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lunedì 14 maggio 2012

en-it) CCF – Solidarity to Olga Economidou. Breaking down the myths of prison.

da culmine.

from:  Act For Freedom Now!
boubourAs!/Act for freedom now!
“Turn off the main switch in this dump. Here the beautiful becomes ugly, the choice becomes a habit and the meaningless important. Prison dirties creases and swallows pieces of dreams, desires, thoughts and feelings. Its most permanent residents, the majority of the prisoners are now a part of the appliances of the prison. Bars, yard, cameras, locks, prisoners mix all together and re-enact the world of captivity. Nothing is worthy in here. Come let’s go and don’t look back… Only fire will cleanse this place…”
Prison and its numbered residents. Prison and the degradation of its prisoners. Prison and its myths…
Behind the iron door of prison which closes, there is a captive world which has nothing to envy of the “free” world. Away from the illusions of an alleged value code of the outlaws, a make-believe solidarity between the prisoners and supposed self-organized struggles and revolts, the society of the prisoners is the mirror of the law abiding society. Conservatism, hypocrisy, racism, misery, compromise and snitching, this is the civilization of the prisoners. Remnants of human shadows next to leftover smack and pills. Human rodents, customers of the prisons, decadent misprints of the bosses of this world, who have been exiled to prison as excessive weight of this earth. Most prisoners are guards of themselves.
They have learnt to double-lock themselves in pills, smack, slavery, habits, the passive counting of days for the miserable repetition of their subjugated self. Prisoners justify their role as the waste of an even more sordid society.
We do not intend to become a part of this sad community of human imitations and shadows.
We keep ourselves away from the annoying noise of the mob and we separate those few minorities of the prisoners who do not forget the meaning of freedom.
We meet with those who did not kneeled against captivity, who did not exchange their dignity with powders, and pills, who did not lower the eyes in front of the authorities and the laws, who did not let the prison be built inside them.
As for the rest we will not fall into the trap of humanism and pity. We do not appreciate passive emotions. Whoever surrounds themselves with the motif of resignation or accepts the victimized figure of the “con”, might win over the sensitivity of the philanthropists and sociologists but from us receives only a deep contempt. We are hostage anarchist guerrillas and not just prisoners. To say things as they are is not a result of some informal elitism or discrimination; simply in this way we attack the attempt of the state to hide the existence of the anarchist constant revolt and its hostages.
As anarchist hostages of democracy we never separated ourselves from our values and ideals. We remain enemies of justice and its courts, promoting the self-organization of our action and self-redress far from any kind of mediators.
The undisputed fact that we are against prisons, does not mean that we are in solidarity with all prisoners.
A short while ago in Thebes prisons the service purposely transferred to the wing where our comrade Olga Economidou was, a prisoner which her attitude and her “penal” actions could not have been tolerated by the morals, character and dignity of Olga. As we have mentioned there are prisoners who are as sordid as the society of law abiding citizens. Our comrade acted consciously resulting in finding herself before the prosecutor of the prison, accused of “beating an inmate” and was imposed with a disciplinary transfer. Now she is in the isolation unit of the female prisons of Diavata where she was transferred with a special transfer and where she refused to be subjugated to the humiliating body search.
The precepts of the officer in charge to conform to the body search, invoking the example of other “anarchist” prisoners who have compromised with this correctional measure, fell into the void… We are not all the same… neither do we do the same prison time.
Anyway everyone is not characterized by the political label they have put on them or has adopted on their own, but by their choices and their CONSISTENCY to them.
The prosecutor of Diavata prisons because of her refusal to be strip searched imposed on Olga 10 days confinement to an isolation cell.
We her comrades in the Conspiracy Cells of Fire, are next to her, to her choices which are our choices as well and send her our most warm embrace with our unrepentant commitment… we remain for ever in the battle…
P.S. We also want to express our solidarity to anarchist Rami Syrianos who remaining consistent, he has also refused to succumb to the humiliation of the strip search, which is essentially the humiliation of dignity, and is for a month now in an isolation regime in Nigrita prisons. Rami has
already begun prison food abstention….
ANARCHISTS OF ACTION ALWAYS IN THE BATTLE
FOR THE SPRAEDING OF THE INFORMAL ANARCHIST FEDERATION (FAI/IRF)
AND THE BLACK INTERNATIONAL…
Cell of Imprisoned Members of the C.C.F. – FAI/IRF
And anarchist revolutionary Th.Mavropoulos
* * * * *
CCF – Solidarietà ad Olga Ikonomidou. Per la distruzione dei miti della prigione
trad. ParoleArmate
“Spegni l’interruttore principale in questa discarica. Qui il meraviglioso diventa brutto, la scelta diventa un’abitudine e l’inutile importante. La prigione aumenta le pieghe e inghiottisce parti di sogni, desideri, pensieri e sensazioni. I suoi abitanti più duraturi, la maggioranza dei prigionieri sono adesso parte degli utensili della prigione. Sbarre, telecamere, cortile, serrature e prigioni si mischiano insieme e riproducono il mondo della prigionia. Nulla è degno qui. Andiamo e non guardiamoci indietro… Solo il fuoco pulirà questo posto…”
La prigione e i suoi abitanti numerati. La prigione e la degradazione dei suoi prigionieri. La prigione e i suoi miti…
Dietro il portone d’acciaio di una prigione che si chiude c’è il mondo della prigionia che non ha nulla da invidiare al mondo “libero”. Lontano dalle illusioni di un presunto codice di valore dei fuorilegge, una finta solidarietà tra prigionieri e presunte lotte e rivolte autorganizzate, la società dei prigionieri è lo specchio della legge che domina la società. Conservatorismo, ipocrisia, razzismo, miseria, compromessi e infamate, questa è la civilizzazione dei prigionieri. Rimasugli di ombre umane simili a restanti schiaffi e pasticche. Roditori umani, clienti delle prigioni, tristi brutte copie dei padroni di questo mondo che sono state esiliate in prigione come peso eccessivo di questa terra. Molti prigionieri sono guardie di se stessi.
Essi hanno imparato a ripiegare sulle pasticche, gli schiaffi, la schiavitù, le abitudini, il passivo conteggio dei giorni della ripetizione del proprio io sottomesso. I prigionieri giustificano il loro ruolo di rifiuti di una società ancora più sordida.
Noi non intendiamo divenire parte di questa triste comunità di imitazioni e ombre umane.
Ci teniamo lontani dal rumore fastidioso della massa e distinguiamo le poche minoranze di prigionieri che non dimenticano il significato della libertà.
Ci incontriamo con quelli che non si sono inginocchiati alla prigionia, che non scambiano la propria dignità con la droga e le pasticche, che non abbassano gli occhi davanti alle autorità della legge, che non lasciano che la prigione venga costruita dentro di loro.
In quanto al resto non cadremo nella trappola dell’umanesimo e della pietà. Non apprezziamo le emozioni passive. Chiunque adotti il motivo della rassegnazione o accetti la figura vittimizzata del “fregato”, può far colpo sulla sensibilità dei filantropi e dei sociologi ma da noi riceve solo profondo disprezzo. Noi siamo guerriglieri anarchici in ostaggio e non solo prigionieri. Dire le cose come stanno non è il frutto di un qualche elitismo o discriminazione informale; semplicemente in questo modo attacchiamo il tentativo dello stato di nascondere l’esistenza della costante rivolta anarchica e dei suoi ostaggi.
Come anarchici in ostaggio della democrazia non ci siamo mai allontanati dai nostri valori e ideali. Restiamo nemici della giustizia e dei suoi tribunali, promuovendo l’autorganizzazione della nostra azione e l’autorisoluzione lontana da ogni tipo di mediatori.
L’innegabile fatto che siamo contro le prigioni non significa che siamo solidali con tutti i prigionieri.
Poco tempo fa nella prigione di Tebe una infame è stato condotto nel padiglione dove c’era la nostra compagna Olga Ikonomidou, l’attitudine e le “azioni penali” della prigioniera non sono state tollerate dalla morale, dal carattere e della dignità di Olga. Come abbiamo detto ci sono prigionieri che sono sordidi così come la società dei cittadini ubbidienti. La nostra compagna ha agito consapevolmente e si è ritrovata davanti al procuratore della prigione, accusata di “aver picchiato una prigioniera” e le è stato imposto il trasferimento disciplinare. Adesso è nell’unità di isolamento della prigione femminile di Diavata dove è stata trasferita e dove si è rifiutata di sottomettersi all’umiliante perquisizione corporale.
Le regole dell’ufficiale in comando riguardo alle perquisizioni corporali, che invocava l’esempio di altri prigionieri “anarchici” che hanno ceduto a questa misura correzionale, sono cadute nel vuoto… Non siamo tutti uguali né trascorriamo allo stesso modo il tempo in prigione.
Comunque ognuno non è definito dall’etichetta politica che gli hanno attribuito o che si è attribuito da solo, ma dalle sue scelte e dalla sua COERENZA con esse.
Il procuratore della prigione di Diavata, a causa del rifiuto della perquisizione corporale, ha imposto ad Olga 10 giorni di isolamento.
Noi, suoi compagni nella Cospirazione delle Cellule di Fuoco, siamo vicini a lei e alle sue scelte che sono anche le nostre scelte e le mandiamo il nostro più caldo abbraccio con la nostra scommessa impenitente… restiamo per sempre in battaglia…
PS. Vogliamo anche esprimere solidarietà all’anarchico Rami Syrianos che resta coerente, essendosi rifiutato di sottomettersi all’umiliazione della perquisizione corporale, che è essenzialmente l’umiliazione della dignità, e per questo da un mese è in isolamento nella prigione di Nigrita. Egli ha inoltre iniziato lo sciopero del carrello…
ANARCHICI D’AZIONE SEMPRE IN BATTAGLIA
PER LA DIFFUSIONE DELLA FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE (FAI/FRI) E DELL’INTERNAZIONALE NERA
Cellula dei prigionieri membri della CCF – FAI/FRI
e l’anarchico rivoluzionario Theofilos Mavropoulos

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