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mercoledì 11 aprile 2012

L'Anarchismo e la crisi globale Parte 2 (Il problema della carenza)

da http://www.inventati.org/ingobernables tradotto in italiano da L.E.M.

Parte 1
http://orizzontelibertario.blogspot.it/2012/03/lanarchismo-e-la-crisi-globale-parte-1.html



L'anarchismo è sempre stato interessato al problema della "scarsità". Molte degli "esperimenti" dei movimenti anarchici nelle società agricole, quali, quelle spagnole, ucraine e di altre paesi, si basano su una visione che anticipa la società opulenta organizzata secondo il comunismo libertario e che converte la produzione in base alle esigenze reali. Una teoria anarchica recenteriportata nel classico "Post-scarcity anarchism" Murray Bookchin, in questo teno pone il problema della carenza come un grande quesito da sciogliere per la teoria politica
Ma gli anarchici hanno la prova che l'approccio produttivo decentrata e  l'applicazione di tecnologie alternative è praticabile?

 Secondo Colin Ward, la proposta di lavoro intensivo e decentrata della produzione alimentare, fatta da  Kropotkin  un secolo fa, ha dimostrato che quest'esperienza è molto pratico.
 La moderna industria agricolo in Gran Bretagna e nei paesi occidentali supera le aspettative... Il 
Gruppo di Tecnologia Intermedio E.F. Schumacher si basa sulla tradizione di pensatori come Kropotkin e William Morris, e sulla cosiddetta tecnologia appropriata, che permetterebbe lo sviluppo delle società per risolvere i loro problemi di scarsità e di disoccupazione, evitando le disastrose conseguenze di una industrializzazione pesante e dell'urbanizzazione.

 Negli Stati Uniti d'America, gruppi come l'Istituto di Local Self-Reliance stanno esplorando le possibilità attraverso cui le comunità locali possono emprobrecidas sfuggire alle insidie ​​di dipendenza e sfruttamento economico attraverso lo sviluppo di comunità di produzione.  David Morris e Karl Hess presentano un quadro abbastanza dettagliato di alcune di queste possibilità nel loro libro "Neighbourhood Power" , in parte, è basata sul  lavoro nel Adams-Morgan quartiere di Washington, DC.

  Nel discutere l'approccio anarchico a questioni quali la scarsità e il tenore di vita, è importante che tutto ciò in cui la domanda non risponde a prodotti di sussistenza, rispecchia la produzione di una società di abbondanza. Gli anarchici sostengono, che l'apparente improbabilità di realizzare una società attraverso forme di produzione  anarchiche, se debe a un error al cuestionar la ideología del consumo material. Se l'abbondanza dovrebbe essere basata su un'espansione infinita in produttività e conseguentemente in  uno sfruttamento completo della natura, ovviamente non è il gioco che vale la candela.
Per gli anarchici, l'abbondanza sarà raggiunta nello sviluppo dei bisogni sociali e nella soddisfazione del desiderio di una vita creativa e soddisfacente. A questo proposito è il senso del termine "ricchezza" che va interpretato non in senso materiale ma in una visione dell'immaginario simbolico, come la sensazione di profondità del senso di comunità.

Gli anarchici sottolineano l'incapacità del semplice aumento della produzione per elevare la qualità della vita, per soddisfare le necesittà di base. Questo fenomeno va spiegato nell'ottica della natura della società odierna, secondo cui l'uomo non è nient'altro che un consumatore, vi è poi, la riduzione dei valori umani ai valori di comfort in una società di consumo, e la distruzione degli ambienti naturali  a causa della sfrenata ossessione per la produzione di merci e per la crescita quantitativa.

 Il riconoscimento di questi problemi apparentemente astratti e teorici non deve portare a trascurare di comprendere l'interesse pratico verso le forme di sviluppo. La tecnologia che utilizza  livelli di produzione sufficientemente alti da soddisfare i bisogni primari e superiori, con i requisiti di un sistema sociale a misura dell'uomo, cioè ne burocratico o gerarchico. Quello che gli anarchici rifiutano è un approccio semplicistico che i isola i problemi di produzione,  per esempio, delle relazioni sociali che sono alla base di tale tendenza, o quelle correnti che vedono come unica alternativa il continuo sviluppo delle odierne tendenze di sviluppi tecnici, cosi come economici e rapporti politici.


L'approccio diretto, ignora necessariamente le indicazioni alternative nello sviluppo della tecnologia, che sono indirizzate a mantenere lo stesso regime di produzione e ignora anche le strategie alternative per la arricchimento dei produttori, come la grande distribuzione dei prodotti opposto rispetto al consumo individuale, l'abolizione dei consumi superflui derivanti dalla manipolazione dei bisogni e delle necessità, e della creazione di bisogni più sociali, rivolti al consumismo che non materiali.
 È sbagliato presumere che l'esistenza di una società di abbondanza corrisponda alla presenza di grandi quantità del tipo di merci ora prodotte, cioè di beni non necessari.
 

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