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giovedì 24 novembre 2011

IL PROFESSORE 1957-1966 - PARTE 2

da "una vertigine chiamata vita " di Osho
PARTE 1 =http://orizzontelibertario.blogspot.com/2011/10/1957-1966-il-professore-parte-1.html



Quando divenni professore all'università, la prima cosa che feci- poichè entrando in aula vidi le ragazze sedute da un lato, quattro o cinque file vuote di fronte a me, e i ragazzi seduti dall'altro- fu dire: " A chi farò lezione? a questi tavoli a queste sedie? che stupidaggine è questa ? chi via ha detto di sedervi cosi ? Mischiatevi immediatamente altrimenti riferirò al prorettore che sta succedendo qualcosa di assolutamente innaturale...".
A poco a poco, esitando... Ripresi "Non esitate! Muovetevi e mischiatevi. Durante la mia lezione non potete sedervi separati. E non mi importa se qualcuno prova a toccare una ragazza o una ragazza prova a tirare una camicia a un ragazzo: tutto ciò che è naturale, io lo accetto: per cui non voglio che stiate seduti congelati, contratti. Non durante le mie lezioni! Divertitevi a stare insieme. So che adesso vi lanciate pezzi di carta, pietruzze, bigliettini; non è necessario: sedevi l'uno di fianco all'altra e passatevi semplicemente ciò che volete darvi... Ormai siete sessualmente maturi: dovreste fare qualcosa. Invece state studiando filosofia: siete matti ! E' questo il momento di studiare filosofia ? Questo è il momento di andare a fare l'amore. La filosofia lasciatela per la vecchiaia, quando non potrete fare altro."
All'inizio erano tutti intimoriti, ma a poco a poco si rilassarono; a quel punto, le altre classi cominciarono a sentirsi gelose. Gli altri professori cominciarono a riferire al prorettore: " Quest'uomo è pericolo. Permette ai ragazzi e alle ragazze di fare cose che tutti noi abbiamo proibito. Anzichè impedire loro di entrare in contatto li sta aiutando.! Dice: "Se non sapete come scrivere una lettera d'amore, venite da me ve lo insegnerò. La filosofia è secondaria, non è granchè: finiremo il corso di due anni in sei mesi. Per il resto del tempo divertitevi, cantate, danzate. Non preoccupatevi."
Alla fine il prorettore dovette chiamarmi e mi disse:" Ho sentito tutti queste voci. che cosa mi dici?"

Riposi << Anche tu devi essere stato uno studente universitario>>. Disse << Certo, altrimenti, come potrei essere prorettore?>>. Dissi << Torna indietro e ricordati i giorni in cui tu e le ragazze eravate seduti a distanza. Che cosa succeva nella tua mente ? >>.
Commentò << sei proprio uno strano tipo. Ti ho chiesto di venire perchè voglio indagare su qualcosa che ti riguarda>>. Ripresi << Di quello parleremo dopo. Prima rispondi alla mia domanda. E sii sincero, altrimenti domani ti sfiderò apertamente a tutta l'università, a tutti i professori, a tutti gli studenti. Possiamo disutere la questione pubblicamente e poi metterla ai voti.>>
Rispose << Non ti agitare. Forse hai ragione. Mi ricordo. adesso sono vecchio e spero che non lo dirai a nessuno: pensavo alle ragazze. Non ascoltavo il professore, nessuno lo ascoltava. Sia io che le ragazze ci lanciavamo dei bigliettini, scambiavamo lettere. >>
Dissi: << In questo caso la questione è chiusa >>.
rRispose: << Certo. Vai e fà tutto ciò che vuoi. Non voglio un dibattito pubblico con te, so che vinceresti. Hai ragione. Ma io sono un pover'uomo, devo conservare il mio posto: se iniziassi a fare una cosa simile, il governo mi licenzierebbe immediatamente.>>
Dissi: << Non mi interessa il tuo posto. Resta prorettore, ma ricorda: non chiamarmi mai più. Arriveranno molte lamentele, ma ti chiarisco sin d'ora che ogni volta avrò i miei buoni motivi per fare cioò che faccio.>>


Da quel momento gli studenti che non frequentavano il mio corso cominciarono a chiedermi: << Possiamo venire anche noi alle sue lezioni ?>>.
Commentai << La filosofia non è mai stata tanto interessante. Venite! Chiunque è benvenuto. Non registro mai le presenze. Ogni mese, quando il registro delle presenze deve essere consegnato, lo riempio a caso, presente,assente, presente...Devo solo ricordarmi che ognuno di voi deve avere più del settantacinque pre cento di presenze per poter essere ammesso all'esame: altrimenti la cosa non mi interessa. Dunque potete venire. >>
Le mie lezioni erano sovraffollate. La gente si sedeva sulle finestre... e in realtà si sarebbe dovuta trovare in altre aule!
Arrivarono altre lamentele ma il prorettore disse: << Non venite a lamentarvi di quell'uomo. Se gli studenti non vengono alle vostre lezioni è un vostro problema. Che cosa posso farci? Che cosa può farci lui se lo preferiscono ? Non sono studenti di filosofia, ma non vogliono venire alle vostre lezioni di storia, econimia, di scienza politiche. Che cosa posso farci ? Quell'uomo mi ha sfidato: " Non mi chiamare più, altrimenti dovrai affrontare un dibattito pubblico"
Tuttavia, da ogni facoltà arrivarono cosi tante rimostranze che alle fine dovette venire a vedere che cosa succedeva. Sapeva che era meglio non chiamarmi; dovette venire nella mia aula. Non poteva crederci.
Di solito a filosofia, ci sono pochi studenti, perchè non è una materia con cui si facciano soldi, tuttavia l'aula era sovraffollata, non c'era spazio nemmeno per lasciarlo entrare.
Lo vidi in piedi sulla porta, dietro gli studenti. Dissi a questi ultimi: << Lasciate che il prorettore entri e si goda ciò che st avvenendo. >>
Entrò, Non riusci' a credere ai suoi occhi: ragazzi e ragazze erano seduti insieme e mi stavano ascoltando con gioia. Non c'erano la minima confusione, perchè avevo prevenuto ogni confusione alla radice. I ragazzi stavano seduti accanto alle loro ragazze; non c'era bisogno di lanciare sassolini o lettere. Non era necessario .
Commentò << Non riesco a credere che l'aula sia cosi affolata e il silenzio tanto profondo.>>
Risposi << E' inevitabile, perchè non c'è alcuna repressione. Ho detto agli studenti che vogliono uscire non devono chiedermi il permesso, possono semplicemente andarsene. Quando vogliono entrare, che entrino e basta. Non devono chiedermi alcun permesso: che siano presenti o assenti, non è affar mio. Insegnare mi diverte e continuerò a farlo: se qualcuno vuole sedersi e ascoltarmi, bene; altrimenti se ne può andare. Ma nessuno lascia mai l'aula!>>.
E il prorettore concluse: <<Questo dovrebbe accadere in ogni classe. Ma io non sono un uomo forte come te; non posso dire al governo che le dovrebbero andare cosi.>>

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