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lunedì 16 luglio 2012

Sinistra farsa


Simone Weil
 
Se coloro che lavorano lo sentissero, se sentissero che per il fatto di esserne le vittime ne sono anche i complici, la loro resistenza assumerebbe tutt'altro slancio rispetto a quello che può fornirgli il pensiero della loro persona e del loro diritto. Non sarebbe una rivendicazione; sarebbe una rivolta di tutto l'essere, violenta e disperata come una ragazza che si vuole mettere a forza in una casa di tolleranza; e nello stesso tempo sarebbe un grido di speranza che scaturisce dal profondo del cuore. Certo tale sentimento abita dentro di loro, ma talmente inarticolato da non poter essere percepito. I professionisti della parola sono incapaci di fornirne loro l'espressione. 
Quando gli si parla della loro sorte, si sceglie generalmente di parlare di salari. Loro, sotto la fatica che li schiaccia e rende ogni sforzo d'attenzione doloroso, accolgono con sollievo la facile chiarezza delle cifre.
Così dimenticano che l'oggetto su cui si mercanteggia, che si lamentano d'essere costretti a consegnare al ribasso, di cui viene negato il prezzo giusto, non è altro che la loro anima.
Immaginiamo che il diavolo stia comprando l'anima di uno sventurato, e che qualcuno, provando pietà per questo sventurato, intervenga nel dibattito e dica al diavolo: «È vergognoso da parte vostra offrire solo questo prezzo, l'oggetto vale almeno il doppio».
Questa sinistra farsa è quella recitata dal movimento operaio, con i suoi sindacati, i suoi partiti, i suoi intellettuali di sinistra.

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