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giovedì 29 settembre 2011

15 ottobre: CGIL, cobas e disobbedienti cercano di sterilizzare la rivolta portando il corteo lontano dai palazzi del potere per non disturbare politici e banchieri

da
anarchaos

 

 

Discussione animata e difficile sul percorso del corteo del 15 ottobre. Ma alla fine si è trovata la “quadra”. Persistono divergenze sul segnale politico che deve mandare la manifestazione italiana. Il 15 ottobre sarà una giornata di mobilitazione internazionale contro la crisi e il massacro sociale scatenato dalle istituzioni finanziarie europee e dal governo unico delle banche.
L’ennesima riunione preparatoria per la giornata europea di mobilitazione del 15 ottobre, ha visto le molte componenti del coordinamento nato ad hoc, cercare in tutti in modi di trovare “la quadra”. Un risultato che dopo l’ultima riunione e all’inizio di quella di ieri non appariva affatto scontato.
La discussione – ad un osservatore esterno – poteva sembrare meramente “tecnica” cioè il percorso del corteo, lo striscione di apertura, la conclusione. In realtà indicava e indica divaricazioni politiche sul segnale che la manifestazione nazionale del 15 ottobre deve mandare sia a chi scenderà in piazza sia ai responsabili del massacro sociale che in tutta Europa ed anche Italia si sta abbattendo su lavoratori, giovani, pensionati,migranti.
La discussione dei due gruppi di lavoro (manifestazione, comunicazione) è iniziata dopo le 11.00 ed è riuscita a concludersi solo a ridosso dell’inizio della riunione plenaria dopo un lungo botta e riposta e numerosi interventi che hanno talvolta allontanato la possibilità di giungere ad un appuntamento unitario e condiviso. Lo spettro di due manifestazioni si è affacciato neanche troppo velatamente in alcuni interventi. Il rappresentante dell’Usb è andato alla carica senza troppi preamboli mettendo in discussione che il corteo dovesse accuratamente evitare di transitare per il centro della capitale e si dirigesse verso piazza San Giovanni secondo i canoni della manifestazioni di massa ma un po’ liturgiche. La proposta avanzata dall’Usb era che si concludesse invece nella centrale piazza del Popolo a ridosso dei palazzi del potere e annunciasse pubblicamente che la manifestazione non si concludeva la sera del 15 ottobre con un tradizionale comizio. “A New York manifestano sotto la Borsa di Wall Street mica a Central Park, in Grecia stanno in piazza Syntagma davanti al Parlamento” ha specificato. Insomma una manifestazione di lotta e non di rappresentazione che trova il suo punto di forza solo nel numero dei partecipanti.
Di avviso contrario alla proposta dell’Usb altre componenti del coordinamento (Action,Uniti contro la crisi, Cobas, Arci, Fiom, Uds) e consenso invece da parte di altre componenti come le reti dello Sciopero Precario, la rete Roma Bene Comune, Atenei in rivolta, la Rete dei Comunisti, che hanno insistito molto sul fatto che il passaggio del centro “politico ed economico” della capitale funzioni anche come avviso di garanzia – in qualche modo anche minaccioso – verso le misure antipopolari decise dal governo e dalle istituzioni europee, un nemico che alcuni definiscono ormai come il “governo unico delle banche” (con chiare allusioni al governo che sostituirà quello Berlusconi per fare una identica politica antipopolare). La discussione si è incastrata e contrapposta per parecchio tempo ed è sembrato a un certo punto che la rottura fosse inevitabile. Un paio di interventi hanno infine cercato di raccogliere tutte le osservazioni in campo e indicato la quadra possibile: il percorso del corteo verrà allungato e chiederà di transitare per il centro prima di arrivare a Piazza San Giovanni, arrivare ma non concludersi. Un concetto questo che è stato ribadito da diversi interventi preoccupati che la manifestazione del 15 ottobre si riduca ad una tradizionale manifestazione di massa ma privata di ogni conflittualita contro il massacro sociale approntato dai poteri forti in Europa e in Italia.
Anche sullo striscione di apertura la discussione non è stata semplicissima. Il momento francamente più paradossale è stato quando si è inceppata sulla condivisione dello slogan ormai europeo lanciato dai movimenti greci “People of Europe rise up!” ma non sulla sua traduzione in italiano che significa testualmente “Popoli europei solleviamoci!”. L’idea della sollevazione è apparsa forse un pò troppo inquietante che si volevano sostituire con un più rassicurante “Cambiare l’Italia, cambiare l’Europa”, uno slogan che obiettivamente sarebbe metabolizzabile anche da Bersani e Bonanni.
La discussione si è conclusa con l’approvazione dello striscione d’apertura coerente in inglese e in italiano con l’indicazione apparsa sul Partenone “People of Europe rise up! Popoli europei solleviamoci!”. La testa del corteo sarà unitaria e rappresentativa di tutte le componenti del coodinamento con l’esplicito invito a tenere alla larga bandiere di partito e organizzazione o I leader televisiviche ammucchiano di loro le telecamere e riducono il corteo ad uno sfondo anonimo nei contenuti.
Più difficile è stato trovare “la quadra” sulla gestione dell’arrivo della manifestazione in piazza San Giovanni che in molti non intendono vivere come conclusione del corteo e della mobilitazione del 15 ottobre. Molte le proposte sul tappeto (il coordinatore della discussione ne ha elencate almeno dieci diverse tra loro), ragione per cui il coordinamento si è riconvocato per discueterne martedi prossimo. Nel frattempo una delegazione andrà in Questura per discutere il percorso del corteo avendo ricevuto un mandato esplicito sulle opzioni da indicare. Il percorso di avvicinamento al 15 ottobre è ormai avviato. C’è da augurarsi e da lavorare affinchè proceda come auspicato da tutti gli interventi. L’aspettativa è indubbiamente in crescita e il governo unico delle banche dovrà cominciare a tenerne conto.

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