Cerca nel blog

venerdì 11 marzo 2011

CONSIDERAZIONI SU UN POPOLO NOMADE ALL’INTERNO DI UNA SOCIETA’ SEDENTARIA


Di Matteo Montieri


“ Adesso che sono morti dei bambini venite qui, ma prima non c’era nessuno per noi. E allora lasciateci in pace per favore ”

“ Noi abbiamo voglia di pagare le tasse come tutti voi, anche quella dell’immondizia, ma se mai ci viene permesso di lavorare, come possiamo fare ? ”
                                                                                                     VOCI GITANE


-CONDIZIONE STORICO-SOCIALE

Il popolo volgarmente detto zingaro si divide in più etnie, quelle che maggiormente si ricordano sono: i Sinti di origine pakistana che rappresentano la maggior parte dei nomadi nella nostra penisola, i Rom originari dell’India del nord a cui oggi in Italia è stato conferito lo status di minoranza etnica e i Camminanti di cui la quasi totalità risiede in Sicilia.
Questi gruppi etnici pur avendo alcune differenze hanno molte somiglianze sostanziali.
Dal punto di vista etimologico la parola nomade sembra aver perso il suo significato originario, infatti oggi non sono più soliti spostarsi di residenza in residenza ma occupano stabilmente le zone più fatiscenti della società, baraccapoli in totale assenza dei servizi primari (sanitari, scolastici...) e in mancanza dei diritti umani.
Loro stessi con la parola nomade intendono la difesa della loro cultura e soprattutto dell’area linguistica, e cercano di preservare la lingua di origine indiana dalle influenze esterne.
In conclusione oggi, parlare di nomade in senso migratorio sarebbe altamente erroneo, la parola ricalca più la loro condizione nella società la condizione di emarginati ed isolati avvolte voluta avvolte costretta.
 
Essi sono stanziati soprattutto nelle aree Europee, ma la persecuzione di cui sono stati fatti oggetto ha spinto, una parte ad emigrare in America andando a creare una diaspora parallela a quella ebrea.
Non solo il Nazismo fu la fonte di tale discriminazione, nel corso della storia la “diversità” fu anche rinforzata dalle istituzioni cattoliche che vedevano nei modi di vivere della popolazione gitana una personificazione della stregoneria, che diede vita a molti fenomeni di persecuzione e superstizione nei loro confronti.
L’avvento dell’era delle democrazie non ha portato quel incremento di tutela dei diritti umani e di uguaglianza che tutti si aspettavano.
La protezioni civile nel 2008 ebbe la brillante idea di presentare una moratoria, poi approvata, in cui, in merito al problema sicurezza si proponeva di schedare l’intera comunità nomade presente in italia, non solo cosi attuando un atto altamente discriminatorio ma anche con lo scopo di rendere la parola Rom, nomade e zingaro ancor di più sinonimo di criminale.
Sembrerebbe quindi una manovra quasi a stampo razziale ma in realtà, dei circa 200.000 nomadi presenti nello stivale quasi la metà cioè intorno agli 80.000 hanno cittadinanza italiana e dovrebbero quindi, secondo le leggi vigenti, dover godere degli stessi diritti di coloro che qui ci sono nati.
Evidentemente un’altra volta si ripete ciò che nella storia ricorre continuamente cercare un capro espiatorio, scaricare le colpe su una minoranza come successe con gli ebrei e con gli stessi italiani in America.
Questa deduzione mi viene anche da un richiamo che l’ONU ha inoltrato nei confronti dell’Italia, in quest’ultimo si accusa la politica della penisola di aver contribuito a creare il clima di recriminazione e intolleranza nei confronti dei nomadi e di altre minoranze, sempre più concentrata a cercare di scaricare le colpe dei loro insuccessi sull’emarginato e lo straniero.


-IL FENOMENO IN CHIAVE SOCIOLOGICA


Si è andando cosi radicando un fenomeno deviante, la devianza, secondo la definizione sociologica,  è un comportamento che viola norme e aspettative sociali importanti e che di conseguenza sono oggetto di valutazione negativa da parte di un gran numero di persone.
Una delle teorie più accreditate, è quella di Robert Merton che riprendendo lo studio sull’anomia di Durkheim, lo modifica per poter spiegare la disfunzionalità dell’anomia in seno al sistema sociale.
Secondo Durkheim, l’anomia si ha quando le norme sociali sono talmente basse che l’individuo non possiede in se il senso di ordine sociale.
secondo Merton, invece l’anomia è presente quando c’è una discrepanza tra gli scopi sociali e mezzi per arrivarci, ad esempio se è riconosciuto il diritto alle pari opportunità per arrivare ad una società ugualitaria, e a molti viene impedito di aver stesse possibilità di una quieta vita rispetto ad altri, si ha anomia, questo può stimolare alcuni fenomeni devianti, come ad esempio il furto.
L’esclusione dai meccanismi sociali dei zigani favorisce anche la nascita di stereotipi, di zingaro truffatore, rapinatori e mutilatori di bambini ... che in realtà non hanno riscontri nella realtà.
Una delle ultime teorie sociologiche, tende invece a spiegare l’effetto deviante per via di etichettamento sociale, se ad esempio viene continuamente rinforzata l’immagine del Rom ladro, secondo i fautori di questa teoria, la persona che scopre di essere etichettata perpetuerà le azioni che la comunità tende ad identificare in lui.
Il Ministero di Grazia e Giustizia, sembra voler sottolineare l’elemento biologico, pubblicando i dati e sottolineando che già tra i minori c’è un tasso molto alto di criminalità, e di tutti i ragazzi e bambini affidati ai servizi sociali, il 37 per cento è di origine nomade.
 Uno dei rami della teoria dell’influenza culturale sui comportamenti umani, che nasce nel 1929 dagli studi di Shaw e McKay, ravvisa una devianza nelle società pluriculturali in cui le subculture tendono a non rendere omogenea la trasmissione culturale, delle comunità dominante, cioè non si permette, secondo Wirth, Sellin, Sorokin... che i cittadini di una nazione che non riesce a tutelare la sua monocultura non riusciranno più a condividere norme e valori sociali.
Quest’ultima teoria non tiene conto di molto più influente della nazionalità, cioè quei fattori che concorrono a creare la condizione economica che condiziona molti aspetti della vita sociale, chi ruba non può essere considerato un borseggiatore dalla nascita ma è un individuo plasmato dalle condizioni di miseria che lo circondano.




- CRONACA DI UNA TRAGEDIA

Nei primi giorni di febbraio, la tragedia non si è sfiorata, ma è stata compiuta.
Quattro bambini Rom, il più grande dei quali aveva 11 anni, sono morti carbonizzati all’interno della loro diroccata abitazione, un loculo fatto di legno e plastica, per via di un tizzone che è divampato all’interno della stessa, con il quale cercavano di combattere gli ultimi attacchi, del freddo notturno invernale.
All’interno della stamberga i quattro bambini erano soli poichè la madre Elena Moldovan era uscita per comprare la cena anche la zia era fuori dall’abitazione, si era recata a recuperare dell’acqua.  
Pochi minuti sono bastati alla baracca per divampare nelle fiamme, a nulla è servito l’intervento dei vigili del fuoco, che hanno solo potuto trasportare fuori da quell’inferno i corpiccini dei quattro bambini ormai esanimi.
Le morte non sono state esenti dall’essere scrutate dall’occhio mediatico, poste sia tra chi vuol vedere il suo odience alle stelle concimando il pietismo nelle menti dei teleascoltatori e sia da chi, con la sua idiozia inneggia a questi morti scrivendo sui muri “Rom –4” o bruciamoli tutti.
Subito dopo l’accaduto, si assiste alla solita sfilata di politici che vogliono dimostrare la loro sensibilità davanti a milioni di elettori.
Il siparieto è aperto da Maroni, ministro dell’interno, che non ci sta a far passare l’immagine di una negligenza di sicurezza, proprio sotto il suo mandato, e chiama cosi subito in causa il sindaco di Roma Alemanno accusandolo di non aver utilizzato i 30 milioni di euro di stanziamento, varato proprio dal ministero di Maroni, che avevano lo scopo di normalizzare ed adeguare i campi nomadi.
Alemanno prontamente, ribatte che nelle tasche del comune quei fondi non sono mai arrivati.
Cosicché mai si avrà una risposta certa al quesito di dove sono questi fondi e se mai sono partiti.
Sembra un gioco ben pianificato, volto  a scaricare le responsabilità sull’una o l’altra istituzione per salvare la faccia e consensi, per far perdurare la foschia informativa e soprattutto che nessuno finisca per essere accusato.






Nessun commento:

Posta un commento