da osservatoriorepressione
Un
internato di Cremona si è uccide nella nottata di ieri nella sua cella
singola, infilando la testa in un sacchetto di plastica e inalando il
gas del fornellino utilizzato per la cottura di piccole porzioni di
cibi.
A
poco più di un mese dall'ultimo suicidio per impiccagione, avvenuto in
una cella comune lo scorso 20 luglio, all'interno dell'Ospedale
psichiatrico giudiziario, un altro internato – semilibero e prossimo
alla libertà – si è tolto la vita nel corso delle nottata di ieri,
intorno a mezzanotte. Inutili si sono rivelati i tentativi di
rianimazione intrapresi nell'immediatezza da un agente della polizia
penitenziaria e subito dopo dal medico di turno. L'uomo, M. S. 46 anni
di Cremona, era prossimo alla liberazione prevista per il 2012 con la
cessazione della misura di sicurezza imposta a suo tempo per la
commissione di reati lievi, maltrattamenti e resistenza, e per i quali
era stato prosciolto a causa del suo stato di malessere psicofisico. E
la detenzione in carcere era stata sostituita dalla misura di sicurezza
"scontata" quasi fino in fondo senza che fossero emersi problemi di
particolare gravità. L'internato suicidatosi nella cella che occupava
singolarmente. aveva già utilizzato licenze temporanee ed era tra coloro
che usufruivano di una forma di semilibertà prevista dall'art. 21 del
Codice dell'ordinamento penitenziario. La vittima non aveva manifestato
problemi di insofferenza, tanto da seguire all'esterno dell'Istituto
corsi di formazione professionale che gli sarebbero giovati una volta
riacquistata la libertà.
Di
quanto era accaduto nella cella si è accorto l'agente della polizia
penitenziaria nel consueto giro di perlustrazione e controllo delle
celle del raggio nel quale era stato assegnato l'uomo. All'agente non è
sfuggito infatti che l'uomo era riverso per terra con il capo ricoperto
da un sacchetto di plastica utilizzato per creare una piccola camera a
gas, grazie anche all'utilizzo del fornellino alimentato da una
piccolissima bomboletta di gas butano. Per l'internato, pur soccorso
tempestivamente, non c'è stato scampo. Dell'episodio la stessa polizia
penitenziaria dell'Opg "Vittorio Madia", ha avvertito il magistrato di
turno della Procura di Barcellona. La salma dello sfortunato internato
di Cremona è stata composta nella sala mortuaria dell'Opg di Barcellona
nell'attesa delle determinazioni dell'autorità giudiziaria previste per
stamani.
Ieri
in mattinata, appresa la notizia, il cappellano dell'Istituto, padre
Pippo Insana, fondatore della Casa di accoglienza e solidarietà, reduce
dalla trasferta romana per la partecipazione di sabato alla
manifestazione "Stop Opg", ha celebrato in suffragio del suicida la
santa messa alla quale hanno partecipato gli altri internati ed il
personale del Corpo di polizia penitenziaria. Lo scorso 20 luglio invece
a togliersi la vita, impiccandosi con un lenzuolo legato alla grata
della finestra – dopo aver oscurato la porta a vetri della cella
collettiva occupata assieme ad altri tre internati – era stato un uomo
di 73 anni di Rossano Calabro, G. T. il quale soffriva di deliranti
manie di persecuzione e per questo aveva lasciato un biglietto nel quale
accusava i parenti, indicati come responsabili delle sue paranoie.
Nemmeno
il suicidio di ieri, così come quello verificatosi il 20 luglio scorso,
sarebbe da addebitare al sovraffollamento della struttura penitenziaria
che nei mesi scorsi aveva toccato punte fino a 382, ricondotte con gli
ultimi trasferimenti al carcere di Pagliarelli di Palermo ed in altri
Opg italiani, a circa 310 internati a fronte dei circa 250 posti
disponibili.
fonte: Gazzetta del Sud
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