da osservatorio sulla repressione
Era
già finito in manette per aver chiesto 2.500 euro a un detenuto in
cambio dell’uso del proprio cellulare. E due anni fa era stato rinchiuso
nel carcere di Padova, con un anno e cinque mesi da scontare per
corruzione. Ma per l’ex agente di polizia penitenziaria Luigi Marini, 42
anni, non è finita, perché tra capo e collo gli fiocca un’altra pena.
Ieri il tribunale lo ha condannato a un anno e mezzo di reclusione per
le lesioni procurate a un detenuto. Assoluzione piena invece, come
chiesto dal pm Stefano Longhi, per il reato di abuso d’ufficio.
Il
rodigino, residente a Costa, era imputato per alcuni episodi avvenuti
all’interno della casa circondariale di via Verdi nel gennaio 2005. In
un caso era stato accusato di aver percosso un detenuto con un manico di
scopa. Un’altra volta Marini, invece di riportare in cella un
carcerato, l’aveva condotto in quella di altri due, permettendo che lo
prendessero a schiaffi. Gli episodi sono stati confermati da circostanze
e testimoni e alla fine è arrivata la condanna: un anno e sei mesi per
lesioni. Caduta invece l’accusa di abuso d’ufficio, per la quale
l’agente è stato assolto.
Marini,
addetto alla vigilanza della sezione maschile, ha già alle spalle una
serie di grane giudiziarie. Anni fa era stato condannato a sette mesi di
reclusione (pena sospesa) per il favoreggiamento di un detenuto, per
conto del quale aveva portato all’esterno del carcere di via Verdi
alcune lettere. Quindi, nel 2007, era scoppiato il caso del cellulare
ceduto a un carcerato in cambio del pagamento di 2500 euro. In realtà si
trattava di un agente sotto mentite spoglie. Una trappola messa in atto
dalla Squadra mobile, dopo che alcuni suoi colleghi si erano
insospettiti per alcuni comportamenti troppo confidenziali di Marini con
i detenuti. Due anni fa la condanna a un anno e cinque mesi, con
ordinanza di carcerazione a Padova. E ieri ecco la nuova botta da un
anno e sei mesi: l’ultimo conto rimasto da saldare.
fonte: Il Gazzettino
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