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giovedì 31 maggio 2012

Brescia: dopo le manganellate, le bugie e le denunce


Brescia: dopo le manganellate, le bugie e le denunce
Dopo le manganellate dell’altro ieri, sugli studenti di Brescia sono piovute 11 denunce. E una ricostruzione strumentale delle cariche contro chi voleva celebrare degnamente le vittime della strage di Piazza della Loggia.
L’altro ieri era finita a botte contro studenti, precari e lavoratori ma manifestazione convocata a Brescia per celebrare degnamente le vittime della strage fascista che il 28 maggio del 1974 si portò via 8 persone. Ad una piazza preconfezionata e blindata alcune realtà giovanili e studentesche della città avevano risposto organizzando un corteo, che per un certo tempo è riuscito a sfilare senza problemi per le vie del centro di Brescia. Dietro due striscioni che chiarivano intenti e obiettivi dei manifestanti: “28 Maggio 1974 – 2012. La memoria è viva solo nelle lotte del presente. Cancellieri go home” e “Fermiamo la strage, contro la crisi basta vittime: lotta sociale!”.
Ad un certo punto, visto che gli studenti hanno accelerato il passo per arrivare in Piazza della Loggia prima che si svuotasse, le autorità di pubblica sicurezza hanno pensato bene di bloccarli in Corso Matteotti. Di fronte alle proteste dei manifestanti – increduli, visto che il corteo era stato regolarmente autorizzato fino alla piazza – i Celerini in assetto antisommossa hanno caricato. A freddo. E poi, dopo che il corteo aveva resistito e si era ricompattato, riprendendo a sfilare fino alla piazza, di nuovo altre cariche, che hanno coinvolto questa volta anche molti dei lavoratori che partecipavano alla celebrazione ufficiale e che avevano pensato di unirsi al corteo. Nel frattempo in Piazza della Loggia la segretaria della Cgil continuava imperterrita il suo intervento, nonostante gli echi delle cariche e nonostante un Giorgio Cremaschi che da sotto al palco le gridava di fermarsi e di permettere ai giovani di entrare in piazza. Alla fine il corteo è riuscito a farcela, e i manifestanti sono riusciti ad arrivare fin sotto la lapide che ricorda i nomi degli 8 uccisi di 38 anni fa. Sembrava finita lì, ma invece no.
Perché poche ore dopo su alcuni manifestanti sono piovute le denunce. Per l’esattezza undici, e anche per reati molto gravi, descritti nel pittoresco comunicato della Questura di Brescia: “resistenza a pubblico ufficiale aggravata, lesioni, accensioni pericolose (almeno tre i razzi colorati accesi)”.
E poi le bugie: secondo la Questura “mentre gli studenti percorrevano corso Matteotti una ventina di manifestanti (circa 300 i presenti) hanno divelto le recinzioni di un cantiere edile tentando di prendere materiale di risulta per sfondare il cordone di sicurezza e raggiungere Piazza della Loggia per impedire lo svolgimento delle celebrazioni ufficiali”.
Peccato che ci siano numerosi video e testimoni che documentano che è andata molto, ma molto diversamente. E a spiegare com’è andata ci hanno pensato direttamente gli organizzatori della manifestazione – Kollettivo studenti in lotta, Magazzino 47, Radio onda d’urto e Associazione Diritti per tutti  -che ieri pomeriggio hanno tenuto una conferenza stampa durante la quale hanno smontato parola per parola la ricostruzione dei fatti operata strumentalmente dai responsabili della Questura che hanno parlato di un assalto a un cantiere allo scopo di rifornirsi di armi improprie da usare contro i poliziotti e poi in piazza.
Ma dalle immagini video diffuse durante la conferenza stampa si vede chiaramente che in Corso Matteotti il cordone di celerini in assetto antisommossa blocca il corteo lungo il percorso autorizzato. “Alle prime proteste per questo arbitrario ed illegittimo blocco della manifestazione, partivano le manganellate – hanno spiegato ai giornalisti i manifestanti – ricominciate quando i manifestanti hanno cercato di frapporre una rete tra loro e i poliziotti”.
Qui uno dei video:

Intanto a smentire il quadretto idilliaco di una piazza bresciana stretta attorno alle autorità ci pensa una cronaca del quotidiano “la Stampa” di Torino (a patto di concentrarsi sulle dichiarazioni dei parenti delle vittime e non sul giudizio sul corteo…).

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