da osservatoriorepressione
Ricordate
la frase di Berlusconi “vado via da questo paese di merda”? Abbiamo
pensato di riutilizzare queste parole rimettendole nell’ordine giusto, e
di presentarle direttamente al presidente del consiglio, oggi invitato a
parlare alla festa nazionale dei giovani del pdl. “Berlusconi la merda
sei tu. Via da questo paese.”, c’era scritto sullo striscione che gli
siamo andati a portare.
Siamo
studenti medi ed universitari e giovani precari, contrari a questa
manovra, che ancora una volta sarà pagata da chi ogni giorno vive sulla
propria pelle i risultati della crisi. Una manovra scritta a Bruxelles e
accettata da un governo fantoccio, pronto a tutto pur di rimanere al
suo posto. Un diktat dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea,
che attraverso il ricatto del debito pubblico, condannano i lavoratori
italiani ad una vita di sacrifici, per il profitto della finanza e della
grande industria. Contestiamo l’aumento dell’Iva, un’imposta regressiva
che colpisce maggiormente le famiglie e le classi sociali più deboli;
l’abolizione di fatto dell’articolo 18 che universalizza a tutti i
lavoratori la condizione di precarietà, ormai divenuta sinonimo stesso
di lavoro; i tagli agli enti locali e ai servizi pubblici che peseranno
ancora una volta sulla scuola, sull’università e sulla sanità.
Chiediamo
le dimissioni di questo governo fantoccio e lanciamo a tutti l’appello
alla mobilitazione contro questa manovra a partire da lunedì pomeriggio a
Piazza Monte Citorio.
Diciamo
no all’Unione Europea e alle sue politiche contro i lavoratori e gli
studenti, sempre al fianco delle banche e delle grandi imprese. Il
debito pubblico è un ricatto inaccettabile:
Facciamo
come in Islanda: noi il debito non lo paghiamo. Perché la crisi sia
pagata da chi l’ha provocata e non sia un occasione di ulteriore
profitto sulle spalle di chi lavora.
Per
vent’anni abbiamo subito queste politiche e di fronte ad un futuro
sempre più nero fatto di precarietà, insicurezza ed assenza di diritti,
non ci rassegniamo a questa condizione. Contro questo governo e questo
sistema è ora di alzare la testa. È ora di organizzare il contrattacco.
La lotta è senza tregua.
collettivo studentesco SENZA TREGUA
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