Jean Meslier
Miei carissimi amici, poiché non mi sarebbe stato permesso, e avrebbe avuto conseguenze troppo pericolose e spiacevoli, dire apertamente in vita ciò che pensavo del modo in cui sono retti e governati gli uomini, delle loro religioni e dei loro costumi, ho deciso di farvelo almeno sapere dopo che fossi morto. Sarebbe sì, certo, mio desiderio dirvelo a viva voce prima di morire, se mi accorgessi di essere vicino alla fine dei miei giorni, e in tale situazione fossi ancora, al tempo stesso, in grado di giudicare e di esprimermi. Ma, siccome non sono sicuro di avere in quegli ultimi giorni, in quegli ultimi momenti, né il tempo né la presenza di spirito che mi sarebbero necessari per rendervi partecipi delle mie idee, ho deciso di esporvele qui per iscritto e di darvi, al tempo stesso, prove chiare e convincenti di quanto ho in animo di dirvi sulla questione, nel tentativo di disingannarvi, per tardi che sia e nei limiti delle mie possibilità, sui vari errori nei quali tutti noi, indistintamente, abbiamo avuto la disgrazia di nascere e di vivere e dei quali, anzi, io stesso ho avuto il dolore di trovarmi costretto a parlarvi. Dico il dolore, perché era per me una vera sofferenza vedermi obbligato a farlo. Proprio per questo non mi ci sono rassegnato se non con molta ripugnanza, come avete voi stessi potuto notare. [...]
Per concludere, miei cari amici, la fonte di tutti i mali che vi opprimono e di tutte le imposture che vi tengono disgraziatamente schiavi dell’errore e delle vane superstizioni, nonché delle leggi tiranniche dei potenti della terra, non è altro che questa detestabile «politica» degli uomini, cui appunto mi riferivo; infatti, poiché alcuni volevano ingiustamente comandare sui loro simili e altri pretendevano di essere reputati santi e talvolta persino vere e proprie divinità, essi, gli uni e gli altri, si sono abilmente serviti, non solo della forza e della violenza ma anche di ogni tipo di espedienti e di frodi per ingannare il popolo al fine di raggiungere più facilmente i loro scopi; così tutti questi sottili ed astuti «politici», approfittando della incapacità, credulità e ignoranza dei più sprovveduti e dei meno illuminati, hanno fatto loro credere facilmente tutto ciò che hanno voluto; li hanno spinti quindi ad accettare con rispetto e sottomissione, per amore o per forza, tutte le leggi che hanno voluto imporre loro. In tal modo gli uni si son fatti onorare, rispettare e persino adorare come vere e proprie divinità, o per lo meno come persone particolarmente sante che avevano avuto il privilegio di essere scelte e inviate da qualche dio per far conoscere agli uomini le sue volontà; gli altri invece sono diventati ricchi, potenti e terribili.
Così, una volta riusciti, con tali espedienti, a diventare ricchi, potenti, venerati o temibili quanto bastava per incutere timore e ottenere obbedienza, hanno apertamente e tirannicamente assoggettato i propri simili alle loro leggi.
Nel raggiungere tale scopo li hanno molto agevolati le controversie, le liti, le discordie e gli odi che sorgono spesso tra gli individui. Infatti, poiché la maggior parte degli uomini hanno caratteri, umori, inclinazioni diversi l’uno dall’altro, essi non riescono a mettersi d’accordo in maniera duratura senza che sorgano tra loro discordie e disordini. E quando ciò si verifica, quelli che si trovano ad essere i più forti, i più intraprendenti e forse anche i più malvagi, non mancano di approfittare di tali occasioni per diventare con facilità padroni incontrastati di tutti. Ecco, miei cari amici, la vera fonte, la vera origine di tutti i mali che turbano la società umana e che rendono infelici gli uomini. Ecco la fonte e l’origine di tutti gli errori, le imposture, le superstizioni, le false divinità, le idolatrie, che si sono disgraziatamente diffuse su tutta la terra. Ecco l’origine e la fonte di tutto ciò che vi viene proposto come sacro in quella che vi fanno devotamente chiamare religione. Ecco la fonte e l’origine di tutte queste leggi falsamente considerate sante e inviolabili che vi si vuole fare rigidamente osservare, col pretesto dell’amore e del rispetto della religione, come se fossero leggi emanate da Dio in persona. Ecco la fonte di queste pompose nonché vane e ridicole cerimonie che i vostri preti allestiscono ostentatamente nella fastosa celebrazione dei loro falsi misteri e del loro falso culto. Ecco, in breve, la fonte e l’origine di tutto ciò che vi si fa rispettare ed adorare come divinità e come cose di origine divina. Ecco, al tempo stesso, l’origine e la fonte di tutti questi pomposi titoli di «signore», «principe», «re», «monarca», i quali tutti, col pretesto di governarvi in qualità di sovrani, vi opprimono invece da tiranni: così, con la scusa del bene comune, vi tolgono tutto ciò che avete di più bello e di più buono e, col pretesto d’aver ricevuto la propria autorità da un qualche essere soprannaturale, si fanno obbedire, temere e rispettare come divinità essi stessi. Ed ecco, infine, la fonte e l’origine di tutti questi vani titoli di «nobile», «gentiluomo», «conte», ecc. di cui la terra pullula come dice uno scrittore e che, quasi tutti simili a lupi rapaci, col pretesto di voler godere dei propri diritti e della propria autorità, vi opprimono, vi maltrattano, vi derubano e vi tolgono con la forza tutto ciò che di meglio possedete. Ecco, ugualmente, la fonte e l’origine di tutte queste prerogative considerate sacre e inviolabili e legate all’autorità ecclesiastica e spirituale che i vostri preti ed i vostri vescovi si arrogano su di voi: sono essi che, col pretesto di offrirvi i beni spirituali di una grazia e di una benevolenza tutta soprannaturale, vi privano astutamente di beni incomparabilmente più solidi e reali di quelli che essi fingono di volervi dare; e che, col pretesto di volervi condurre al cielo e di farvi godere lì una felicità eterna, vi impediscono di godere tranquillamente di qualunque autentica felicità sulla terra; infine, sono sempre loro che, col pretesto di volervi tener lontani, nell’altra vita, dalle pene immaginarie di un inferno che non esiste, così come non esiste quell’altra vita eterna, cui legano i vostri timori e le vostre speranze, senza alcun vantaggio per voi ma non certo senza profitto per loro, vi costringono a soffrire in questa vita, la sola che possiate pretendere, le pene reali di un vero e proprio inferno. [...]
Ci aspetteremmo, per lo meno in questo caso, che religione e politica non potessero trovarsi d’accordo, e che anzi fossero in contrasto insanabile tra loro; sembra infatti, a prima vista, che la mitezza e la santità della religione debbano condannare la crudeltà e le ingiustizie di un governo tirannico e che, d’altro canto, la prudenza di una saggia politica non possa fare a meno di condannare e reprimere gli abusi, gli errori e le imposture di una falsa religione. Così, per quanto religione e politica sembrino doversi ispirare a opposti princìpi, ciò non impedisce che si accordino molto bene tra loro, una volta che abbiano stretto un patto d’amicizia: si potrebbe dire che in tal caso esse si trovano d’accordo come due astuti furfanti, infatti si difendono reciprocamente e si danno, all’occorrenza, mutuo appoggio. La religione appoggia il potere politico per ingiusto che possa essere; e, a sua volta, il governo appoggia la religione per sciocca e inutile che sia. Da un lato i preti, che sono i ministri della religione, raccomandano, usando come spauracchio la dannazione eterna, di obbedire ai magistrati, ai principi e ai sovrani, come a uomini posti da Dio a governare i loro simili; dall’altro i principi fanno rispettare i preti, fanno offrir loro buoni appannaggi e rendite consistenti e lasciano che essi continuino a dedicarsi alle inutili ed abusive funzioni connesse al loro falso ministero, costringendo il popolo a considerare sacro tutto ciò che essi fanno e impongono agli altri di fare e credere, usando come pretesto la religione e il culto divino.
Ed ecco, ancora una volta, come gli abusi, la superstizione, gli errori, le illusioni e l’inganno, hanno messo radici tra gli uomini e come vi si mantengono con grave danno per i poveri sventurati che gemono sotto un giogo così duro e pesante.
Sareste forse portati a pensare, miei cari amici, che potrebbe essere mia intenzione escludere dal gran mucchio delle false religioni, che troviamo nel mondo, almeno la religione cattolica, che noi tutti professiamo e che diciamo essere la sola che insegna la pura verità, la sola che riconosce e adora, come deve essere adorato, il vero Dio, e la sola che conduce gli uomini sulla vera via della salvezza e della beatitudine eterna; disilludetevi, miei cari amici, considerate questo un inganno e considerate un inganno tutto ciò che i vostri devoti ignoranti o i vostri preti interessati, abituati a burlarsi di voi, e i vostri Dottori si affrettano a dirvi e a farvi credere, trincerandosi dietro il falso pretesto della infallibilità della loro religione, ritenuta a torto santa e divina. Voi non siete meno vittime dell’inganno di coloro che ne sono vittime per eccellenza.
Voi non siete meno contaminati dall’errore di coloro che vi sono immersi fino al collo. La vostra religione non è meno inutile, né meno legata alla superstizione, di ciascuna delle altre; non è meno falsa nei suoi princìpi, né meno ridicola ed assurda nei suoi dogmi e nelle sue regole morali; non siete meno adoratori di idoli di coloro che condannate e che voi, per primi, accusate di idolatria. Le idee dei pagani e le vostre non sono diverse che in apparenza. [...]
Ah! miei cari amici, se conosceste veramente l’inconsistenza e l’assurdità degli errori di cui vi si nutre, prendendo a pretesto la religione, e se conosceste quanto ingiustamente e indegnamente si abusa dell’autorità di cui ci si è impadroniti a vostre spese, col pretesto di governarvi, non provereste se non disprezzo per tutto ciò che vi si fa adorare e rispettare, e sentireste solo odio e sdegno per tutti coloro che vi ingannano, che vi governano così male e vi maltrattano così indegnamente.
Ricordo, a questo proposito, l’augurio che una volta formulava un illetterato, fornito però indubbiamente del buon senso necessario per giudicare rettamente degli abusi detestabili e delle odiose cerimonie che io qui condanno; sembrava, dal modo in cui esprimeva le sue idee, che egli vedesse molto lontano e penetrasse perfettamente il mistero di iniquità di cui vi sto parlando, poiché ne individuava così bene i responsabili. Egli si augurava — così diceva [...] — che tutti i potenti e tutti i nobili della terra fossero impiccati e strangolati con le budella dei preti.
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