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giovedì 2 febbraio 2012

Brescia: archiviato caso della morte Saydou Gadiaga nella "cella di sicurezza" della caserma

da .osservatoriorepressione

Il decesso di Saidou Gadiaga, detto El Hadji, il 37enne senegalese morto nella caserma dei carabinieri di Piazza Tebaldo Brusato a Brescia il 12 dicembre 2010 a causa di un attacco d’asma non soccorso in tempo, non ha colpevoli.
Questa almeno la decisione del giudice per le indagini preliminari Cesare Bonamartini, che oggi ha disposto l’archiviazione del caso.
Più volte da queste frequenze abbiamo rilanciato la denuncia dell’Associazione dei senegalesi di Brescia e provincia e dell’Associazione Diritti per Tutti rispetto alle mistificazioni delle autorità e ai punti oscuri della vicenda.
Saidou era stato trattenuto perchè non in regola con il permesso di soggiorno. Un falso reato, smontato poco dopo dalla Corte di Giustizia europea.
L’associazione Diritti per tutti, sostenendo la famiglia dell’uomo, aveva fatto ricorso contro la cancellazione dell’inchiesta per la morte dello straniero, e diverse sono state le manifestazioni a sostegno di Gadiaga, conosciuto dagli amici come El Haji, affinché, come aveva dichiarato il presidente dell’associazione antirazzista Umberto Gobbi, il fascicolo sulla morte di Saydou non venisse “seppellito in un armadio”.
Per l’associazione sarebbero diversi i “punti oscuri” sulla morte dell’immigrato, la cui agonia è stata ripresa dalle immagini interne di videosorveglianza della caserma Masotti. “Diritti per tutti” e la famiglia del senegalese aveva fatto leva, nel ricorso presentato contro l’archiviazione, la testimonianza di un cittadino bielorusso, detenuto in una cella accanto a quella di Saidou, che avrebbe sentito il senegalese lamentarsi e chiedere aiuto per almeno una quindicina di minuti prima di morire. Testimonianza che però il pm Piantoni, titolare del fascicolo aveva ritenuto “imprecisa”. Altri dubbi riguardavano poi gli orari riferiti dai carabinieri sui soccorsi all’uomo colto da malore, ma per il pm che ha condotto le indagini militari hanno agito in buonafede.

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