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lunedì 7 novembre 2011

Cani nei canili venduti a vivisettori o pellicciai

Di seguito riportiamo un articolo che tratta di un inchiesta fatta da Il respiro.eu sui canili lager e i loschi affari in cui sono coinvolti.
Traffici di ogni tipo, dai laboratori di vivisezione ai conciatori di pellicce, questi poveri animali vengono venduti come una qualsiasi merce.
Ogni anno in Italia migliaia di cani vengono abbandonati per i motivi più futili, perchè non più utili ad esempio per il cacciatore, troppo ingombranti per il lieto vivere del condominio, una malattia grave etc…
La questione molto spesso però parte dall’idea che abbiamo di chi sia quell’essere a quattro zampe che decidiamo di prendere o nel peggiore dei casi acquistare, come un oggetto per poi liberarcene alla stessa maniera, buttandolo. E’ proprio la mancanza di empatia nascosta dietro alla vuota espressione “io voglio bene agli animali” che spesso è causa di vite con destini terribili per questi esseri.
Un cane come tutti gli altri animali non sono oggetti di proprietà.

Il business dei cani randagi pagato con i soldi pubblici. Per ogni animale accalappiato e chiuso in un canile il comune di riferimento spende dai trecento ai mille euro l’anno. Ma nella gran parte dei casi questo flusso di denaro non evita che i cani siano malati, malnutriti, stipati in gabbie sovraffollate. E che alimentino un traffico imponente di finte “adozioni” che li deporta sui tavoli della sperimentazione del Nord Europa, come ha denunciato il portale “il respiro.eu”

ROMA - Vengono reclusi in strutture fatiscenti, maltrattati e dimenticati, a volte trasferiti clandestinamente in altri Paesi per finire nei laboratori della ricerca, oppure trasformati in cibo in scatola o pellicce. È il business del randagismo, l’affare dei canili, un traffico che si svolge con pochi controlli. È una storia dove s’intrecciano sperpero del denaro pubblico, malasanità, criminalità organizzata. Dove gli interessi in gioco sono più alti di quanto non si sappia e la legge viene sistematicamente ignorata. Alla fine il silenzio conviene a tutti. Sindaci, polizia, giudici, medici della Asl. Tutti complici, a volte senza neanche saperlo. È l’Italia dei canili, un paese degli orrori.
Quanti sono i cani randagi e quelli nei canili e quanto costa allo Stato mantenerli? In tasca di chi vanno i soldi? E quanti animali dietro finte adozioni finiscono all’estero in una tratta illecita? Il business del randagismo e dei canili viene valutato intorno ai 200 milioni, anche se l’ultimo rapporto “Zoomafia” stima il giro complessivo del traffico di cani 500 milioni di euro. Valutazioni realistiche stimano i cani vaganti 600 mila, di cui 200 mila ricoverati nei canili, per ogni cane rinchiuso il comune di appartenenza spende dai 300 ai 1000 euro l’anno. Una spesa significativa che però non mette gli animali al sicuro. Il canile non sempre è l’ultima tappa.Il traffico e le finte adozioni L’ultima denuncia parla di un traffico di cani e gatti all’estero, esportazione illegale mascherata da finte adozioni. Gli animali finiscono nei laboratori della sperimentazione, come cibo in scatola per i loro simili più fortunati, per fornire pellicce. É la denuncia che arriva dal portale “ilrespiro.eu”, dove la giornalista Margherita D’Amicoha condotto un’inchiesta che dà corpo a dubbi e sospetti che da tempo si rincorrono. “Un processo che avrà inizio il 19 dicembre a Napoli sul traffico di cani e gatti da Ischia in Germania costringerà a non ignorare questa realtà agghiacciante”, dice D’Amico. “Spediti in carichi su furgoni, station wagon, oppure affidati ai cosiddetti “padrini di volo”, cani e gatti randagi provenienti dall’Italia, ma anche da Spagna, Grecia o Turchia, confluiscono ogni anno nei paesi del nord Europa, in Germania arrivano dai 250 ai 400 mila cani”.Nell’inchiesta è citata la testimonianza di Enrica Boiocchi, vicepresidente del Gruppo Bairo, associazione molto attenta all’argomento: “Finché non vedi con i tuoi occhi non capisci. Partecipai al fermo di un carico al confine con la Svizzera: un trasportino per gatti di quelli piccoli, di stoffa, ne conteneva nove. I cani, come di prassi in queste spaventose spedizioni, erano sedati, imbambolati, nemmeno si tenevano seduti. Ogni giorno mezzi carichi di questi sventurati passano la frontiera svizzera, li vediamo, eppure non li ferma nessuno”. Stipati nelle gabbie all’interno dei veicoli, gli animali attraversano l’Italia e oltrepassano i controlli superficiali. Si tratterebbe un giro di denaro enorme.”Sono finita in questa voragine a metà degli anni 90″, racconta al sito ambientalista Francarita Catelani, fondatrice di UNA -Uomo Natura Animali- Cremona. “Dal napoletano ci segnalarono che la titolare di un’associazione tedesca stava partendo con un carico di cani. Furono prima fermati a Barberino del Mugello, ma la Asl li lasciò passare. Poi, a Como, lo stop. Il capo veterinario della Asl di Como capì. Redasse tre verbali e il giorno dopo il furgone fu scortato fino all’imbocco dell’autostrada per Caserta”. Ma la vicenda di Como non è l’unico caso di intervento delle forze dell’ordine. “Un paio d’anni fa ad Ancona sono stati bloccati 102 cani provenienti dalla Grecia. C’è stato un fermo ad Arezzo sei anni fa, e ancora a Padova. E a Verona, nel 1995, si aprì un’indagine per verificare nomi e indirizzi a cui erano stati dati in adozione 100 cani. Risultarono tutti falsi, dal primo all’ultimo”. Ci sono poi le denunce dell’Enpa, sezione di Perugia, contro 40 cani di un canile umbro adottati in Germania. C’è infine il caso di Ischia.”Un piccolo gruppo di volontari di Ischia per anni si oppone alle massicce esportazioni organizzate dal canile di Forio. Solo nel 2006, a suon di denunce, gli animalisti riescono a ottenere il fermo di un furgone e l’avvio di un’indagine assai accurata da parte della Procura di Napoli condotta dal pm Maria Cristina Gargiulo, che si serve anche di intercettazioni telefoniche”, racconta D’Amico. La fase preliminare dell’inchiesta si conclude con il rinvio a giudizio di cinque imputati per maltrattamento di animali, falsità ideologica e materiale, associazione per delinquere finalizzata all’illecito traffico di esseri senzienti. “Nel frattempo, però, il rifugio di Forio è stato ceduto alla Pro Animale Fur Tiere in Not e. V. con sede in Germania che ha 32 punti di raccolta e smistamento di cani e gatti in tutta Europa. Le spedizioni di animali vengono ufficialmente interdette solo nell’estate 2011, in attesa degli esiti del processo che avrà inizio presso il Tribunale di Napoli fra poco più di un mese”.Adozioni all’estero fittizie, sulle quali dovrebbero vigilare le Asl. “É attraverso i loro registri, infatti, che scorrono a centinaia, migliaia, le pratiche. Come non insospettirsi davanti alle stesse persone che richiedono venti, trenta, cinquanta lasciapassare per volta?”. I canili, l’orrore dietro l’angolo. Ma qualsiasi mercato illecito è possibile perché i canili italiani vengono gestiti senza controlli. Se il traffico verso l’estero può essere il caso limite, c’è poi l’indifferenza di tutti che rende possibile il degrado quotidiano. “Feriti, affetti da patologie e infezioni, malnutriti, relegati in spazi angusti e sovraffollati, trascurati e soli: questo lo stato in cui versano i “migliori amici dell’uomo” in molte strutture, pubbliche e private”. Questo è scritto in un documento del Ministero della Salute che ha diffuso recentemente un video dei canili peggiori d’Italia, girato durante le ispezioni di 39 strutture da parte della task force per la tutela degli animali. Il filmato è visibile sul sito www.salute.gov.it. “I canili sono un sistema che serve a far soldi. La legge diceva che andavano creati dei rifugi e i canili dovevano rimanere solo come presidi sanitari e luoghi di transito. Così non è stato”, spiega Rosalba Matassa, a capo della squadra formata da nove veterinari e due amministrativi.
“Dove nasce il business? I comuni invece di creare canili municipali stipulano convenzioni con società private, spesso sono aste al ribasso, anche solo 50 centesimi al giorno per ogni cane. Fatto l’accordo, nessuno controlla. Il sindaco ha la tutela dei cani, quindi è il responsabile ma non risponde mai di fatto e noi non abbiamo il potere neanche di infliggergli una multa”. La mappa del degrado attraversa tutta l’Italia, al Sud la situazione è peggiore perché il business è in mano alla criminalità ma ogni regione ha i suoi scheletri, nel senso letterale. Solo nel 2011 sono stati fatti 6 sequestri. È stato chiuso il canile di Somma Lombardo dove tra i cani malnutriti c’era anche una gabbia con due tigri e altri animali esotici.
A Terni c’è stata un’ispezione dopo varie segnalazioni di maltrattamenti, una storia lunga e mai risolta, la Procura sta indagando. A Foligno segnalazioni per maltrattamenti. A Ceprano, Frosinone, il canile è sotto sequestro amministrativo. Chiuso Poggio Sannita: maltrattamenti. Aragona in Sicilia, una sorta di canile abusivo, senza legge e senza controlli, un caso di cui si parla da anni, solo ora si sta svuotando. Chiuso definitivamente ad aprile dopo anni di battaglie il lager per definizione, quello di Cicereale, in Campania, diventato un caso nazionale. Dentro duemila cani, per ciascuno la famiglia Capasso percepiva due euro al giorno. Ci sono stati anni di battaglie giudiziarie prima della chiusura. L’unico caso in cui il ministero si è costituito parte civile. Nei casi di sequestri la situazione che si presenta è sempre la stessa: cani scheletrici, malati, nessuna sterilizzazione, spesso promiscuità, a volte morti. Tra i reati più frequenti riscontrati, frode, medicinali scaduti, esercizio abusivo della professione medica.

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