da http://www.promiseland.it
Ciò che conta non può essere contato!Siamo in un periodo di ripresa scolastica e mi stavo chiedendo, viste tutte le difficoltà della « riforma scolastica », quali altri validi metodi esistano per aiutare i ragazzi a crescere sereni nel pieno rispetto della loro natura e dei loro bisogni senza doverli plasmare in un’educazione stanca e statica ma che abbia come premesse l’osservazione e l’ascolto dei ragazzi.
Che cos’hanno in comune i due fondatori di Google, il creatore di Amazon e quello di Wikipedia?
Un’insegnante molto speciale, nata nella provincia marchigiana un secolo e mezzo fa.
Questo vuole essere un omaggio ad una delle più grandi personalità in campo scolastico ed educativo, pioniera e rivoluzionaria in campo pedagogico e prima donna in Italia a laurearsi in medicina nel 1896.
Quella di Maria Montessori e dell’educazione da lei ispirata è una vicenda fuori del comune.
È stata una grande innovatrice, una scienziata che ha inaugurato il filone di ricerca intorno alla crescita e all’educazione infantile, ancora attivo.
Qualcuno giustamente ha indicato Montessori e Freud come i due giganti di pensiero che presiedono alla novecentesca scoperta del bambino.
Le sue sono scoperte attualissime, con risposte concrete ai bisogni dei bambini e dei ragazzi di oggi che trovano riscontro nelle ricerche più avanzate, incluse le neuroscienze.
Alla domanda si può dare una risposta breve: è formazione concreta degli individui e dei gruppi, radicata in una concezione dello sviluppo umano le cui segrete potenzialità sono ancora da attuare.
La risposta lunga rimanda a tutto il lavoro di Maria Montessori e di coloro che l’hanno capito e realizzato come “psicopedagogia legata alla scoperta del bambino padre dell’uomo e dei suoi periodi sensitivi”.
«Il punto di partenza per una vera comprensione del nostro lavoro non è quello di considerare un metodo di educazione, ma il contrario: il metodo è la conseguenza di aver assistito allo sviluppo di fenomeni psicologici che erano rimasti inosservati e quindi sconosciuti per millenni».
I bambini non sono l’oggetto del sapere, il mistero da esplorare, sono loro stessi fonte di conoscenza: dopo tante ricerche psicologiche intorno ad essi è divenuto quasi banale parlare di stadi di sviluppo, periodi critici, fasi e così via.
I periodi sensitivi, secondo Montessori, sono temporanee sensibilità o guide interiori che indirizzano il bambino verso taluni segnali, lasciandolo indifferente ad altri. È un fenomeno prima di tutto biologico.
Ad esempio – nei primi anni – l’interesse per i suoni, i ritmi, le inflessioni della voce umana guida l’assorbimento del linguaggio, oppure la sensibilità al cambiamento e all’ordine è indispensabile per costruire l’ordine mentale e l’attaccamento al proprio ambiente.
Altre sensibilità, diversamente polarizzate, si osservano – per chi sa vederle – agli inizi della seconda infanzia o nella pubertà.
Lo sviluppo psichico non avviene a caso, né può essere attribuito agli stimoli dei mondo esterno: è essenzialmente autorganizzazione. Gli stimoli diventano significativi solo per la presenza di guide interiori.
Di qui l’immediata conseguenza educativa: se non è possibile insegnare al bambino lo sviluppo in quanto è lui che lo promuove in se stesso, o si può comunque bloccare o invece favorire indirettamente, integrando nell’ambiente le informazioni necessarie.
Montessori è quindi una metodologia legata al ruolo educativo dell’ambiente, all’uso non di un materiale “didattico” per addestrare, ma di un materiale di sviluppo, messo a disposizione del bambino o del ragazzino perché adoperandolo quando vuole, per il tempo che vuole, affini e moltiplichi le proprie capacità.
Negli anni le trasformerà affrontando con vero piacere il mondo sempre più vasto delle discipline di studio e dei laboratori nella scuola elementare e media Montessori, se è così fortunato di frequentarle.
Dunque un’educazione prevalentemente indiretta e per questo liberante che diffida degli stimoli obbliganti, dei risultati previsti; al contrario è in continua ricerca delle giuste risposte, soprattutto quelle che possono emergere da un ambiente predisposto con cura, per i piccoli come per gli adolescenti.
Il risultato è quello che Montessori chiama disciplina della libertà, secondo alcuni, da criticare perché lascia i bambini troppo liberi di “fare quello che vogliono”; secondo altri è al contrario un’educazione rigida perché pone limiti al disordine, alla mancanza di controllo, pur senza atteggiamenti punitivi.
La contraddittorietà di tali critiche è segno della loro infondatezza.
Nessuna disciplina degna di essere acquisita può essere inculcata, tanto meno il comportamento sociale o la passione per il sapere.
Ma il risultato più significativo è l’alto livello di autonomia che coincide con il rispetto di sé, quello che nasce dall’essere noi stessi a decidere come usare al meglio il nostro tempo.
Le scuole Montessori sono luoghi educativi in cui i bambini “non fanno quello che vogliono, ma vogliono quello che fanno”, come disse uno di loro a una visitatrice.
Si risolve così l’enigmatico rapporto tra libertà e autorità: in questa educazione alla libera scelta emerge una chiara “pedagogia del limite”, oggi quanto mai necessaria a tutti i livelli, perfino quello sociale e ambientale se si vuole evitare una “ideologia della catastrofe”.
Montessori offre infine una particolare visione degli umani e della vita sulla Terra: una visione cosmica.
Nel bambino esiste un’energia, particella del fuoco infinito che è la vita, lo stesso che sonnecchia nel seme e che a un tratto lo fa germogliare…
Per lei l’essere umano, come ogni altro vivente, ha con il cosmo un’armonia misteriosa e profonda: Kosmos, l’ordine dei Greci che consiste nell’interrelazione e interdipendenza di tutto ciò che esiste e che si ritrova nell’infinitamente grande e nell’infinitamente piccolo. Quello che accade in una piccola sezione di scuola dell’infanzia potrà avere domani conseguenze enormi.
Ogni fenomeno evolutivo –cosmico, biologico, culturale– è essenzialmente parte di uno stesso processo creativo.
Montessori parlava di una solidarietà nello spazio e nel tempo che collega gli umani: nell’era della globalizzazione l’idea è di un’attualità sconvolgente.
La sua educazione cosmica può rappresentare non solo un centro per l’educazione, ma l’avvio a una vera e propria geopedagogia in grado di affrontare le sfide epocali che attendono il genere umano.
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