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mercoledì 24 agosto 2011

Cie Bologna: protesta al femminile, 3 donne picchiate

da fortresseurope


Donne in rivolta al centro di identificazione e espulsione (Cie) di via Mattei, a Bologna. Protestano contro la nuova legge che ha esteso a 18 mesi il limite massimo della detenzione nei Cie. La protesta sarebbe iniziata da uno sciopero della fame indetto all'ora di pranzo, quando un gruppo di nigeriane avrebbe rifiutato il cibo chiedendo la libertà. Per reprimere le proteste - pare che siano anche stati incendiati dei materassi - una quindicina di agenti delle forze dell'ordine hanno fatto irruzione nell'area femminile del Cie. Negli scontri sarebbero rimaste ferite tre recluse. Una ragazza marocchina, colpita da una manganellata alla mano, una cinese colpita alla gamba, e una nigeriana che sarebbe quella ad aver ricevuto più percosse. La cinese e la marocchina sono state medicate in infermeria. Mentre la ragazza nigeriana, Suzan, è stata portata via dal Cie. Non si capisce ancora se l'hanno trasferita in ospedale per un ricovero o se invece l'abbiano portata in questura per l'arresto. Alle tre del pomeriggio, quando abbiamo avuto la notizia, le ragazze del Cie erano ancora sotto shock per l'aggressione fisica effettuata ai loro danni dagli agenti, e gridavano chiedendo aiuto. La Misericordia di Modena, che gestisce il Cie di Bologna, ha smentito che vi siano state violenze. Tuttavia non sarebbe la prima volta che agenti delle forze dell'ordine alzano il manganello contro le recluse. Era già successo al Cie di Roma, e avevamo pubblicato su Fortress Europe le foto degli ematomi sul corpo di una reclusa tunisina. Comunque che al femminile del Cie di Bologna la tensione stava salendo lo si era capito da un pezzo, almeno dallo scorso 20 luglio, quando le ragazze avevano bruciato l'area dove erano recluse. Già il 23 luglio la parlamentare Zampa e l'avvocato Ballerini, dopo aver visitato il Cie, avevano esposto i problemi delle ragazze recluse. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'approvazione della legge sui rimpatri. Tra le recluse del Cie di Bologna infatti ben 6 hanno già ricevuto la proroga a 8 mesi.

Si tratta di 4 nigeriane, una russa e una marocchina. Per sei mesi hanno atteso il giorno della propria liberazione, salvo poi scoprire che con la nuova legge dovranno farsi 18 mesi in gabbia. Tutte vivevano da anni in Italia. Tra loro ci sono anche alcune ragazze vittime di tratta e del racket della prostituzione, trafficate dalla mafia nigeriana che controlla il mercato del sesso in Italia. Oppure ragazze madri. Come il caso di una nigeriana di Prato, rinchiusa al Cie da poco più di un mese. Il prossimo 4 settembre suo figlio festeggerà il primo compleanno. E lei non potrà essere con lui per soffiare sulle candeline. A badare a lui ci sta pensando un'amica. Il padre è sparito da prima che nascesse. E a finire di distruggere la famiglia ci pensa l'autorità costituita. Basta un permesso di soggiorno scaduto. Si chiama violenza istituzionale. E fa ancora più male delle manganellate.

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