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venerdì 1 luglio 2011
Musica e anarchia dai Tetes de Bois la sfida al potere
Gli "Anarchici" di Léo Ferrè «più hanno gridato più hanno ancora fiato». Anarchici sono anche i Tetes de Bois, «sì, se questo vuol dire levarsi in piedi e, cantando, esprimere liberamente il proprio pensiero». Lo riconosce lucidamente Andrea Satta, voce della band romana, che dedica alla Puglia due delle ultime date di un tour esaltante, durato oltre un anno nel segno di Léo Ferrè, il grande (e scomodo) poeta-chansonnier. Tetes de Bois saranno domani al Nuovo Cinema Elio di Calimera e sabato nell' auditorium Vallisa di Bari per il Time Zones festival. Satta, il vostro disco ha venduto oltre ventimila copie. «è stata una bella sorpresa, nell' Italia di Berlusconi, poter realizzare un lavoro di questo genere. è un invito ad aver coraggio e a far proposte fuori dal coro». Prima di un live a Radio Blu Sat, i dirigenti hanno censurato dalla scaletta il celebre brano di Ferrè "Gli anarchici". Siete andati via per protesta. Come vi ha fatto sentire questo? «Sicuramente non degli eroi. Ritengo che un artista abbia il diritto e il dovere di dire delle cose. Davanti a un atto del genere se non ci fosse stato da piangere, ci saremmo messi a ridere». In questi giorni si sente spesso parlare di censura. «Non riesco francamente a comprenderla perché è anacronistica. All' inizio del secolo scorso gli anarchici erano internati nei manicomi senza processo perché non avessero modo di esprimere il proprio pensiero in pubblico. La censura è dei regimi totalitari e sentirla ancora nominare è un segnale sinistro. Talmente controproducente, poi». Dopo il caso RaiOt, Daniele Luttazzi ha invitato gli artisti ostracizzati dalla tv a occupare spazi alternativi. «Sono d' accordo, il successo del nostro disco dimostra che, nonostante si vogliano imporre linee artistiche per attirare il consumo giovanile, esistono situazioni alternative. Sono mesi difficili». Come giudica la situazione, allora? «Gli artisti sono fortunati. Trovano una maniera per parlare alla gente, scrivono canzoni, salgono su un palco. Ma gli operai o gli impiegati vivono frustrazioni incredibili». Vi definite anarchici? «L' anarchia è uno stato d' animo e voglia di libertà da un occhio magico che ci segue. Se si parla di un progetto politico, allora non lo siamo. Come Ferrè, intendiamo difendere le idee e soffrire per farlo». Tra un po' comincerete a lavorare al nuovo disco. «Tornare in Puglia sarà, per qusto, più importante. è una delle regioni più vive d' Italia con la frontiera, gli immigrati, la musica popolare, i preziosi contrasti. E questo a fronte di una politica regionale che ci sembra conservatrice. La terra rossa sotto gli ulivi fa venir voglia di scrivere». - ANTONELLA GAETA
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