da LaMalatesta
Biografia
Bruno Filippi nasce il 30 marzo 1900 a
Livorno, in una famiglia numerosa (Bruno è il primo di sei figli), ma
quando è poco più che un bambino si trasferisce con la famiglia a
Milano.
Sin da adolescente ha già le idee chiare, nette e radicali: è un individualista stirneriano conosciuto alla polizia sin dal 1915, che lo scheda come «elemento pericoloso». Quello stesso anno, durante una dimostrazione antimilitarista,
viene trovato in possesso di una pistola, seppur senza proiettili, ed è
per questo arrestato. Detenuto per un certo periodo in prigione,
il giovanissimo Bruno Filippi viene arruolato nel 1918 e parte per il
fronte. Nonostante prima dell'entrata in guerra dell'Italia avesse
militato tra i neutralisti, l'esperienza militare lo avvicina
all'interventismo, e si convince che gli anarchici debbano auspicare al
proseguo della guerra per esasperare e portare il proletariato
all'insurrezione.
Anarchico estremamente anticonformista, vicino agli ambienti dell'anarco-individualismo più radicale e aristocratico,
mostra nei suoi scritti un fiero disprezzo per le masse e per il
proletariato, da cui è disgustato per la viltà e l'incapacità di
ribellarsi. Dichiara di preferire paradossalmente la borghesia al
proletariato, in quanto pur nella sua mediocrità rimane comunque in
grado di perseguire i propri interessi. L'anarchismo
di Filippi non è un'idea di rivolta sociale, ma va inteso come una
rivolta esistenziale non tanto contro la classe borghese, quanto contro
le masse amorfe incapaci di ribellarsi, e contro la viltà e la
mediocrità di chi le domina. In questo senso Filippi si dichiara
profondamente antiegualitario, manifestando una netta simpatia nei
confronti di qualunque movimento aristocratico capace di esaltare l'uomo
superiore, più che le masse plebee.
Collabora con Renzo Novatore alla rivista «Iconoclasta» di Pistoia, che nel 1920 pubblicherà , sotto il titolo I grandi iconoclasti, gli scritti postumi di Filippi. Profondo disprezzatore del capitalismo e della borghesia, a lui sono attribuiti numerosi attentati: quello del 29 luglio 1919, a Piazza Fontana, e quelli a Via Paleocapa e al Palazzo di Giustizia, oltre ad un altro del 31 agosto.
Il 7 settembre 1919,
a Palazzo Marino (Milano), Bruno Filippi muore dilaniato dallo scoppio
di un ordigno esploso accidentalmente prima del tempo. Sua intenzione
era farlo esplodere presso il ristorante Biffi, luogo di ritrovo della
Milano bene. Tra la montagna di detriti, di lui si ritrova solo un
piede, ed è proprio "grazie" a questo che può essere riconosciuto.
Francesco Pellegrino, Libertà estrema. Le ultime ore dell'anarchico Bruno Filippi, DeriveApprodi, 2004.
Bruno Filippi, La federazione del dolore, Firenze 2000.
Vincenzo Mantovani, Anarchici alla sbarra, Net 2007.
«Cani
che leccate la mano di chi vi batte! Ed è per voi, proprio per voi che
io dovrei insorgere? (…) Carogne imputridite nella rassegnazione (…)
Neanche una sigaretta per voi. Io non voglio unirmi alla corte dei
cortigiani del proletariato, che essi scusano, incensano, ornano di
lauri. Lamentatevi della guerra, mentre siete voi i suoi autori e i
continuatori perché la sopportate» (Arte libera di uno spirito libero). [3]
«Non
compiango i soldati che morirono per causa tua. La massa brutta, che si
lascia trascinare al macello senza un moto di ribellione, che si lascia
scannare così, senza un perché, che abbandona tutto ciò che ha di più
caro, al semplice ordine di un foglio affisso ad una cantonata, è troppo
vile: merita la morte, merita il coltello del boia. E tu povera Mata
eri bella!» (In difesa di Mata Hari).
da Anarcopedia
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