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giovedì 28 aprile 2011

MARCONI HA IN VENTATO UN RAGGIO CAPACE CAPACE DI UCCIDERE QUALSIASI ANIMALE A DISTAN ZA……. MA ALLORA SIAMO A CA VALLO

DA LA MICCIA



La parola progresso ha svariate interpretazioni a seconda del contesto a cui si riferisce. Come indicazione generale progredire vuol dire andare avanti, dal latino progredior. Nel sociale il progresso ha il significato di miglioramento delle condizioni di vita che spesso e volentieri va di pari passo col progresso delle tecnologie: mezzi di comunicazioni più veloci ed efficienti, computer alla portata di tutte le tasche, video chiamate e quant’altro.
Questo aspetto è degno di un’analisi più approfondita. La via del progresso non è una linea retta ed univoca, anzi il cambiamento da uno stato attuale a quello successivo ha infinite possibilità. La direzione che si prende è dettata dalle esigenze della società, comunità, gruppo di individui in cui questo progresso si estrinseca. Chiaramente nel nostro caso trovandoci in una società basata sul capitale, sullo sfruttamento forsennato delle risorse, sul consenso e sulla delega ci confrontiamo con un progresso tecnologico che estremizza l’efficienza del controllo sociale, delle macchine da guerra, degli impianti produttivi e soprattutto essendo una società che non ci appartiene non siamo noi a decidere la direzione di sviluppo che più ci aggrada. In pratica, il progresso che noi ci troviamo a vivere e sperimentare sulla nostra pelle altro non è che il frutto di nuovi investimenti di chi domina il mondo. Il ciclo produttivo che infesta con i suoi scarti la nostra aria, la nostra terra è tollerato in quanto è il progresso che avanza e che ci permette di poter avere sempre agi maggiori. Ma se una parte di popolazione ha degli agi a scapito di un’altra parte che viene stuprata e saccheggiata allora in cosa consiste l’uguaglianza tra progresso e benessere. Quest’ultima affermazione non vuole essere un’analisi pietistica dell’esistente, ne tantomeno una sirena inneggiante a degli agi per tutti, ma è un esempio della falsità della chimera del progresso. Per potersi realizzare esso nega le finalità che si prefigge.
La non univocità dello sviluppo spiana la strada anche ad una critica alla neutralità della tecnologia. Se essa si modella sulle esigenze della società non può essere neutrale. E’ apertamente schierata dal principio. Non può che essere così.
I finanziatori della ricerca, sia che essi siano privati o pubblici elargiscono moneta al solo scopo di personali tornaconti. Se il privato finanzia un settore lo fa esclusivamente per speculare ed arricchirsi. Il discorso attorno ai finanziamenti statali invece viaggia su due binari: il primo è ovviamente quello economico (coinvolgendo nella mischia amici, amici degli amici e marmaglia varia), il secondo è quello della preservazione e legittimazione del potere. Guarda caso gli studi più affinati e perfezionati sono quelli che riguardano la tecnologia bellica e le più sofisticate apparecchiature sono quelle in uso all’esercito. Quindi è chiara la direzione che in questo caso il progresso prende: difendere l’interesse dello stato. E’ noto sin dagli insegnamenti delle scuole elementari che i maggiori progressi tecnologici in un paese si hanno in periodo di guerra, quando c’è bisogno di nuove armi, di nuovi mezzi militari. Progressi che successivamente vengono adattati alle esigenze di tutti i giorni (l’esempio del nucleare su tutti) facendo meravigliare la gente sulle capacità dell’intelletto umano che si presta e si sacrifica per rendere più dignitosa la condizione di sfruttati. Dove sta l’intelletto di un “luminare” che anziché rifiutare si assoggetta ai desideri dei potenti?
Fino a quando il nostro intelletto, le nostre capacità saranno asservite allo sviluppo di una società che non ci appartiene non avremo nemmeno il controllo delle nostre vite e dei nostri desideri. L’industria, la guerra, l’economia che siano portati avanti da chi ci crede, da chi non si interroga sull’esistenza di un’ alternativa, da chi fa del progresso la propria fede. Chi come noi, ha scelto di lottare, di distruggere, di saccheggiare il maiale chiamato autorità sicuramente non ha necessità di aspettare che lo scienziato di turno si sprema oltremodo le meningi per decidere la cosa migliore da fare.

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