Oggi 22 aprile 2012 si celebra l’Earth Day, laGiornata della Terra, giunta alla sua 42esima edizione. E vi confesso che mi sono stufata. Di tutta questa prostituzione intellettuale: di aperitivi verdi, di ecocompere, di ecopubblicità, di ecopedalate per produrre energia e alimentare concerti a cui parteciperanno quasi sempre persone interessate al cantante che si esibisce gratis, a cui non frega niente della terra se non per un giorno all’anno.
Non può esserci una sola giornata della terra: la terra è casa nostra, siamo animali, è il nostro habitat. Quale altro animale distrugge il suo habitat per poi scusarsi una volta all’anno? Perché tenerla pulita, rispettarla, celebrarla una volta all’anno, per un giorno, per un’ora? Direte voi: è simbolico, serve a veicolare un messaggio importante ed a raggiungere più persone possibili. Ergo: trasformare masse di persone a cui normalmente non interessa salvare il Pianeta, il che già è segno di scarsa intelligenza, in masse di persone convinte che se per un giorno all’anno sei buono, canticchi The Earth song e ti prendi un aperitivo green, sei eco-cool.
Un cambiamento acritico, fatto di tanti gesti simbolici (spegni le luci, non prendere l’auto per un giorno, ascoltati un concerto zero emissioni) ma il giorno dopo siamo ancora qui: più inquinati e più inquinanti e senza speranze di prima. Un cambiamento che vede salire sul palco del concerto per l’Earth Day Clini, sì, proprio lui, il Ministro dell’Ambiente che vuolebruciare ogni sorta di rifiuto nei cementifici, spalancare i campi agli OGM, ripensare al nucleare. L’uomo che bazzicava i piani alti del Ministero già ai tempi in cui la Prestigiacomo organizzava gite agli efficientissimi reattori francesi, eccitata come una scolaretta dal know-how atomico d’Oltralpe, in saldo per noi italiani, e come non approfittarne? No, dico, abbiamo davvero qualcosa da condividere e festeggiare con personaggi simili? Forse sì, un compleanno, un addio al celibato, ma non il rispetto per l’ambiente, no di certo: è il festival dell’ipocrisia. Ci manca solo lo slogan “Canta con Clini per salvare la Terra” per raggiungere una misura già colma.
Ci stanno abbruttendo fino alla nausea con tutto questo verde tarocco. Compagnie petrolifere che ti invitano a piantare un misero alberello, rigorosamente davanti alle telecamere, a berti un ecodrink alla salute dei cattivi, non più cattivi perché è l’Earth Day e come a Natale sono tutti più buoni. Anche gli zoo oggi festeggiano la Terra, con visite guidate ad animali in gabbia. Che spasso, la biodiversità in gabbie dorate, eh? Un vero gesto d’amore per la terra alla modica cifra di dodici euro più bibita, panino e spettacolino di delfini saettanti e sorridenti (i delfini non sorridono, vi do questa notizia).
Ci convincono che la sfida della mobilità sostenibile si gioca tra auto ed auto elettrica alimentata da fossili piuttosto che tra auto e bici. Così il consumismo sfrenato va avanti, sostituiscono i vecchi sporchi bisogni con nuovi giocattolini, eticamente corretti, a loro diresostenibili. In realtà abbiamo bisogno di meno cose e di meno gesti simbolici. Forse di ricordarci che non siamo tutti uguali e non dobbiamo per forza fare e seguire quello che fanno gli altri se non ci crediamo veramente. Uomini siate e non pecore matte. Finché saremo una massa che spegne le luci perché lo dicono alla radio o compra la macchina elettrica perché la Renault dice che è questo il futuro, saremo manipolabili e torneremo a comportarci come prima non appena i burattinai smetteranno di giocare agli ecoresponsabili. Manipolabili da un sistema che ha cambiato semplicemente veste, ma continua ad orientare le nostre scelte ed i nostri consumi senza spingerci a riflettere sull’evidente incoerenza ed inconsistenza del suo messaggio. Di cosa abbiamo davvero bisogno?
Veniamo dalle caverne ma non dobbiamo necessariamente tornare cavernicoli, vivere al buio o non lavarci per essere più buoni con la terra. Ci occorrono politiche su larga scala che favoriscano la transizione energetica verso le rinnovabili, il risparmio energetico, l’agricoltura biologica, la mobilità sostenibile, la bioedilizia. Il resto, appunto, è un mero gesto simbolico. Inquina pure alla grande qua e pianta un albero in Nicaragua: non basta e non è giusto. E ancora: cosa c’è di bello in una modella che si dipinge sul corpo la Terra? Dov’è il messaggio? È nel cervello che dobbiamo ficcarci il rispetto e la voglia di difendere la bellezza per salvare noi stessi prima della Terra.
E ci vorranno anni interi, decenni dedicati alla Terra per rimediare ai danni causati al nostro habitat. Mentre ci rimbambiscono facendoci credere che se i bambini in Africa non hanno acqua è perché noi non chiudiamo il rubinetto e ci dicono di fare pipì nella doccia perché così si risparmia oro blu, nessuno ci dice che è l’agricoltura intensiva che contamina fiumi e falde ed intossica ad assetare quei bambini. Ed infatti il comunicato del Ministero dell’Ambiente per l’Earth Day recita:
per creare un futuro migliore, per tutelare il nostro pianeta attraverso grandi iniziative, ma anche e soprattutto attraverso i piccoli gesti quotidiani di tutti.
E no, cari. A contare di più sono le vostre politiche ambientali, in Italia pressoché assenti, non girate la frittata sul fatto che dipenda tutto da noi. Non dico che i piccoli gesti non siano importanti per salvare il Pianeta, ma l’ambientalismo ormai si è ridotto a questo, ha abbandonato le grandi battaglie, le uniche realmente incisive, per dedicarsi ad assorbenti riciclati e rimedi della nonna e vendere indulgenze, leggi permessi per inquinare, al diavolo. Sta diventando di un simbolismo sterile… come quelle religioni i cui adepti si riuniscono una o due volte all’anno per onorare comandamenti di cui spesso non conoscono il significato e che ignorano il resto dei giorni. Vogliamo un anno dedicato alla terra. E sarebbe bello celebrarlo con pochi fedeli veri piuttosto che con una massa di credenti non praticanti di cui la Terra farebbe volentieri a meno, oggi e domani.
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