DA "La Storia" di Elsa Morante
Secondo Davide, il compagno Remo non capiva affatto Ninnarieddu, se aveva potuto immaginarselo a fare il partigiano nel Nord. I partigiani nel Nord erano organizzati come un esercito, e questa cosa già dal principio aveva fatto arrabbiare Nino, il quale aveva in antipati gli ufficiali e i galloni, non rispettando né le gerarchie,né le istituzioni, né le leggi; e se adesso s'era dato al contrabbando, non era per il guadagno, ma per l'illegalità! Difatti, Nino, più cresceva, e meno s'adattava al Potere; e pure se, a momenti gli si metteva addosso un certo fanatismo per il potere, lui non tardava a rovesciarlo in un estremo villipendio. Nino era troppo intelligente per lasciarsi accecare da certe stelle false...
E a questo punto Davide, trascinato dall'argomento si dava a ragionare a gran voce, con enfasi appassionata...il Potere, spiegava a Santina, è degradante per chi lo subisce, per chi lo esercita e per chi lo amministra! Il Potere è la lebbra del mondo! E la faccia umana, che guarda in alto e dovrebbe rispecchiare lo splendore dei cieli, tutte le facce umane invece dalla prima all'ultima sono deturpate
da una simile fisionomia lebbrosa! Una pietra, un chilo di merda saranno sempre più rispettabili di un uomo, finchè il genere umano sarà impestato dal Potere... Su questi toni si sfogava Davide, nella stanzuccia terranea di Santina, gesticolando con le braccia e con le gambe, in modo da smuovere e sventolare la coperta del letto. E Santina lo stava a sentire, coi suoi occhioni aperti senza luce, come ascoltasse, in sogno, un pastore calmucco o beduino recitarle dei versi in lingua propria. Siccome Davide, coi suoi moti turbolenti, le prendeva quasi tutto il posto nel letto, il suo largo sedere le sporgeva a metà di fuori; e i suoi piedi coperti di geloni erano freddi sotto le calze, però essa evitava di tirare troppo a se la coperta per riguardo all'amante. Invero, nella stanzuccia, dove in estate si godeva un certo fresco piacevole, d'inverno l'umidità gocciava dai muri, come in fondo a una cantina.
Ma il freddo e l'acqua diaccia che procurano i geloni, la canicola che affatica e fa sudare, l'ospedale e la prigione, la guerra e i coprifuochi; gli alleati che pagano bene e il magnaccia giovane che la mena e la piglia tutti i guadagni; e questo bel ragazzo che si sbronza volentieri e parla e si sbraccia e dà calci: e nel letto la massacra, però è bravo, giacchè poi le riversa ogni volta fino agli ultimi soldi delle sue tasche; tutti i beni e tutti i mali: la fame che fa cadere i denti, la bruttezza, lo sfruttamento, la ricchezza e la povertà, l'ignoranza e la stupidità... per Santina non sono né giustizia né ingiustizia. Sono semplici necessità infallibili, delle quali non è data ragione. Essa le accetta perchè succedono, e le subisce senza nessun sospetto, come una conseguenza naturale dell'essere nati
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