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domenica 30 ottobre 2011

1957- 1966: il professore parte 1

da "Una vertigine chiamata vita" di Osho




1957- 1966: il professore

La vita da studente mi piacque immensamente; che le persone fossero con me o contro di me,che mi trattassero con indifferenza o mi amassero, tutte le esperienze che vissi in quel periodo furono bellissime e mi aiutarono, quando io stesso divenni professore, perchè potevo vedere il punto di vista degli studenti, allorchè sottoponevo loro le mie idee.
Le mie classi divennero circoli di discussione. A tutti era permesso dubitare e discutere. Ogni tanto qualcuno di preoccupava di ciò che stava accadendo durante le lezioni, perchè su ogni singolo punto si scatenavano discussioni molto accese. Io lo tranquillizzavo: "Non ti preoccupare, tutto questo è indispensabile per affinare la tua intelligenza. Il libro di testo è un inezia, puoi leggerlo in una notte. Se hai una mente acuta, puoi rispondere anche senza averlo letto; ma se non hai una mente acuta, anche mettendoti in mano quel libro non riuscirsti mai a trovare la risposta. In un libro di cinquecento pagine la risposta rimane anidata in qualche paragrafo".
Quindi le mie lezioni erano totalmente diverse. Ogni cosa andava discussa ed esaminata in profondità, scrutata sotto ogni punto di vista e in ogni suo aspetto, e veniva accettata sole se la tua intelligenza si sentiva soddisfatta. Altrimenti non era obbligatorio accettarla: potevamo continuare la discussione il giorno successivo.
Rimasi sorpreso vedendo che, quando discuti qualcosa e scopri lo schema logico, la struttura dell'insieme, non hai bisogno di ricordarla. è una tua scoperta che ti accompagna per sempre. Non puoi dimenticarla.
I miei allievi di certo mi amavano, perchè nessun altro dava loro tanta liberà e li rispettava tanto. Nessun altro dava loro tanto amore, aiutandolo ad affinare l'intelligenza.
Tutti i professori erano preoccupati dal prorpio stipendio.
Io non sono mai andato a ritirarlo. Mi limitavo a consegnare la delega a uno studente, dicendo << Quando arriva il primo giorno del mese, puoi andare a prendere lo stipendio e portarmelo. E se te ne serve una parte, puoi tenerla>>.
In tutti gli anni che trascorsi all’università qualcuno mi portava lo stipendio. L’economo mi venne a trovare e mi disse <<Tu non compari mai. Ho sperato che una volta o l’altra venissi, per vederti >>. Ma poichè mi sono reso conto che forse non verrai mai nel mio ufficio, sono venuto a vedere che tipo d’uomo sei. Ci sono professori che si mettono in fila all’alba, il primo di ogni mese, per ritirare il loro stipendio; tu non ci sei mai! Qualunque studente potrebbe presentarsi con una delega firmata da te... e io non so se quei soldi ti arrivano oppure no >>.
Dissi << Non ti devi preoccupara, mi sono sempre arrivati. >>
Quando hai fiducia in qualcuno,è veramente difficile che ti inganni.
In tutti i miei anni da professore nessuno degli studenti a cui diedi quel mandato trattenne mai qualcosa, anche se dicevo: << Dipende da te. Se vuoi tenerti tutti i soldi, puoi farlo; se vuoi prenderne una parte, puoi farlo. Non è un prestito che devi restituire, perchè non voglio preoccuparmi di ricordare chi mi deve qualcosa e quanto mi deve>>. Tutttavia, non un solo studente prese mai nulla.
Tutti i professori erano unicamente interessati allo stipendio, e a competere per ottenere incarichi più elevati. Non ho mai visto qualcuno che fosse davvero interessato agli allievi, al loro futuro e in particolare alla loro crescita spirituale.
Accorgendomi di questo, aprii una piccola scuola di meditazione. Un mio amico mi offri un bellissimo bungalow con giardino, nel quale aveva costruito un tempio di marmo dove potevano meditare almeno cinquanta persone. Molti studenti e diversi professori, e anche alcuni prorettori, vennero per capire che cosa fosse la meditazione.


In India, i musulmani, gli indù, i punjabi, i bengali, gli indiani del Sud, e cosi via hanno tutti un loro abito caratteristico. Per esempio, nell’India meridionale, puoi avvolgerti in un lunghi, un semplice telo avvolto intorno al corpo che viene anche ripiegato, in modo da arrivare solo alle ginocchia. Anche nelle università i professori vanno ad insegnare cosi. Amavo il lunghi, perchè è il vestito più semplice che esista; non c’è bisogno di una cucitrice, di un sarto, di nullA. Un qualsiasi pezzo di stoffa può essere tramutato molto facilmente in un lunghi.
Ma io non mi trovavo nell’India Meridionale, bensì in quella centrale, dove il lunghi,viene usato solo dai vagabondi, dagli sfaccendati, dagli asociali. Per chi l’indossa è un simbolo di rifiuto della società, di disinteresse verso cio che pensi di lui. Quando cominciai ad andare all’università vestito così, tutti rimasero interdetti: studenti e professori uscirono dalle loro aule. Man mano che attraversavo il corridoio, tutti si alzavano a guardarmi, e io salutavo tutti... Era una vera accoglienza! Il prorettore uscì dal suo studio << Che cosa succede? Le lezioni sono interrotte, i professori sono tutti in corridoio ed è sceso un silenzio...>> Mi vide e io lo salutai, ma non ebbe neppure il coraggio di rispondermi.
Dissi: << Quanto meno dovresti salutarmi. Tutte queste persone sono venute a vedere il mio lunghi...>>. Penso che sia piaciuto; infatti, i professori si presentavano sempre con abiti elegantissimi, molto costosi. Il prorettore era molto esigente sui vestiti, era famoso per questo: a casa sua non c’erano altro che vestiti. Lui, la domestica e i vestiti!
Dissi: << Nemmeno quando entri tu, tutti escono dalle aule. Ma un misero lunghi li ha fatti uscire! E ho intenzione  di venire tutti i giorni vestito cosi! >>.
Commentò: << Uno scherzo va bene, un giorno posso concederlo, ma non esagerare. >>
Dissi: << Quando faccio qualcosa, lo faccio fin in fondo.>> Rispose: << Che cosa vuoi dire? Intendi davvero venire ogni giorno vestito con un lunghi ?>>.
Dissi: << Proprio cosi; e se qualcuno protesta, sono capace di venire anche i lunghi. Puoi prendermi in parola. Se qualcuno interferisce in qualche modo, se tu provi a dirmi che non è adeguato per un professore, e via dicendo... Se riesci a non dire niente, terrò il lunghi; se cominci a intrometterti, il lunghi sparisce allora vedrai il vero spettacolo!>>.
Fu una situazione molto divertente, perchè tutti gli studenti, sentendomi parlare cosi, cominciarono ad applaudire, e il prorettore rimase cosi imbarazzato che si ritirò nel suo studio senza dire più nulla. E non disse mai più una sola parola sul lunghi. Spesso mi informavo: << Come va con il lunghi? Viene preso qualche provvedimento in merito?>>.
Rispondeva: << Lasciami in pace; fà quello che vuoi. Non voglio dire niente perchè dirti qualsiasi cosa è pericoloso, non si può mai sapere come la prenderai. Io non volevo dirti di toglierti anche il lunghi ma di tornare a usare i tuoi vestiti di prima. >> Io replicavo: << Ho chiuso con quelli, e quando chiudo con qualcosa, è per sempre: io non mi guardo mai alle spalle. D’ora in poi userò solo il lunghi>>.
All’inizio mi presentavo con un lunghi sopra cui indossavo una tunica lunga. Poi un giorno abbandonai la tunica e cominciai a usare uno scialle. Di Nuovo tutti rimasero scioccati, ma il prorettore mantenne il suo sangue freddo: tutti uscirono, tranne lui: forse aveva paura che mi fossi levato il lunghi! Bussai alla sua porta e lui mi chiese: << Lo hai fatto?>>. Risposi <<Non ancora puoi uscire>>.
Aprì la porta per vedere se ancora indossavo qualcosa e commentò: << Adesso hai abbandonato anche la tunica...>>. Risposi << Hai qualcosa da ridire ? >>. Disse << Non voglio dire una sola parola. Di te, non parlo nemmeno con gli altri. I giornalisti telefonano e chiedono: “Come mai viene ammesso all’università? Questa costituirà un precedente, anche gli studenti e gli altri professori potrebbero cominciare a presentarsi in lunghi”. Replicò: “ Qualunque cosa accada, anche se tutti cominciassero a venire in lunghi, per me vabene. Non voglio intervenire, perchè ha minacciato che, se lo disturbo, in qualunque modo, potrebbe venire nudo. E sostien che in India la nudità è un modello di vita spirituale accettabile. Mahavira era nudo, i ventiquattro tirthankara dei gianisti erano nudi, migliaia di monaci vivono ancora nudi, e se un tirthankara può essere nudo, perchè non un professore? La nudità, in India, non può il alcun modo essere disprezzata>>.
E concluse: << Sto dicendo alla gente: “ Se volete veramente creare il caos... Ha seguaci anche all’università; ci sono motli studenti pronti a fare tutto ciò che dice. Per cui è meglio lasciarlo in pace”>>.
Nel corso della mia vita ho scoperto che, se sei anche solo minimamente pronto a sacrificare la rispettabilità, puoi seguire la tua strada molto facilmente. La società ti ha ingannato: nella tua mente ha posto la rispetttabilità su un piedistallo troppo elevato, e al suo opposto, ha messo tutte le cose che non vuole tu faccioa. Se le fai, perdi rispettabilità Allorchè sei pronto a dire: << La rispettabilità non mi interessa>>, la società è assolutamente impotente: non può fare assolutamente nulla che contrasti la tua volontà.

parte 2=http://orizzontelibertario.blogspot.com/2011/11/il-professore-1957-1966-parte-2.html

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