Da "Il massacro di barcellona" di Mario Signorino
Nel luglio '36 con il golpe in atto. Companys rifiutò fino all'ultimo di dare armi agli anarchici. Circola un aneddoto: la notte del 18 luglio mentre i militari ribelli stanno per muoversi dalle caserme e la CNT ha già mobilitato i proletari, Companys chiama Durruti. Rassegnato al peggio, lo prega di fare intervenire i suoi uomini; l'anarchico ha un sorriso di scherno, gli chiede di aprire gli arsenali. L'accordo è raggiunto, e Companys accende nervoso un sigaro a Durruti...
Due giorni dopo i proletari sono padroni di Barcellona. Il 21 Companys chiama alla Generalità i dirigenti anarchici: arrivano Durruti, Garcia Olivier, Santillàn, Jover; impolverati, la barba incolta si siedono con il fucile tra le ginocchia.
Dall'altra parte del tavolo, tra alcuni politicanti nervosi, siede Companys. La sua persona è quanto rimane del potere della repubblica in Catalogna. -Oggi - dice agli anarchici - siete i padroni della città e della Catalogna, perchè voi soli avete vinto i militari fascisti. Ma permettetemi di ricordarvi che non vi è mancato l'aiuto degli uomini del mio partito, pochi o molti che siano, delle guardie e dei "mozos de escuadra" (la guardi presidenziale.)
Companys fa una pausa, poi parte in contropiede.
- Conoscendovi bene, non posso non parlavi francamente. Avete vinto e tutto è nelle vostre mani. Se non avete bisogno di me, se non mi volete più come presidente della Catalogna, ditemelo subito e non sarò che un soldato in più nella lotta contro il fascismo. Ma se credete invece che in questa carica, per la quale mi sarei fatto uccidere se i fascisti avessero vinto, possa essere utile, con i miei uomini, il mio nome e il mio prestigio, ebbene, potete contare su di me, sulla mia lealtà di uomo e di dirigente politico. - Propone quindi di costituire un Comitato delle Milizie con la partecipazione di tutti i partiti, per organizzare la guerra contro i fascisti.
Il giorno dopo, il plenum dei comitati locali della CNT-FAI delibera che "non si de parlare di comunismo libertario finchè una parte della Spagna sarà in mano fascista". Si accetta la proposta di Companys, ma s'impone di dare al Comitato centrale della Milizie, affiancato da un Consiglio Economico e da una Dipartimento dell'Appovigionamento, tutto il potere di direzione economica, militare e politica.
Nel nuovo organo gli anarchici non chiedono una rappresentanza adeguata alla forza preponderante; si accontentano di avere gli stessi rappresentanti della UGT e dell'Esquerra, il partito di Companys. Rimane in vita il governo regolare catalano, senza la partecipazione delle forze rivoluzionarie: si tratta semplicemente di un governo fantoccio.
Ma per gli anarchici è pur sempre un compromesso. Alcuni di loro tentano di minimizzarlo con discorsi tanto assurdi quanto vani. - il potere delle milizie - dichiara Garcìa Olivier - rimane intatto, ma nel rispetto delle forme legali; la rivoluzione si farà " in modo clandestino".
- Insomma- ribattè Durruti- sarebbe qualcosa come la clandestinità della FAI sotto la repubblica: tutti conoscevano i suoi dirigenti ! Quando i proletari espropriano i borghesi, quando si attaccano le industrie straniere, quando l'ordine pubblico è nelle mani dei proletari, quando le milizie sono controllate dai sindacati, quando insomma si sta facendo una rivoluzione dal basso, com'è possibile dare a tutto ciò una sanzione legale?... Così non inganneremo nessuno. - Conclude Durruti: - La legalità darà forza al governo della Generalità, indebolendo il potere del Comitato centrale delle Milizie, integrando l'economia diretta dagli operai nell'apparato dello stato.
A fine settembre gli anarchici entrano nel governo catalano. In poche settimane, dunque, il governo fantoccio ha vinto la gara con il Comitato delle Milizie. Un mese dopo la CNT entra anche nel governo nazionale, che è stato costituito a Madrid. Presidente del consiglio è Largo Caballero, leader della UGT, i ministri sono socialisti, comunisti e liberali; la CNT ottiene quattro ministeri. Il disorientamento tra i militanti anarchici è grande: significa che da oggi ci sono governi da combattere e governi da appoggiare? E in base a quale criterio ?
In realtà la situazione nella repubblica è in evoluzione. I problemi della guerra sono ormai preminenti. L'esercito di Franco, rafforzato dagli aiuti dell'Italia e della Germania, punta su Madrid. La repubblica è isolata, le grandi potenze rifiutano di venderle armi, l'assedio della capitale rischia di risolversi in un crollo militare. Tutte le risorse vengono gettate nella battaglia di Madrid. Il governo di Largo Caballero si sposta a Valenza, e affida la capitale a una giunta di difesa composta dai rappresentanti di tutti i partiti, escluso il POUM.
Data la debolezza degli anarchici nella regione , sono i socialisti e i comunisti a dirigere la mobilitazione popolare e la difesa. Nell'inverno comincia la lugna battaglia di Madrid; in prima fila combattono i volontari antifascisti di tutti i paesi organizzati dai comunisti nelle Brigate internazionali. Si batte il Quinto Reggimento, prodotto esemplare dell'efficenza del PC.
Madrid diventa così un polo politico che si contrappone a Barcellona, centro dell'anarchismo e del movimento rivoluzionario. A Madrid la repubblica soffre la sua prova più dura, a Madrid vive l'antifascismo eroico celebrato dai comunisti; Barcellona per il momento resta nell'ombra: il fronte aragonese, tenuto degli anarchici catalani, sonnecchia. è una svolta anche politica che matura.
Si delinea infatti un conflitto tra chi punta tutte le energie nella guerra e chi vuole anche portare avanti la rivoluzione. Ma il movimento rivoluzionario non è più all'offensiva; è arrivato alla soglia del potere e si è fermato, lasciando intatta la facciata della repubblica. Riprendo spazio invece gli esponenti liberali. Come Companys, hanno approfittato della pausa prodotta dalla guerra e si sono dichiari al servizio del popolo e della rivoluzione.
In Catalogna gli anarchici, potavano prendere il poter. Perchè non l'hanno fatto ?
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