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sabato 24 marzo 2012

Tutto inizia oggi



In Grecia, lo spettro della rivolta del dicembre 2008, che aveva scosso fortemente il paese in seguito all'omicidio di Alexis da parte degli sbirri, da mesi aleggiava assillante. In effetti, di fronte all'impoverimento senza precedenti della Grecia, all'impossibilità di pervenire a qualsivoglia "miglioramento" della situazione economica e sociale, col giro di vite esercitato sull'intera popolazione nel nome della conservazione del sistema e del potere, in tanti preconizzavano il ritorno di quello spettro, di una vasta rivolta senza compromessi né mediazioni contro lo Stato e il capitalismo.
Dopo il voto di un ennesimo pacchetto di misure d'austerità, che prevede tra l'altro un abbassamento del salario minimo del 30% (con le precedenti riduzioni, si arriva a salari ridotti della metà in meno di un anno), non è tanto quello spettro ad essersi impadronito di Atene oltre che di parecchie altre città, ma c'è di più: quella notte, dopo il voto, un vento di insurrezione è soffiato. Decine di edifici sono stati incendiati (banche, istituzioni, supermercati, "patrimoni storici", ministeri,...), centinaia di negozi saccheggiati e devastati, barricate, duri scontri contro i difensori dell'ordine, occupazioni di stabili, eccetera. Quel soffio supera ogni tentativo di "calcolo"... tanto è vasto, coinvolgendo decine di centinaia di migliaia di persone, ciascuna con la sua rabbia, i suoi desideri, le sue idee, le sue mani. Nessun politico, nessun amministratore, nessuna "politica" potrebbe metterci sopra le sue senza rischiare di bruciarsele.
La pillola dell'austerità è imposta a tutti i paesi d'Europa, la sola differenza è nel grado e nei tempi. Dappertutto, gli ultimi baluardi della "concertazione sociale" tra sfruttatori e sfruttati crollano... per essere rimpiazzati sia dalla rassegnazione, dal cinismo di una sopravvivenza a scapito di altri poveri, dalla depressione e dal suicidio; sia dalla collera, dalla rabbia, dalla vita che riprende a palpitare. Ciò che sta succedendo in Grecia mostra almeno una cosa: una insurrezione sul suolo europeo non è poi così inimmaginabile. Di più, è possibile e non c'è da esitare. La trasformazione delle basi autoritarie e capitaliste della società, la costruzione di un altro mondo basato sulla libertà, la solidarietà, l'autorganizzazione, passeranno attraverso l'assalto all'esistente, attraverso la distruzione violenta, attraverso vaste insurrezioni.
Non possiamo far soffocare questo nuovo soffio, questo nuovo slancio di rivolta che si è manifestato in Grecia. Lasciar isolare la rivolta laggiù significherebbe scavarne la tomba crudele e sanguinaria, la rivolta di laggiù deve estendersi, deve legarsi con le rivolte qui (certo per il momento più modeste), deve incoraggiarci a intensificare i nostri attacchi contro tutto ciò che ci soffoca, ci sfrutta e ci opprime. Perché laggiù c'è una possibilità, un avvenire che fa capolino, com'è accaduto con le sommosse negli scontri ancora in corso in Egitto, in Tunisia, in Siria e altrove nel mondo. È la possibilità che può prendere corpo e anima anche qui, nel cuore della capitale europea, dove la rabbia è latente, le tensioni palpabili e le "pianificazioni" ridotte. Attendere non è più all'ordine del giorno, se mai lo è stato. Il conflitto è là, è quotidiano e dipende semplicemente da tutti noi se vogliamo che esploda in ampi movimenti di rivolta e di insurrezione. La paura che tiene i poveri nei ranghi dell'ordine sociale può cambiare di campo, come è successo in Grecia. Tremare per l'avvenire toccherà ad altri, ai potenti, ai ricchi, agli sfruttatori.
Armiamoci di coraggio e determinazione per combattere questo mondo, sbarazziamoci di ogni traccia di rassegnazione e di acquiescenza, abbracciamo ciò che era inimmaginabile ieri e possibile oggi: l'insurrezione contro l'esistente.



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