da osservatorio sulla repressione
Sabato 21 maggio nella città toscana si è svolta un'intensa giornata di mobilitazione in solidarietà agli studenti e alle studentesse colpiti dalla vasta operazione di polizia avvenuta ad inizio mese. Un'operazione che ha portato a 5 arresti domiciliari, una decina di misure cautelari, in tutto 84 indagati, con capi di imputazioni quali imbrattamento di edifici pubblici, danneggiamento di bancomat e occupazione di suolo pubblico; pratiche messe in atto da chi la crisi la paga quotidianamente sulla propria pelle, non da criminali come vorrebbero far credere istituzioni, forze dell'ordine e media mainstream.
Le accuse rivolte agli indagati fanno riferimento al periodo di mobilitazione che, lo scorso autunno, ha visto scendere in piazza un'intera generazione in rivolta. Studenti e studentesse che, trovando un collante nell'opposizione alla riforma Gelmini, hanno avuto la capacità di scagliarsi con forza contro la precarietà delle vite e il furto quotidiano del proprio futuro.
L'operazione repressiva, messa in atto da questura e magistratura, è l'ennesima dimostrazione di quanto il potere tema la forza dei movimenti, la forza di chi ha la capacità di lottare mettendo in campo pratiche conflittuali, rifiutando di rassegnarsi alle politiche di austerità che i governi danno come risposta alla crisi economica.
Il movimento che la scorsa stagione ha infiammato le piazze di tutto il nostro paese, culminando nel 14 dicembre romano, non farà nessun passo indietro di fronte a questi meri tentativi di repressione.
Quest'oggi il movimento ha saputo esprimere rabbia e conflittualità riproducendo quelle dinamiche e quelle pratiche che hanno caratterizzato le lotte di questo autunno.
Dal primo pomeriggio in un migliaio si sono ritrovati in piazza S. Marco per portare la propria solidarietà agli arrestati: Vittorio, Dani, Massi, Luca, Pietro.
Il corteo, composto da studenti, precari e sindacati di base, aperto dallo striscione "i movimenti non si processano, la lotta non si arresta", ha attraversato le vie della città sanzionando quei luoghi, simbolo del potere, che già furono oggetto di contestazione nella scorsa stagione.
In una delle prime azioni i manifestanti hanno affisso con la colla, sul muro del rettorato dell'ateneo fiorentino, uno striscione che recitava "contro l'università azienda, la lotta non si ferma".
Più avanti, mentre alcuni manifestanti bloccavano il traffico, altri si sono diretti verso gli uffici del Pdl sanzionandoli. Altro obiettivo del corteo è stata Confindustria, complice della privatizzazione del sapere e della precarizzazione.
Oltre alle azioni compiute, la solidarietà agli arrestati si è espressa anche attraverso le molteplici scritte fatte sui muri di tutta la città.
Il corteo si è poi concluso nella piazza davanti alla Fortezza Da Basso, dove a seguito di un corteo svoltosi la mattina, il movimento di lotta per la casa insieme ai migranti del Corno d' Africa hanno occupato la piazza e allestito una tendopoli per dare visibilità alle problematiche riguardanti i diritti dei profughi. Firenze è, infatti, una delle città toscane con il maggior numero di richiedenti asilo: tutte soggettività che quotidianamente, riappropriandosi dal basso di spazi inutilizzati, lottano per vedere garantiti i propri diritti.
Negli interventi conclusivi, oltre a ribadire la solidarietà per gli arrestati richiedendone l'immediata liberazione, è emersa la volontà dei rifugiati di mantenere l'occupazione della piazza anche nei prossimi giorni.
fonte: InfoAut
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