da .osservatoriorepressione
Il
giorno dopo il rogo che ha semidistrutto il centro di accoglienza di
Lampedusa, è ancora il giorno della rabbia. Innanzitutto dei
lampedusani. Parecchi cittadini si sono radunati davanti al municipio
per un presidio nel quale sfogano la loro paura e malessere. «Siamo
rimasti soli - gridano - il centro è stato distrutto e adesso gli
immigrati non sono più controllabili. Portateli via. Non possono essere
solo un problema nostro». Al loro fianco il sindaco Bernardino de
Rubeis: «Non è più il tempo delle chiacchiere e dei ragionamenti
buonisti. Il Viminale porti via tutti i tunisini. Ci aiuti il presidente
Napolitano che si è sempre dimostrato sensibile nei nostri confronti.
La situazione è ad alto rischio, occorre fare presto qualcosa».
Gli scontri
Tensione
alle stelle a Lampedusa dove stamattina si sono verificati violenti
scontri tra alcuni isolani e immigrati attualmente sistemati nella zona
portuale e all'interno dello stadio comunale. Si sarebbe verificata una
sassaiola e diversi tunisini, secondo quanto si è appreso sarebbero
anche rimasti feriti. Le forze dell'ordine stanno cercando di riportare
la calma. Agenti in tenuta antisommossa si sono frapposti fra isolani e
immigrati. La tensione è salita da quando ieri sera un gruppo di
tunisini ha dato fuoco al centro di accoglienza di contrada Imbriacola.
Il sindaco: «Ho cercato Maroni»
«Ho
cercato di parlare con il presidente Berlusconi e il ministro Maroni
fino a tarda sera, ma non è mai stato possibile». Il sindaco di
Lampedusa Bernardino de Rubeis ha raccontato questa mattina a Radio 24 a
PrimaEdizione i tentativi di avere risposte da Roma mentre sull'isola
scoppiava la protesta degli immigrati tunisini. «Bisogna velocizzare i
tempi per il trasferimento degli immigrati - ha detto ancora de Rubeis a
Radio 24 - la gente di Lampedusa è arrabbiata per quello che è accaduto
e rischiamo di averla in mezzo alla strada a protestare, dopo i 50mila
immigrati che abbiamo ospitato e l'esempio che abbiamo dato nei mesi
scorsi».
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