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venerdì 1 giugno 2012

Tirannia, Democrazia e Anarchia

Maksim Gorkij
 
La Terra è il teatro di una lotta tra il Nero e il Rosso.
La forza del Nero è la sua sete insaziabile di regnare sugli uomini. Crudele, avido e cattivo egli ha disteso sul mondo le sue ali pesanti e avviluppato tutto il globo nell’ombra gelida del suo terrore. Egli vuole che gli uomini servano lui solo, e opprimendo l’universo col ferro, coll’oro e colla menzogna, egli invoca Dio unicamente nello scopo che l’essere supremo confermi il suo oscuro potere sugli uomini.
Egli dice freddamente: — Tutto è per me. Io sono la forza, e, per conseguenza, io sono l’anima e la ragione della vita, io sono il padrone di tutti gli uomini. Chi è contro di me è contro la vita; è un criminale!
La forza del Rosso è il suo desiderio ardente di vedere la vita libera, razionale, bella.
Il suo pensiero lavora incessantemente, palpita, lacera le tenebre della vita allo splendido raggio della bellezza, alla luce splendida della verità, alla dolce chiarezza dell’amore. Ovunque il pensiero del Rosso è acceso, le possenti fiamme della libertà, ardenti e gioiose, spandono sulla nostra terra, cupa e cieca, il grande sogno della felicità universale.
Egli dice: — Tutto è per tutti! Tutti sono uguali: nel cuore di ciascuno si nasconde un mondo di bellezze: non bisogna mutilare l’uomo, trasformarlo in uno strumento stupido di una forza insensata.
Nessuno deve sottomettersi, nessuno deve sottomettere: l’autorità per l’autorità è criminale.
È in questa lotta tra il radioso Cavaliere della verità e il nero mostro della tirannia che consiste la vita; è essa che ne fa la bellezza e i tormenti, la poesia e la tragedia.
Tra il Nero e il Rosso, il Grigio monotono e meschino si agita, timido e perplesso. Esso non ama che l’esistenza tiepida, l’esistenza grassa, confortevole; e per questa sazietà egli vende la sua anima, come una donna pubblica affamata che fa commercio col suo corpo vizzo.
Esso è pronto a servire come schiavo qualunque forza, purch’essa gli assicuri la pace e l’abbondanza. Per lui la vita è uno specchio nel quale egli non vede che se stesso. La sua specie è vivacissima, poiché egli possiede tutti i talenti del parassita. Che sia un animale, o un uomo, un idiota o un genio che gli dà da mangiare, poco gli importa. La sua anima è il trono di un rospo viscoso che si chiama banalità, il suo cuore è il ricettacolo della prudenza poltrona.
Vuole godere molto ed ha paura di essere disturbato. È ciò che spiega la sua doppiezza e la sua falsità.
Quando il Nero è vincitore nella lotta per il potere, il Grigio eccita il Rosso con precauzione:
— Guarda dunque come la Reazione si sviluppa...
Quando il Cavaliere della giustizia e della libertà ha il sopravvento, il Grigio sussurra al Nero:
— Sta attento! L’Anarchia cresce...
Il suo idolo è sempre lo stesso:
«Dell’Ordine per me». Foss’anche a prezzo della morte spirituale del paese intero!
Quando sente che il Nero è stanco di combattere, egli interviene nella contesa fra il Nero e il Rosso, e sempre i due avversari sono i suoi zimbelli.
Egli dice al Nero con tono di precauzione rispettosa:
— Evidentemente, gli uomini sono delle mandrie di bestiame; occorrono loro dei pastori, ma mi pare che sia tempo di ingrandire il pascolo. Se si dà loro ancora un poco di più di ciò che hanno, essi avranno pertanto meno di quello che desiderano.
Tuttavia, ciò li tranquillizzerà, e disarmerà il Rosso, la cui forza sta nel malcontento delle masse. Permettetemi di accomodare l’affare...
Lo si autorizza, e egli si organizza per se stesso un’esistenza tiepida, un’esistenza grassa, un’esistenza confortevole.
Quando il Nero si associa al Grigio, egli diventa per così dire meno strettamente crudele, ma più bestia e più banale!
Il Rosso lancia fiamme più alte.
Allora il Grigio si volge con tono dottorale al Rosso:
— Evidentemente è venuto il tempo di avvicinare la Vita all’Ideale; ma è impossibile di soddisfare tutti d’un colpo!
Un po’ oggi, un po’ domani, e, in fin dei conti, gli uomini otterranno ciò che vogliono. L’entusiasmo del saggio è il calcolo... Il Nero cederà, se si agisce con prudenza... lasciatemi fare, io gli parlerò come conviene...
E che glielo si permetta o no, egli si organizza per sé un’esistenza tiepida, un’esistenza grassa, un’esistenza confortevole.
Il Rosso s’attenua e il Nero dispiega le ali della sua tirannia in tutta la loro ampiezza, la vita s’incupisce, la vita respira lentamente. Il Grigio gioisce della felicità, della tranquillità. Egli può vendere e tradire, egli è capace di tutto, ma mai egli agisce con lealtà, mai egli è bello.
Questo piccolo verme dall’anima doppia occupa sempre il mezzo tra le estremità, ch’egli impedisce, colla sua agitazione interessata, di svilupparsi sino in fondo, sino all’assurdo, sino all’Ideale.
Stendendosi al centro, il Grigio mescola orridamente i due colori fondamentali della vita in una tinta sporca e noiosa.
Il Grigio ritarda la morte del passato, egli fa ostacolo allo sbocciamento di ciò che è vivo; è lui il nemico eterno di tutto ciò che è ardimento e luce.
 
 
[“L’avvenire anarchico”, anno X, n. 5, 31/1/1919

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