da "il diavolo custode" di Luigi Balocchi
La strada sepreggiava dalle stamberghe del borgo di San Bernardino ai contrafforti del Monferrato, cosi da contemplare, per lontananze estese, più ancora desideri, le asprezze montuose, il certo orizzonte.
Là il rombo che arriva, scuote, spezza, ringhia, assalta il vento.
In forma di bicicletta. Gatto scaltro di ringhiera il bel Sante mira la distanza che divide lui, l'Emilio, il Gigi De Luisi e il Novatore da quella nuvola polverenta che t'incede pedalando a tutta birra.
Mentre quello s'avvicina. E' un uomo sulla cinquantina, virilmenta a cavallo di una Bianchi lanciata in corsa. Quasi avesse un ladro appresso. Toh, la vita. Non s'avvede, il poveretto, che la falce della sventura semmai gli è di fronte, come un vizio ricorrente, la cambiale che ti scade. Che t'attende: s'arma e mira.
-Senza un colpo. Guai a chi che spàra...- avverte il Sante.
No. Come ha detto il Novatore, ammazzare non attiene precisamente all'etica libertaria.
Niente treni, nè scassi, nè grattaggi di basso rango. Per un mese, il Sante e il Novatore si trasformano in segugi. Apre la banca. Chiude la banca. Occorre dar conto più all'orologio che alle pistole. Chè per seguire l'uomo preso di mira, mica serve la canna in tasca. Anzi. Con falsi documenti, giacche fini e cravattino, si può fare addirittura un figurone...
Con la pingue borsa dei valori al braccio. Si ferma in posta, negli uffici del comune. Sale scale di notai, avvocati, bottegai. Passa un'ora, un'altra ancora, e s'infogna bello quieto in un caffè, un vermut, uno stuzzico di pane, allo specchio, sulla destra del bancone, fa ispezione fra i molari e gli incisivi casomai un malevolo crostino gli insidiasse la dentiera ben sbiancata. Poi riprende a pedalare per la banca. Tempo un fiato, ne esce ancora. Questa volta è a mani vuote, poca lira nelle tasche, quanto basta per due commissioni a favore del cassiere. Salumiere, prestinaio, qualche volta il farmacista. Quasi mai il pasticciere, chè il decoro ne risente.
Carlo Casalegno, già maresciallo dei Regi carabinieri, ora in congedo, fattorino tuttofare della Banca dell'Agricoltura, filiale di Tortona, si rinsella e va per la sua strada. Con la borsa dei quattrini tra l'ascella e la pistola fila dritto verso casa. Fine giornata.
Tutto organizzato. A bloccare il Casalegno si fa avanti il Novatore, ben armato di Mauser pronta al colpo, mentre al Gigi De Luisi tocca l'onore di sfilargli la due ruote. Il Sante sarà a due passi, la Browning in mano, che peraltro servirà solamente al buon consiglio. Niente spari, è la consegna. Ci ha l'orgoglio ben stagnato nei talloni, nei polpacci, nei coglioni, iL Carletto Casalegno. Si sarebbe dovuto intuirlo da come, disinvoltamente, con la seriosa perizia dei mastini, sfrecciava da un ufficio a un ufficio adempiendo alle commesse bancarie.
Spalle larghe, culo quadro, fortemente motivato, non son le ruote della Bianchi ma i suoi polmoni che sbuffano d'intorno la nuvola polverosa. Ormai s'avvicina, spande forza primitiva, serra i denti, sposta il peso, è animata l'osessione della corsa. E un d'un botto, i ladroni gambe larghe a sbarragli la strada, digrignando cuore e freni lui s'arresta. Sbarra gli occhi. Si tace. Al Sante la parola.
- I soldi. fuori i soldi...senza scherzi. Che te fèmo niente...-suggerisce la pistola
Novatore cela un gatto imbizzarito nelle chiappe.
Il commesso rapido si sfila dal sellino
-Andate via. Che se nò sparo...
-State attenti! gh'ha la rivoltella!- sfiata il Sante.
Novatore avanza in furia, forte brancando il braccio dell'omone, che reagisce, schianta un urlo, con un pungno ben stampato centra il grugno del poetico brigante. In un baleno la lotta scoppia cruda. A dar man forte al Novatore, arriva il De luisi che sgambetta il Casalegno culo in terra.
Ma l'omone mica molla. Novatore, nel trambusto baraccone, poco manca una piede in bocca, mentre quello si fa riccio sulla borsa dei valori, e non cede, non demorde, strattonato all'impazzata si rincagna da molosso belluino.
Molla, rampa, tira, sgagna. Il Santèin capisce che qualcosa tira storto. Casalegno resiste. Contrattacca. O pesti una botta, e di quelle ricamate d'uncinetto, o finisce che daverro la pistola che l'omone si trattiene tra le braghe, vuoi per disgrazia fulminante, sferri il colpo maledetto.
Svelto ardito, manca poco che si getta nella mischia, quando un proiettile, silurante, fulmina improvviso...
Pèmm!
Nella foga, un grilletto delicato. Novatore s'alza a molla. Sbarra gli occhi, leva il pugno che stringe la Mauser micidiale. Dalla canna a sigaretta, quanto basta per capire. Solo un colpo. Disattento. Figlio insano del trambusto di una lotta. Il Sante guarda e tace. Strozzo in gola. Casalegno è morto secco. Con un colpo al petto, una rosa sanguinolenta a condirgli la giacca.
Sante Pollastro incontra Renzo Novatore, il poeta assaltatore (parte 1)
Nessun commento:
Posta un commento