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venerdì 15 giugno 2012

Tra ardire e armare...

anarchici in tumulto
 
«È la risposta dello Stato»
Annamaria Cancellieri, ministra degli Interni, 13 giugno 2012
 
 
Nonostante non ci risulti che qualche anarchico abbia formulato domande allo Stato, a quanto pare lo Stato ha deciso di rispondere. All’alba di mercoledì 13 giugno il Reparto Operazioni Sporche dei carabinieri ha effettuato dieci arresti e numerose perquisizioni in tutta Italia (e oltre), nell’ambito di una operazione denominata “Ardire” (in quale senso: slancio coraggioso o eccesso di impudenza?). È solo l’ultima delle manovre repressive/preventive lanciate in questi ultimi tempi contro chi non è disposto ad adeguarsi al ruolo di suddito ossequioso, l’ennesimo monito spettacolare ai potenziali futuri insorti. Ciò significa che, assai più dei singoli individui coinvolti o delle accuse specifiche loro rivolte, è il contesto generale che ha partorito questa inchiesta a meritare qualche attenzione.
 
Se il debito pubblico ha raggiunto proporzioni vertiginose, la risposta dello Stato è aumentare le tasse. Se banche e speculatori hanno messo in ginocchio l’economia, la risposta dello Stato è dare via libera alle privatizzazioni. Se il lavoro diventa un privilegio e la sua mancanza provoca ondate di suicidi, la risposta dello Stato è facilitare i licenziamenti.
Ancora. Se i funzionari delle istituzioni si macchiano delle peggiori nefandezze, la risposta dello Stato è farne andare in prescrizione i “reati”. Se i pozzi di petrolio rischiano di esaurirsi nei conflitti internazionali, la risposta dello Stato è partecipare alla guerra. Se i dannati della terra sono costretti a fuggire dal proprio paese per sbarcare sulle nostre coste, la risposta dello Stato è rinchiuderli nei lager chiamati Cie.
Di più. Se le popolazioni locali non vogliono opere nocive (Alta Velocità, inceneritori, discariche rifiuti), la risposta dello Stato è massacrare i manifestanti ed occupare militarmente il territorio. Se i ricchi diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, la risposta dello Stato è proteggere il lusso dei primi e reprimere la disperazione dei secondi. 
 
Tenuto conto di questi esempi che potrebbero diventare innumerevoli, non c’è di che stupirsi se di fronte ad anarchici che decidono di passare alle vie di fatto contro il potere che si rivela ogni giorno più miserabile ed infame, la risposta dello Stato è una retata. 
Ad ordinarla è stata una pm di Perugia, Manuela Comodi, in astinenza di popolarità dopo la fine del “caso Meredith”, che per l’occasione ha sguinzagliato i carabinieri del Ros agli ordini del generale Ganzer (sì, proprio lui, quello condannato, dallo stesso Stato di cui è servitore, a 14 anni di galera per traffico di stupefacenti).
L’impianto accusatorio imbastito è il solito, l’unico concepibile da chi è uso ad obbedir tacendo. Si prendono alcuni fatti specifichi e si procede per estrazione a sorte. Funziona all’incirca come una lotteria al contrario, dove chi vince perde: all’interno di un bussolotto vengono messe tante biglie numerate, ad ogni numero corrisponde il nome di qualcuno già noto alle forze dell’ordine. Un giro di bussolotto, un’estrazione ― i responsabili sono identificati e l’indagine è presto conclusa. Resa tanto più facile, in questo caso, dal numero delle biglie fatte girare che via via sono sempre meno. Quelle corrispondenti agli anarchici che in tempi come questi si rifiutano di avere amici o interlocutori fra consiglieri comunali e affini (nemmeno se di opposizione) o preti (nemmeno se di strada), di raccogliere firme per attestare la propria innocenza o di presentarle per legittimare la propria protesta, ma che si ostinano a pensare che l’azione diretta non sia una variante strategica all’interno della politica, bensì la sua negazione. L’autismo potrà anche essere un errore per l’autonomia, ma l’opportunismo politico ne è di certo l’aberrazione.
Ad ogni modo l’estrazione finale dell’«operazione Ardire», strombazzata dai media a cui spetta il compito di fornire al pubblico la quotidiana distrazione, ha portato alla «scoperta» di tanti «anarchici informali» ― talmente informali da far parte di una medesima organizzazione (?!) e talvolta senza nemmeno conoscersi tanto bene fra loro. Che poi, detto di sfuggita, tutto questo ardire non l’abbiamo visto granché. Basti pensare che in alcuni casi i carabinieri non sono nemmeno andati a disturbare i diretti indagati per effettuare le perquisizioni, preferendo tirare giù dal letto i loro genitori o chi ha avuto la malaugurata idea di affittare loro degli immobili. In molti casi, gli anarchici a dormire pacifici nei loro domicili, i carabinieri a fare gli ardimentosi con parenti o affittuari per rovistare svogliatamente nelle case o fare i porci Comodi negli spazi affittati agli anarchici.
Tutto ciò è talmente grottesco da irritare persino la concorrenza nel ramo repressivo, Digos et similia, che nel pomeriggio dello stesso giorno hanno fermato e perquisito due degli indagati nel tentativo, non riuscito, di mostrare ai loro colleghi-rivali come si fanno davvero le cose. Che si sia aperta una gara fra professionisti delle manette per vedere chi arriva per primo?
Il nostro ultimo pensiero agli arrestati, la nostra solidarietà a tutti gli indagati.
A buon rendere.
 
[distribuito a Firenze il 14/6/12]

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