
avuto la malaugurata idea di affittare loro degli immobili. In molti
casi, gli anarchici a dormire pacifici nei loro domicili, i carabinieri a
fare gli ardimentosi con parenti o affittuari per rovistare
svogliatamente nelle case o fare i porci Comodi negli spazi affittati
agli anarchici.
Tutto ciò è talmente grottesco da irritare persino la concorrenza
nel ramo repressivo, Digos et similia, che nel pomeriggio dello stesso
giorno hanno fermato e perquisito due degli indagati nel tentativo, non
riuscito, di mostrare ai loro colleghi-rivali come si fanno davvero le
cose. Che si sia aperta una gara fra professionisti delle manette per
vedere chi arriva per primo?
Il nostro ultimo pensiero agli arrestati, la nostra solidarietà a tutti gli indagati.
A buon rendere.
[distribuito a Firenze il 14/6/12]
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