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martedì 20 settembre 2011

Serietà?

da promiseland.it


Come ci insegnano gli antichi saggi, non è necessario allontanarsi troppo da casa per conoscere il mondo.
Ieri, andando a Firenze per comprare il mangime vegano per i cani, mi sono imbattuto in un formidabile esempio dell’intelligenza umana, il cui unico scopo sembra quello di procurare ai cercatori di verità sempre nuovi spunti di riflessione.
Appena uscito dall’autostrada, un manifesto immenso attira la mia attenzione. Una vignetta di Giulano, apprezzato altrove per la sua ironia, raffigura due cacciatori che parlano. Uno di loro afferma: “Con la fedina penale sporca puoi andare in parlamento ma non a caccia”. E sotto la vignetta, a caratteri cubitali: “La caccia è una cosa seria”.
Poiché la velocità non mi permette di leggere tutto subito, credo di aver frainteso, di aver letto male, e spero di incontrare altri manifesti del genere lungo il mio tragitto, in modo da poter approfondire. La provvidenza non tarda ad accontentarmi. Difatti tutta la città è tappezzata di simili ‘genialate’, finanziate da Federcaccia, anche in dimensioni ridotte, alle fermate degli autobus, lungo i viali, etc.
Un’altra gigantografia, non meno profonda nei suoi assunti filosofico-morali, recita pressappoco così: “Per fare il cacciatore bisogna imparare un sacco di cose. Mentre essere contro la caccia è facile, riesce anche ad un ignorante”. E sotto la figura ancora una volta “La caccia è una cosa seria”.
Torniamo al primo manifesto. E’ verissimo che per entrare in parlamento non è strettamente necessario avere la fedina penale pulita, ma è anche vero che nessuno rifornisce i parlamentari di fucili e cartucce.
I cacciatori, invece, vagano liberi nei boschi armati e col diritto di sparare a piacimento. Ma non solo nei boschi, anche nei campi accanto alle nostre case, dove giocano i nostri bambini. Ecco perchè devono avere la fedina penale pulita, pur non rappresentando, questa, una garanzia reale per la nostra incolumità.
In fondo, si tratta sempre di persone che si divertono a veder soffrire altri animali e che traggono piacere dall’inseguire ed ammazzare in modo del tutto gratuito.

Passiamo al secondo manifesto, dove si dice che per essere cacciatori si deve imparare una gran quantità di nozioni, e quindi essere cacciatori è una cosa complicata e degna di rispetto. Qui è addirittura banale smascherare l’assunto retorico che vorrebbe invece convincerci del contrario.
La falsa premessa, da cui non può che scaturire una falsa conclusione, è che una cosa, in quanto complicata, è giusta. Quindi Complicato=giusto.
Allora mi vien da chiedere: vista la complessità nell’organizzare un attentato terroristico (vedi 11 settembre) o lo sterminio di un’intera genia (vedi campi di concentramento nazista), dobbiamo considerare giuste anche queste azioni, mentre si possono considerare dei sempliciotti ignoranti tutti coloro che hanno protestato o protestano, cioè sono contro azioni siffatte?
Infatti l’ulteriore falsa premessa è questa: Facile=sbagliato. Poiché protestare contro qualcosa è semplice, significa che è sbagliato! Preso da un attacco di sofismo compulsivo, potrei obiettare che, essendo essi stessi (i cacciatori) contro chi è contro di loro, sono parimenti ignoranti e quindi non autorizzati ad esprimersi.
Ma non è questo il punto.
Poiché, come abbiamo detto, da false premesse non possono che scaturire false conclusioni, ecco che la frase finale, il motto studiato con tanta astuzia mediatica, che vorrebbe convincerci della giustezza dell’andare per boschi ad ammazzare esseri innocenti e pacifici “LA CACCIA E’ UNA COSA SERIA”, è falso.
Primo, perché una cosa seria non è necessariamente giusta. Secondo, perché inneggiare alla morte di altre creature non può essere considerato uno sport, ma solo crudeltà gratuita. (Molti si nascondono dietro la facciata della necessità di mantenere l’equilibrio faunistico-ambientale, dimenticando che per milioni di anni la natura ha provveduto benissimo a mantenerlo e che l’unica variabile impazzita in questo equilibrio delicato siamo proprio noi, che abbiamo distrutto tutti gli habitat naturali che avremmo l’arroganza di voler salvare).
Però, qualcosa di ‘serio’ deve pur esserci dietro tanto sforzo e sfarzo comunicativo. Qual è lo scopo di tutti questi manifesti così ben studiati? Cosa ha spinto una Federazione di persone mature e razionali ad uno sforzo pubblicitario ed economico così enorme?
La prima motivazione che viene in mente è questa: trovare nuovi accoliti da tesserare, soprattutto fra i giovani. In altre parole, SOLDI.
O forse lo scopo vero è quello di far passare l’idea, insostenibile e facilmente confutabile, che andare a caccia ha un’alta valenza etica ed educativa, ed è quindi giusto avvicinare le nuove generazioni a questo ‘sport’ sano, a questa ‘distrazione’ così ecologica e rispettosa dell’ambiente. I cacciatori, si dice spesso, sono amanti della natura. Nessuno sembra chiedersi, però, se sia vero il contrario!
(Regressione. Ricordo che non molto tempo fa un’altra campagna pubblicitaria proponeva la caccia come valida alternativa al dilagare di alcool e droga fra i giovani. Invece di preoccuparci delle cause che possono portare al consumo di droghe, la soluzione ai mali esistenziali delle nuove generazioni è questa: “Invece di ammazzarti per te, ammazza qualcun altro”. Questo si che è un pensiero edificante e dalle solide fondamenta cattoliche! Gesù non è venuto invano su questa terra! Immagino il ragazzo che, in preda ad una crisi, davanti a se ha un bicchiere di whisky o una siringa, ma che all’ultimo momento decide di scegliere la vita (la sua), impugna il fucile e va ad ammazzare qualche animaletto che vive felice nel bosco. Ogni suo problema scompare come per magia, le sedute dallo psicanalista possono essere annullate. Un prezioso essere umano ha riacquistato il sorriso e la pace interiore.)
Ma torniamo a noi. Ecco che finalmente mi viene in mente cosa c’è di serio dietro questa spumeggiante e simpatica campagna pubblicitaria. Ecco qual è il suo vero scopo, anche se taciuto: compromettere SERIAMENTE quel barlume di coscienza morale che ancora vaga raminga e inascoltata nei nostri cuori. Far credere, soprattutto ai nostri ragazzi, che è bello, buono ed accettabile, anzi auspicabile, braccare ed ammazzare un essere vivente che prova dolore, ama la libertà e la vita quanto e più di noi. Che è addirittura GIUSTO farlo, perché la natura ha bisogno del nostro intervento (sempre nefasto) per mantenere se stessa. A onor del vero, dovremmo anche dire che se c’è un equilibrio da ristabilire c’è sempre un equilibrio che è stato rotto dall’uomo.
Ma il mio viaggio a Firenze mi riserva un’altra sorpresa…
In mezzo a innumerevoli altri manifesti, campeggia, come tutti gli anni in questo periodo, quello con la scritta “IL BASTARDO SEI TU”, riferendosi a chi abbandona il proprio cane. Sotto la scritta, la figura di un cagnolino triste con un sacchetto in spalla.
A prescindere dal fatto che, se hai bisogno di leggere quel manifesto per convincerti che abbandonare un cane non è cosa buona, ho veramente paura per quel cane. Ma, mi chiedo, alla fine di tutto questo guazzabuglio di immagini e falsi messaggi, qual è la conclusione che un qualsiasi passante può trarre (a livello più o meno cosciente)?
Il messaggio è: ammazzare un animale è giusto, ma abbandonarlo no! Se non è schizofrenia questa! La falsa premessa che c’è dietro, e che è ormai entrata nel dna morale di gran parte di noi, è che alcune specie animali si possono tranquillamente uccidere, anzi in questo tutta la società ti è complice, mentre altre specie devono essere trattate bene per legge, non possono essere maltrattate in alcun modo.
Il limite che separa le specie, però, è una pura invenzione umana. Non c’è alcuna gerarchia in natura. Non esistono animali creati “da compagnia” o “da reddito”. E’ tutta una nostra invenzione, come i confini geografici. Scambiare una nostra invenzione di comodo per realtà è proprio ciò che ci condurrà alla rovina.
Pensiamo, come macrofenomeni, al razzismo e allo specismo. Ma pensiamo anche alle tifoserie che si schierano contro persone di un’altra squadra solo perché degli omini in mutande, pagati milioni di euro, tirano il pallone verso una porta diversa, o ai vicini di casa che difendono col coltello i propri confini. Non sono queste tutte manifestazioni della pazzia cui siamo giunti? La pazzia che ci fa credere che i soldi abbiano più valore della vita. Che ciò che è legale è per definizione giusto. Che non importa il prezzo da pagare per i nostri falsi bisogni, tanto a farne le spese sono sempre i soliti: popolazioni del terzo mondo e animali.
Noi paghiamo con pezzetti di carta colorata il nostro ‘benessere’, altri pagano con la vita. Ma questo non ci interessa. Almeno non quando ci sediamo davanti alle nostre tavole ben apparecchiate e ci gustiamo primo, secondo e contorno, dessert e caffè.
LA VITA (di tutti) E’ UNA COSA SERIA!
LA VITA (di tutti) E’ UNA COSA GIUSTA!
LA VITA (di tutti) DEVE ESSERE RISPETTATA E DIFESA!
Beh, anche questo fa parte dell’ipnosi che regola ogni nostro gesto, ogni nostro pensiero, e che ci fa vedere ricchezza dove invece c’è solo miseria morale e disperazione. Che ci fa credere in un’idea distorta e perversa di benessere, dove invece c’è dolore e solitudine. Che ci fa correre dietro soddisfazioni effimere, distraendoci dai valori reali della vita.
Torniamo all’incipit dell’articolo.
E’ vero. Non è per niente necessario andare in posti esotici per fare nuove scoperte e per aggiungere un nuovo tassello alla nostra collezione di presunte virtù umane. Abbiamo materiale in abbondanza ovunque ci troviamo.
Però, in mezzo al parlottare incessante di questa nostra società caotica, che stupra continuamente il nostro buon senso e il nostro istintivo anelare al bello e alla vita, è sempre più importante riscoprire e fare riferimento a quel silenzio, a quella calma che è caratteristica ESSENZIALE di ognuno di noi.
E’ sempre più vitale non fermarci alle apparenze delle cose, a come ci vengono presentate, ma chiederci cosa c’è veramente dietro i gesti, i pensieri, le scelte e le parole nostre e degli altri. Chiederci cosa c’è veramente dietro le nostre abitudini consolidate.
La consapevolezza è la nostra arma più affilata. Cerchiamo di difenderla e di farne uso.
Quanto più è intelligente un uomo tanto più profonde saranno le stupidaggini che dice. (BP)

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