Pubblicato: mercoledì 11 gennaio 2012 da AlterEco
Ieri è iniziato il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi a Taranto. Trenta manifestanti hanno approfittato della a dir poco massiccia presenza mediatica per inscenare una protesta: “Perché tutti speculano sulla morte di una povera ragazza, trasformata in fiction, e nessuno parla delle morti per inquinamento a Taranto?”, si chiedono.
Forse che il mostro dell’ILVA è meno telegenico dei mostri Misseri? Fatto sta che fuori da quell’aula c’era pieno di telecamere, mentre al rione Tamburi aleggia solo lo spettro delle vite intossicate da quella acciaieria che dà insieme morte e lavoro. Alla cultura della morte che domina sul piccolo schermo non interessano i vivi, i malati ed i morti in silenzio.
Piace la tragedia urlata, il morto ammazzato, il macabro, la tresca assassina. Piacciono le storie senza speranza, le persone per cui non si può più muovere un dito, gli altri aspettiamo che muoiano e forse saranno famosi, se la morte è violenta e c’è occultamento di cadavere. I morti alla luce del sole non fanno notizia.
E poi chi lo sa se è solo l’accanimento della stampa… in fondo i media mostrano quello che la gente vuole vedere. E se i servizi sull’inquinamento a Taranto vanno in terza serata ci sarà un motivo o forse più di uno.
Foto | Flickr
Nessun commento:
Posta un commento