(Alessio)
pubblicata da Liberi, Eretici e Maledetti il giorno martedì 24 maggio 2011 alle ore 12.48
Che voi ci crediate o no, nella sua prima "missione politica" avviene intorno al 1893 quando lavorando per la Dada Abdulah & co., viene spedito in Sud Africa (siccome questa compagnia aveva contatti col Natal) La inizia la sua esperienza diretta vivendo in prima persona il dramma dell' apartheid, così prende parte attiva nella lotta contro i soprusi che subiscono i suoi connazionali indiani del Natal a furia di discorsi carichi di buonismo e solite letterine di protesta. Però non si lascia scappare frasi razziste e pregiudizi verso o nativi africani, chiamati da lui "Kaffirs" (negri), li considera incivili, animali e grezzi. Le sue affermazioni di questo tipo le troviamo anche nel giornale da lui publicato "The Indian Opinion" tra le quali possiamo citare: "La sola ambizione dei kaffirs è raccogliere una certa quantità di bestiame con cui comprare una moglie e poi passare la loro vita nudi, nell'indolenza. Sono degli sfaticati, una specie di umanità quasi sconosciuta tra gli indiani".
Finito il suo tempo in Natal, mentre si prepara ad andarsene, viene a sapere di una nuova legge proposta dal governo sud Africano che vorrebbe levari agli Indiani presenti nella zona il diritto al voto, così inizia la sua ennesima campagna pacifica e tranquilla, con qualche lamentela e niente più. Ovviamente inutile, la legge passa senza problemi.
Gandhi formerà anche il l Natal Indian Congress, ovvero una forza politica che si batte per i diritti degli indiani nella terra sud Africana. Per legittimare la propria presenza Gandhi decide che sarebbe meglio mostrarsi favorevoli alla nascente Seconda guerra boera, mette così a disposizione 1100 Indiani addetti al soccorso dei militari. Nonostante tutto la situazione degli indiani in sud Africa tende a peggiorare.
Dopo aver lasciato definitivamente il Sudafrica nel 1915 torna in India, accolto come un eroe nazionale e inizia a informarsi per capire la situazione dei villaggi indiani. Ma ecco che succede qualcosa di controverso, nel 1918 partecipa alla Conferenza di Delhi per il reclutamento di truppe indiane ed appoggia la proposta per aiutare i britannici nello sforzo bellico. Il suo ragionamento, rifiutato da molti, è che se si desidera la cittadinanza, la libertà e la pace nell'Impero, bisogna anche partecipare alla sua difesa.
Non vi credete che fin' ora ci troviamo di fronte a un Gandhi molto contraddittorio? Cosa si cela dietro il suo mito? Vediamo di continuare ed analizzare tutto in maniera più critica....
Dal 1918 inizierà la sua attività per l' indipendenza del popolo Indiano e la liberazione dal dominio inglese, propone boicottaggi dei tessuti e altre strategie non-violente, il tutto preso come spunto dalla Disobbedienza Civile, un libro scritto da Thoreau che mina le basi di ogni potere repressivo, il fatto è che se vi dedicaste alla lettura di questo libro, vi renderete conto di come esso è comunque di spirito insurrezionale. Quindi anche Gandhi dovrebbe ringraziare mentalità poco dedite al pacifismo come metodo, per essere obiettivi. Per tutto questo, il governo lo arresta per "turbamento dell' ordine pubblico" ma stranamente Gandhi viene liberato subito dopo, secondo la versione ufficiale le autorità sarebbero rimaste sconcertate davanti al' enorme quantità di manifestanti che lo avrebbero supportato fuori dai tribunali. Attendibile?
Ed ecco qua il culmine della sua pseudo-lotta, nel 13 aprile 1918: le truppe britanniche ammazzano 389 indiani e ne feriscono 1000, mentre altre fonti parlano di oltre 1000 morti. Questo perchè la sua dottrina comprendeva la lotta passiva, ovvero rimanere inermi davanti alla violenza dello schieramento nemico. Da qui, nasceranno diverse fazioni di Indiani violenti che criticarono aspramente Gandhi ritenendolo un incompetente e giudicando fallimentare e contraddittoria la sua lotta, e queste fazioni non ebbero poca importanza nell' esito della guerra. Nel febbraio del 1922 un cordone di Indiani insorgerà perchè provocato dalla polizia britannica, e arderà vivi 22 poliziotti. E questo dovrebbe far capire com' è superficiale chi afferma che Gabdhi riuscì a portare avanti una rivolta pacifica senza nemmeno uno spargimento di sangue.
Il 12 dicembre del 1931 si incontrò per oltre venti minuti, invece, con un entusiasta e generoso Mussolini, che aveva bisogno di consenso all’estero e di personaggi importanti che “legittimassero” il Fascismo e assecondassero le sue mire espansionistiche e imperialiste, di cui aveva già parlato in diversi discorsi. Anche Gandhi aveva bisogno di appoggi internazionali ed era ovvia l’ostilità di Mussolini alla Corona Britannica, che col sistema delle colonie in Asia teneva sotto un pugno di ferro, addolcito da qualche riforma, anche l’India. Insomma, Mussolini e Gandhi avevano un nemico comune.
Quella che voi vedete come immagine della nota infatti, raffigura Gandhi sorridente e soddisfatto in mezzo a diversi gerarchi fascisti.
Nel 1947 l' Inghilterra si vidde costretta ad abbandonare la politica di colonizazione a causa della crisi economica che la prima e la seconda guerra mondiale gli avevano inflitto, una decisione che sembra addirittura avessero preso da prima che Gandhi fece la sua comparsa nello scenario Indiano, quindi la decolonizazione non fu di certo merito delle letterine e delle proteste pacifiche che Gandhi inscenò per anni nella sua terra.
Con questo non voglio di certo dimostrare la potenza di un impero totalitarista su una popolazione debole, lungi da me... Bensì voglio dimostrare come la ribellione pacifica sia del tutto inconcludente, potrà sembrare scortese ammetterlo ma se paragoniamo i risultati delle insurrezioni violente nella storia con la lotta portata avanti da Gandhi, scopriremo che le rivolte non pacifiche hanno portato a molti più risultati e anche in meno tempo. Per chi scettico su ciò che ho scritto si può anche informare e andare a cercare ciò che ho riportato, sono dati reali fruibili a tutti.
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