da infoaut.org
“L’ala
violenta del movimento ha preso il sopravvento. Oggi non c’era nessuna
intenzione di manifestare, oggi c’era la chiara intenzione di produrre
atti di violenza fin dall’inizio.” Così ha aperto la sua dichiarazione
il portavoce del governo cileno A. Chadwick, in merito al corteo che
ieri (giovedì 5 ottobre) ha solcato le vie della capitale e del resto
del paese.
Quest ultimo corteo studentesco non è gradito dalla Municipalità di Santiago, che pone a monte rigidi divieti di circolazione. Divieti inascoltati, sopra i quali migliaia di studenti marciano dalle 11 della mattina fino a sera.
L’ormai noto pugno di ferro dei carabineros si mette in moto fin dall’inizio della mattinata. Acqua urticante, lacrimogeni e cariche a cavallo, però, trovano una resistenza massiccia, che di corteo in corteo si è fatta sempre più serrata. E questa volta, in più, c’è che non si è stati autorizzati a stare in piazza. La rabbia se possibile si fa ancora più sorda. Gli scontri si espandono a macchia d’olio: tutto il centro cittadino ne è teatro.
Le voci delle istituzioni non riescono a non tradire una certa ansia, che inizia a strisciare nei palazzi di potere, dall’Intendenza alla Moneda, passando per tutte le poltrone dirigenziali dei sostenitori di Piñera. Forse qualche rischio lo si sta correndo davvero. Dopo tutti i divieti, i fermi, i feriti, e un ragazzo ammazzato, la massa informe degli studenti non è ancora stanca e continua ad attaccare senza perdere vigore. La sensazione è che le strategie del governo per contenere questa insubordinazione sfrontata siano ormai agli sgoccioli.
Quest ultimo corteo studentesco non è gradito dalla Municipalità di Santiago, che pone a monte rigidi divieti di circolazione. Divieti inascoltati, sopra i quali migliaia di studenti marciano dalle 11 della mattina fino a sera.
L’ormai noto pugno di ferro dei carabineros si mette in moto fin dall’inizio della mattinata. Acqua urticante, lacrimogeni e cariche a cavallo, però, trovano una resistenza massiccia, che di corteo in corteo si è fatta sempre più serrata. E questa volta, in più, c’è che non si è stati autorizzati a stare in piazza. La rabbia se possibile si fa ancora più sorda. Gli scontri si espandono a macchia d’olio: tutto il centro cittadino ne è teatro.
Le voci delle istituzioni non riescono a non tradire una certa ansia, che inizia a strisciare nei palazzi di potere, dall’Intendenza alla Moneda, passando per tutte le poltrone dirigenziali dei sostenitori di Piñera. Forse qualche rischio lo si sta correndo davvero. Dopo tutti i divieti, i fermi, i feriti, e un ragazzo ammazzato, la massa informe degli studenti non è ancora stanca e continua ad attaccare senza perdere vigore. La sensazione è che le strategie del governo per contenere questa insubordinazione sfrontata siano ormai agli sgoccioli.
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