da macerie
Nella mattina di martedì 20 settembre, in corso
Vercelli, un gruppo di solidali dava vita ad un picchetto antisfratto,
proprio vicino a L’Ostile.
Una storia come tante. Lo sfrattando che non riesce a pagare il mutuo, la banca - ex Intesa, ora CaRiParma - che da il via alle procedure di pignoramento, l’Ifir che prende in consegna, con i suoi modi spicci e vagamente intimidatori, l’immobile fino alla vendita all’asta. Con chi c’è dentro.
Una storia come tante. Lo sfrattando che non riesce a pagare il mutuo, la banca - ex Intesa, ora CaRiParma - che da il via alle procedure di pignoramento, l’Ifir che prende in consegna, con i suoi modi spicci e vagamente intimidatori, l’immobile fino alla vendita all’asta. Con chi c’è dentro.
Si aspettava l’ufficiale giudiziario con volantini, striscione e qualche succo di frutta.
In quartieri come questo, dove brulica la vita, il
controllo capillare, continuo e zelante, non è una boutade
propagandistica di chi ama la libertà, ma piuttosto un ostacolo reale
per chi con la libertà deve ingaggiare un tira e molla quotidiano.
E questo controllo si mostra, osceno, in
continuazione: proprio durante il presidio, proprio due civici più in
giù, un nutrito gruppo di vigili urbani in borghese, travestiti alla
bell’e meglio da operai, sta svolgendo un controllo in un palazzo.
Cercano dei ragazzi africani, su segnalazione di qualche vicino, e a
quanto pare li han trovati.
Un ragazzo sarà portato in via Bologna, alla centrale dei vigili per foto e impronte.
Tranquilli ragazzi, è la normale trafila, non lo arrestiamo mica.
Il picchetto si sposta di pochi metri, e inizia una
discussione animata, ma l’interessato è già sulla Stilo d’ordinanza e
iniziano ad arrivare diverse gazzelle. I compari del ragazzo sono
tranquilli, i documenti li hanno e si fidano della parola dei
poliziotti.
Insomma, i solidali son proprio d’intralcio. I vigili
presenti, ragazzoni diversi dai minuti civich che compilano blocchetti
di multe, probabilmente fanno parte del nucleo edilizia abitativa.
Sbattono fuori dalle case popolari gli inadempienti, hanno pelo sullo stomaco, mani pesanti e niente berretto, che non serve.
Improvvisare un cordone attorno alla macchina, e
permettere ai colleghi di partire con spintoni e manate, per loro è un
imprevisto quasi gradevole.
L’impreparazione, lo sfratto da seguire, e la
tranquillità dei paesani del fermato probabilmente influiscono sulla
determinazione dei solidali, per cui di fatto non si riesce ad evitare
l’odioso (e pericoloso) rito della schedatura.
Il ragazzo tornerà per i fatti suoi un paio d’ore dopo, lo sfratto sarà rinviato di due mesi, senza grandi difficoltà.
Poco da star tranquilli, queste situazioni si
ripetono in continuazione nelle strade che percorriamo, nelle piazze che
attraversiamo, per persone che conosciamo. Questa certezza così ineluttabile è ciò che organizza le città sulla misura della polizia.
Spezzare questa ineluttabilità non è cosa facile, e
forse anche piccole dinamiche come quelle raccontate sopra possono
contribuire a farlo.
macerie @ Settembre 27, 2011
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