da
anarchaos
Discussione animata e difficile sul percorso del
corteo del 15 ottobre. Ma alla fine si è trovata la “quadra”. Persistono
divergenze sul segnale politico che deve mandare la manifestazione
italiana. Il 15 ottobre sarà una giornata di mobilitazione
internazionale contro la crisi e il massacro sociale scatenato dalle
istituzioni finanziarie europee e dal governo unico delle banche.
L’ennesima riunione preparatoria per la giornata europea
di mobilitazione del 15 ottobre, ha visto le molte componenti del
coordinamento nato ad hoc, cercare in tutti in modi di trovare “la
quadra”. Un risultato che dopo l’ultima riunione e all’inizio di quella
di ieri non appariva affatto scontato.
La discussione – ad un osservatore esterno – poteva
sembrare meramente “tecnica” cioè il percorso del corteo, lo striscione
di apertura, la conclusione. In realtà indicava e indica divaricazioni
politiche sul segnale che la manifestazione nazionale del 15 ottobre
deve mandare sia a chi scenderà in piazza sia ai responsabili del
massacro sociale che in tutta Europa ed anche Italia si sta abbattendo
su lavoratori, giovani, pensionati,migranti.
La discussione dei due gruppi di lavoro (manifestazione,
comunicazione) è iniziata dopo le 11.00 ed è riuscita a concludersi
solo a ridosso dell’inizio della riunione plenaria dopo un lungo botta e
riposta e numerosi interventi che hanno talvolta allontanato la
possibilità di giungere ad un appuntamento unitario e condiviso. Lo
spettro di due manifestazioni si è affacciato neanche troppo velatamente
in alcuni interventi. Il rappresentante dell’Usb è andato alla carica
senza troppi preamboli mettendo in discussione che il corteo dovesse
accuratamente evitare di transitare per il centro della capitale e si
dirigesse verso piazza San Giovanni secondo i canoni della
manifestazioni di massa ma un po’ liturgiche. La proposta avanzata
dall’Usb era che si concludesse invece nella centrale piazza del Popolo a
ridosso dei palazzi del potere e annunciasse pubblicamente che la
manifestazione non si concludeva la sera del 15 ottobre con un
tradizionale comizio. “A New York manifestano sotto la Borsa di Wall
Street mica a Central Park, in Grecia stanno in piazza Syntagma davanti
al Parlamento” ha specificato. Insomma una manifestazione di lotta e non
di rappresentazione che trova il suo punto di forza solo nel numero dei
partecipanti.
Di avviso contrario alla proposta dell’Usb altre
componenti del coordinamento (Action,Uniti contro la crisi, Cobas, Arci,
Fiom, Uds) e consenso invece da parte di altre componenti come le reti
dello Sciopero Precario, la rete Roma Bene Comune, Atenei in rivolta, la
Rete dei Comunisti, che hanno insistito molto sul fatto che il
passaggio del centro “politico ed economico” della capitale funzioni
anche come avviso di garanzia – in qualche modo anche minaccioso – verso
le misure antipopolari decise dal governo e dalle istituzioni europee,
un nemico che alcuni definiscono ormai come il “governo unico delle
banche” (con chiare allusioni al governo che sostituirà quello
Berlusconi per fare una identica politica antipopolare). La discussione
si è incastrata e contrapposta per parecchio tempo ed è sembrato a un
certo punto che la rottura fosse inevitabile. Un paio di interventi
hanno infine cercato di raccogliere tutte le osservazioni in campo e
indicato la quadra possibile: il percorso del corteo verrà allungato e
chiederà di transitare per il centro prima di arrivare a Piazza San
Giovanni, arrivare ma non concludersi. Un concetto questo che è stato
ribadito da diversi interventi preoccupati che la manifestazione del 15
ottobre si riduca ad una tradizionale manifestazione di massa ma privata
di ogni conflittualita contro il massacro sociale approntato dai poteri
forti in Europa e in Italia.
Anche sullo striscione di apertura la
discussione non è stata semplicissima. Il momento francamente più
paradossale è stato quando si è inceppata sulla condivisione dello
slogan ormai europeo lanciato dai movimenti greci “People of Europe rise
up!” ma non sulla sua traduzione in italiano che significa testualmente
“Popoli europei solleviamoci!”. L’idea della sollevazione è apparsa
forse un pò troppo inquietante che si volevano sostituire con un più
rassicurante “Cambiare l’Italia, cambiare l’Europa”, uno slogan che
obiettivamente sarebbe metabolizzabile anche da Bersani e Bonanni.
La discussione si è conclusa con
l’approvazione dello striscione d’apertura coerente in inglese e in
italiano con l’indicazione apparsa sul Partenone “People of Europe rise
up! Popoli europei solleviamoci!”. La testa del corteo sarà unitaria e
rappresentativa di tutte le componenti del coodinamento con l’esplicito
invito a tenere alla larga bandiere di partito e organizzazione o I
leader televisiviche ammucchiano di loro le telecamere e riducono il
corteo ad uno sfondo anonimo nei contenuti.
Più difficile è stato trovare “la quadra”
sulla gestione dell’arrivo della manifestazione in piazza San Giovanni
che in molti non intendono vivere come conclusione del corteo e della
mobilitazione del 15 ottobre. Molte le proposte sul tappeto (il
coordinatore della discussione ne ha elencate almeno dieci diverse tra
loro), ragione per cui il coordinamento si è riconvocato per discueterne
martedi prossimo. Nel frattempo una delegazione andrà in Questura per
discutere il percorso del corteo avendo ricevuto un mandato esplicito
sulle opzioni da indicare. Il percorso di avvicinamento al 15 ottobre è
ormai avviato. C’è da augurarsi e da lavorare affinchè proceda come
auspicato da tutti gli interventi. L’aspettativa è indubbiamente in
crescita e il governo unico delle banche dovrà cominciare a tenerne
conto.
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