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venerdì 6 aprile 2012
Prime impressioni post udienza Nina e Marianna
Reduce dalla prima udienza del processo a Nina e Marianna, arrestate il 9 settembre 2011 nel corso di una manifestazione al Clarea. Le prime testimonianze portate dal PM sono state quelle di Carabinieri e agenti della DIGOS che hanno evidenziato lacune, contraddizioni, sugli orari, sui numeri, e sul motivo stesso dell’uscita dalle reti. C’è chi l’ha definita un’uscita per una carica di alleggerimento e chi, invece, ha esplicitamente parlato di un’uscita per "PRENDERE QUALCHE MANIFESTANTE" Su una cosa sembrano essere tutti d’accordo: nessuna prova fotografica che mostra Nina o Marianna effettuare gesti “violenti” (lanci di oggetti), nessuna testimonianza che le abbia individuate “tra quelli che hanno effettuato gesti violenti”. Un’altra cosa l’abbiamo capita con certezza ed ha a che fare con i lacrimogeni e le “regole” d’utilizzo: andrebbero tirati a candela con un’angolazione minima di 45°. Andrebbero, appunto. I testimoni ascoltati sino a questo momento parlano, relativamente ai fatti del 9 settembre, di lanci di lacrimogeni “a mano” e a grappolo. Nessuno sembra aver visto quei candelotti con tanto di propulsore interno che quella notte hanno raggiunto più di un manifestante, sfiorando anche la sottoscritta, con un’evidente gittata ad altezza uomo. Non pervenuti. Sarà stata la mia fervida immaginazione? La soluzione è chiara, stando al PM: per evitare i lacrimogeni, basta spostarsi…. Certo! Come abbiamo fatto a non pensarci prima?
Altra curiosità relativa all’uso degli idranti. Secondo le testimonianze, infatti, il 9 settembre sarebbero stati usati “solo” i manicotti collegati ad una rete idrica. Alla domanda se la rete idrica fosse stata creata per usi cantieristici o solo per ordine pubblico nessuno ha saputo rispondere. A noi viene un altro dubbio: come mai nessuno ha accennato agli automezzi della polizia, usati anche quella sera contro i manifestanti? Questa foto, se la memoria non m’inganna, fu pubblicata il 10 settembre sulla gallery de La Stampa e non si trattava di immagine di repertorio, ma di un mezzo usato proprio il 9 settembre.
E’ poco chiaro anche se siano stati usati prima gli idranti e poi i lacrimogeni…. ma poco importa, come direbbe il PM, per evitarli basta “non essere li’”…
Avremmo avuto anche la curiosità di capire il contenuto del “verbale di sequestro” seguito alla perquisizione di Marianna, eppure di questo documento non c’è traccia. Peccato. Perché dovrebbe essere quello il cui contenuto dimostra che “aveva con sé uno zaino contenente pietre”.
Quelle stesse pietre che hanno causato la caduta di uno degli agenti, all’interno delle reti. E’ assolutamente certo che la pietra sulla quale si è inciampato sia stata tirata da un manifestante. Eh si, perché probabilmente prima di essere tirate sono state contrassegnate, del tipo “io c’ero già”, “io ci sono arrivata non mi ricordo da dove”. Ogni pietra, insomma, ha una storia da raccontare.
E anche noi. Quella di Nina e Marianna che, almeno dall’udienza di oggi, sono state “prese” perché si sono inciampate, perché erano “staccate” dal gruppo principale e, forse, perché “bisognava pur prendere qualcuno”. Non importa chi. Purché fosse qualcuno tra noi.
Queste le prime impressioni, a più tardi per una narrazione più precisa, devo riordinare pagine e pagine di appunti…
A sarà dura!
Fonte: infoaut
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