dA OSSERVATORIO SULLA REPRESSIONE
Il
ministro degli Interni Maroni sta preparando un decreto legge che
assicuri alle forze dell'ordine le cosiddette "garanzie funzionali",
ovvero le tutele giuridico - legali che - come ha detto - impediscano a
un pm di mandarle in galera. Dal Viminale arrivano conferme: stiamo
lavorando, ma sui particolari bocche cucite. Anche se le ipotesi sono
già delineate. Scomodando l'ormai tornata di moda legge Reale o
addirittura il vecchio Codice Rocco, si costituirebbe un filtro
attraverso la Procura generale, che dovrebbe decidere se iscrivere nel
registro degli indagati il poliziotto sospettato di aver abusato delle
sue funzioni, magari agitando oltremisura un manganello. Niente più
obbligatorietà dell'azione penale per il pm, ma la discrezionalità di un
Procuratore generale.
L'idea
di dare maggiore immunità alle divise (voluta anche dal capo della
polizia, Manganelli) era già contenuta nel pacchetto di misure
illustrate martedì in Senato, quando il ministro ha riferito sugli
scontri di Roma. Con una grossa differenza, però: Maroni aveva
ipotizzato un disegno di legge da portare in Consiglio dei ministri dopo
aver consultato le opposizioni. In tre giorni il ddl è diventato un
decreto.
Il
confine, però, è molto labile, quando lo stesso Maroni parla così: "I
poliziotti dal G8 di Genova hanno la condizione psicologica di passare
per carnefici, perché quando un poliziotto viene processato per aver
fatto il suo dovere non solo è uomo distrutto, ma si diffonde una
consapevolezza: perché dovrei fare qualcosa che mi distrugge la vita?".
Forse per essere promosso, come è accaduto ai protagonisti della
"macelleria messicana" del 2001.
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