da http://www.osservatoriorepressione.org
Non
è tutto black quel che è bloc. Vacillano le accuse contro Leonardo
Vecchiolla, lo studente di psicologia dell’università Gabriele
D’Annunzio di Chieti, arrestato il 22 ottobre scorso e subito presentato
ai media come uno degli «incappucciati» autori delle devastazioni
avvenute durante la manifestazione del 15 ottobre scorso. Ad
«incastrare» il 23enne, originario di Benevento ma residente ad Ariano
Irpino, sarebbero state alcune intercettazioni telefoniche nelle quali
il giovane, secondo l’accusa, si sarebbe vantato di aver preso parte
all’incendio di un blindato dei carabinieri rimasto intrappolato tra i
manifestanti dopo una carica giunta fin nel cuore di piazza san
Giovanni. Luogo dove stazionavano ancora decine di migliaia di
dimostranti dopo che per ore molti di loro avevano resistito alle
cariche ed ai caroselli delle forze dell’ordine.
L’utenza
chiamata da Vecchiolla apparteneva ad un suo amico d’infanzia messo
sotto ascolto nell’ambito di un’altra indagine condotta dai carabinieri
di Avellino per ipotesi di reato che nulla hanno a che vedere con i
fatti di piazza san Giovanni, e alla quale Vecchiolla è completamente
estraneo.
La
circostanza è servita ai Ros per confezionare un arresto ultramediatico
a ridosso del corteo dei No tav in val di Susa, al quale anche
Vecchiolla si accingeva a partecipare. ll giovane infatti è stato
arrestato con il biglietto del treno in tasca mentre si recava in
stazione. Serviva un colpevole immediato per puntellare il teorema dei
violenti infiltrati nei cortei.
A
distanza di giorni però non sono emerse le conferme tanto attese e
forse per questo la procedura si è arenata: non ci sono foto o immagini
che identificano lo studente tra le persone che hanno incendiato il
furgone nonostante la scena sia stata immortalata in centinaia di foto e
ripresa da più angolazioni. Anche il contenuto delle due
intercettazioni resta dubbio ed è singolare che le bobine si trovino
ancora presso i carabinieri di Ariano Irpino e non a Roma, sede titolare
dell’indagine. All’avvocato Sergio Acona non è ancora pervenuta
l’autorizzazione per ascoltarle: «La trascrizione della prima – ha
spiegato il legale – non fornisce elementi univoci», in sostanza non
consente di stabilire che Vecchiolla abbia partecipato all’incendio del
mezzo blindato. Nella seconda, «ci sono molti punti di sospensione o
parole indicate come incomprensibili». Frasi estrapolate e spezzettate
all’interno di un discorso ancora tutto da verificare. La stessa
scontata convalida della custodia cautelare pronunciata dal gip di
Chieti non ha aggiunto elementi nuovi. Il magistrato si è limitato a
confermare la detenzione per tentato omicidio, devastazione e resistenza
a pubblico ufficiale, dichiarando al tempo stesso la propria
incompetenza. Ora tocca alla procura di Roma che però va a rilento.
Intanto
Leonardo, Chucky per gli amici, è in sciopero della fame e della sete.
Nel corso dell’interrogatorio ha descritto il suo abbigliamento nel
corteo e chiesto che venissero fatte indagini per accertare la sua
esatta posizione: «Identitificatemi in mezzo alla piazza e vedrete che
non sono io quello che ha dato fuoco o era vicino all’autoblindo», ha
detto. Precisando di essere stato solo spettatore della scena da una
certa distanza, insieme ad altre migliaia di persone. Ha spiegato anche
che il giovedì precedente aveva partecipato al presidio sotto Banca
d’Italia. Poi era rimasto con gli “accampati” in via Nazionale, sulla
scalinata del palazzo delle Esposizioni, fino al sabato successivo
quando si è aggregato allo spezzone di corteo partito dalla Sapienza.
Quanto
ai suoi «precedenti», tanto sbandierati come un’intrinseca prova di
colpa, riguardano la partecipazione alla proteste contro lo sversamento
dei rifiuti napoletani in una discarica della sua città. In quella
circostanza venne identificato insieme ad alcuni sindaci, tra cui quello
di Ariano Irpino, ed alcuni avvocati del posto.
In
sua difesa è giunto anche un comunicato dell’associazione “Ariano in
movimento”, animata dai Giovani comunisti, nonché l’intervento di
Riccardo Di Gregorio, capogruppo di Rifondazione alla provincia di
Chieti. Intanto il numero degli arrestati per gli scontri del 15 ottobre
è salito ancora con l’arresto, ieri mattina, di 5 minorenni per
resistenza pluriaggravata e danneggiamento. Per loro, tutti liceali e
incensurati (due risiedono a Guidonia, due nel quartiere di San Paolo ed
uno ad Ardea) sono è stataa disposta la custodia cautelare ai
domiciliari. I 5 erano stati bloccati dagli agenti di polizia in via
Merulana, in una zona dove erano stati dati alle fiamme alcuni
cassonetti della spazzatura, ma poi rilasciati per la minore età.
Paolo Persichetti da Liberazione
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