"Questo lager deve chiudere!" è scritto sullo striscione che dall'alba di Venerdì 14 Ottobre è
diventato il simbolo di una protesta che ha fatto il giro di tutto il
paese e ha puntato come non mai i riflettori e l'attenzione sull'allevamento Green Hill e sulla vivisezione. Quello striscione è stato calato dal tetto del capanno 1 dell'allevamento. Sotto quel tetto quasi 900 cani sono in attesa di essere spediti verso i laboratori di vivisezione di tutta Europa.
Un tetto che come lo striscione è diventato simbolo di una battaglia e
da cui alcuni attivisti hanno potuto dare voce agli animali prigionieri.
Alle ore 6.40 è scattata l'azione a sorpresa del Coordinamento Fermare Green Hill.
Cinque attivisti sono riusciti a salire sul tetto con una scala,
passando dal retro ed eludendo la vigilanza dell'allevamento, che
nemmeno si è accorta di quanto accaduto fino a quando, qualche minuto
dopo, fatte riprese e fotografie con tutta calma, lo striscione non è
stato calato sotto il loro naso anche dalla parte opposta del capannone.
Della scala nessuna traccia, e le guardie si domandavano come fossero arrivati quei cinque lassù e se ci fossero chissà quanti altri in giro per l'azienda.
Nel frattempo altri attivisti si sono presentati di fronte al cancello
d'ingresso, dando supporto a quelli sul tetto e monitorando l'attività
lavorativa. Gli operai che già stavano pulendo le gabbie e sfamando i
cani hanno potuto continuare il loro lavoro ed andarsene poi senza
problemi dal retro, ma nessuno si è presentato in ufficio per tutta la
giornata. Dalle alte sfere della multinazionale nessun segnale, solo il biologo-vivisettore Bernard Goti,
nella dirigenza di Green Hill, che nel tardo pomeriggio è entrato con
tanto di valigia e viveri e ha dormito negli spogliatoi dell'azienda,
per monitorare la situazione. L'intenzione dei cinque attivisti di
rimanere ad oltranza sul tetto è stata mantenuta. Sono rimasti 29 ore su quel dannato tetto, mandando foto, filmati, dichiarazioni, impressioni e sensazioni a noi tutti, fossimo lì sotto, al presidio a poche centinaia di metri o a casa, distanti centinaia di chilometri.
Le loro parole e la loro determinazione hanno scosso ed emozionato
tutti. Da sotto, al presidio non-stop che avevamo indetto da tempo,
tutti avevano parole di stima e di premura, per loro, ma anche per il
gruppo di sostenitori che gli sono stati vicini per tutte quelle ore, per tutta la notte,
che hanno vegliato sulla loro incolumità e che hanno trattato
continuamente e con non poche difficoltà con la polizia. Da sottolineare
ancora una volta l'atteggiamento del sindaco di Montichiari Elena Zanola,
che si è presentata di fronte ai cancelli dell'allevamento senza
degnare di uno sguardo o di una parola chi stava sul tetto e chi era li a
sostenere la loro protesta. Non ha chiesto come andasse o se ci fossero
pericoli, non ha fatto altro che accertarsi della situazione con le
forze dell'ordine, quasi a sincerarsi che per l'azienda non ci fossero reali problemi.
E siccome la signora Zanola è una di quelle persone che potrebbero
ritirare o sospendere la licenza di Green Hill qualcuno dal tetto ha
voluto chiedere cosa ne pensasse. Ovviamente il suo atteggiamento che
più di una volta ha attaccato il nostro operato e quello di chi si batte
contro questo lager, vergogna di Montichiari, non ha favorito il dialogo. Di tutta riposta la Zanola ha pensato bene di chiedere l'identificazione dei manifestanti, per denunciarli per oltraggio.
Sapere poi che anche il banchetto del Comitato Montichiari Contro Green
Hill al centro fiere di Montichiari ha avuto nella stessa giornata
problemi dal direttore proprio su pressioni dello stesso sindaco,
ci fa pensare ancora una volta che dietro a tutta questa ostilità ci
sia qualcosa di strano. Quella di Venerdì è stata una lunga notte. E'
stata una notte di attesa. E' stata una notte di lotta, col pensiero
agli animali che in questo come in altri allevamenti conoscono solo soprusi e sopraffazioni, solo morte e sofferenza.
Questa nostra azione eclatante ha voluto scuotere le coscienze e dare
visibilità ad un problema che in questa società viene troppo spesso
tenuto sotto silenzio, quello della vivisezione. E' assurdo, ma anche sintomatico di questa società specista, che a fare notizia su quasi tutti i canali televisivi nazionali siano state 5 persone su un tetto per 29 ore e non 2.500 cani in una gabbia per tutta la vita. E' assurdo che a fare notizia sia la voglia di cambiare questo orrore e non l'orrore stesso. Ma proprio per cominciare a cambiare questa società abbiamo lanciato questa nostra campagna e continueremo le nostre lotte, che
non sono fatte da eroi ma da persone come tutti voi, persone sensibili,
che provano empatia e che hanno deciso di mettersi in gioco per fare la
differenza, nei momenti di visibilità così come nella quotidianità.
La liberazione animale è una strada fatta di tanti passi e ognuno di
noi può essere uno di questi. E dopo queste difficili ed emozionanti
giornate la lotta contro Green Hill e contro la vivisezione non finisce.
Anzi, ci si ritrova con rinnovate energie, nuovi
compagni di strada e nuova voglia di dare il tutto per tutto. Perché
adesso abbiamo potuto sentire forte e chiaro il richiamo di quei cani
che sotto quel tetto sono ancora sepolti dalla violenza del profitto,
che chiamano e urlano inascoltati, destinati ad un futuro orribile.
Per la liberazione animale,Coordinamento Fermare Green Hill
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