Dopo le dimissioni di Raed Arafat (ex sottosegretario alla sanità, romeno di origine palestinese) scatta la protesta in tutta la Romania. I suoi sostenitori si sono radunati nelle prime ore del pomeriggio di venerdì scorso per manifestare la propria contrarietà alla riforma della sanità voluta dal premier Basescu e a cui Arafat si era pubblicamente opposto. Ma se i primi slogan erano tutti a favore di Arafat già in serata il tono delle manifestazioni era profondamente mutato: Basescu veniva definito dittatore e si rivendicavano elezioni anticipate. Nei giorni successivi la contestazione è aumentata di numero coinvolgendo non solo famiglie e pensionati ma anche il proletariato giovanile che soprattutto a Bucarest nel fine settimana ha fatto sentire alle autorità il rifiuto alle politiche di austerity del governo Basescu (che con una certa ironia potrebbe essere definito il più berlusconiano d'europa sia per lo stile politico del premier che per i contenuti delle riforme fin qui promosse). Duri scontri si sono protratti fino a notte tra le forze di polizia e i manifestanti raggiunti anche dai gruppi ultras della capitale. Decine di arresti, fermi e feriti non hanno però intimidito la piazza che dopo il fine settimana di rivolta rilancia nei prossimi giorni la mobilitazione. Bucarest in fiamme e più di 40 città in agitazione è il risultato con cui si è concluso il weekend di lotta contro la crisi e per le dimissioni del premier.
La bandiera romena con il buco al centro, già simbolo della rivolta anti-Ciausescu, è tornata a sventolare in Romania legando almeno simbolicamente la contestazione al potere di diverse generazioni di romeni. Questa volta però ad essere al centro della dura contestazione e della rabbia dei manifestanti è la crisi neoliberista che in Romania negli ultimi mesi ha significato tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni feroci. Da parte sua l'FMI non sembra turbato dai recenti eventi e con una nota ha confermato la prossima visita nel paese, tra il 25 gennaio e il 6 febbraio, invitando le istituzioni ad accelerare le riforme, specialmente in materia sanitaria, per allinearsi alle indicazioni del piano di aggiustamento.
L'opposizione politica ha stigmatizzato l'eccessiva violenza delle forze dell'ordine accusando il governo e dichiarandolo ormai senza più consensi. “Al potere ci sono dei gendarmi” ha dichiarato il leader del Partito Nazionale Liberale aggiungendo che “delle violenze non sono responsabili le migliaia di persone che hanno manifestato pacificamente”.
Intanto lunedì sono rientrati dalle vacanze gli studenti degli istituti superiori e delle università invitati dal movimento a raggiungere e ad allargare la protesta. Nei prossimi giorni sapremo se le quattro giornate di Bucarest sono solo l'inizio di una lunga lotta contro la riduzione dei salari, delle pensioni e dei sussidi sociali... insomma se anche nell'Est Europa la scintilla della lotta contro la crisi può già divenire un incendio.
La bandiera romena con il buco al centro, già simbolo della rivolta anti-Ciausescu, è tornata a sventolare in Romania legando almeno simbolicamente la contestazione al potere di diverse generazioni di romeni. Questa volta però ad essere al centro della dura contestazione e della rabbia dei manifestanti è la crisi neoliberista che in Romania negli ultimi mesi ha significato tagli alla spesa pubblica e privatizzazioni feroci. Da parte sua l'FMI non sembra turbato dai recenti eventi e con una nota ha confermato la prossima visita nel paese, tra il 25 gennaio e il 6 febbraio, invitando le istituzioni ad accelerare le riforme, specialmente in materia sanitaria, per allinearsi alle indicazioni del piano di aggiustamento.
L'opposizione politica ha stigmatizzato l'eccessiva violenza delle forze dell'ordine accusando il governo e dichiarandolo ormai senza più consensi. “Al potere ci sono dei gendarmi” ha dichiarato il leader del Partito Nazionale Liberale aggiungendo che “delle violenze non sono responsabili le migliaia di persone che hanno manifestato pacificamente”.
Intanto lunedì sono rientrati dalle vacanze gli studenti degli istituti superiori e delle università invitati dal movimento a raggiungere e ad allargare la protesta. Nei prossimi giorni sapremo se le quattro giornate di Bucarest sono solo l'inizio di una lunga lotta contro la riduzione dei salari, delle pensioni e dei sussidi sociali... insomma se anche nell'Est Europa la scintilla della lotta contro la crisi può già divenire un incendio.
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