Il 31 maggio è scaduta l’ultima proroga concessa dall’Unione Europea per l’installazione del primo cantiere Tav in Val Susa, alla Maddalena di Chiomonte.
Il limite invalicabile del 31 maggio si è subito spostato al 30 giugno.
Nella “Libera Repubblica della Maddalena”, di giorno e di notte centinaia e centinaia di persone si danno il cambio tra assemblee, barricate, cucina da campo, musica e incontri.
I No Tav attendono, decisi ad impedire un’opera inutile, distruttiva, lucrosa solo per la lobby che la costruisce.
Un buon sistema per prosciugare risorse pubbliche per fini privatissimi. In Italia le linee ad alta velocità sono costate dieci volte che nel resto d’Europa: un furto legale voluto in maniera bipartisan dalla destra come dalla sinistra. Tutti con le mani in pasta, tutti pronti ad incassare.
Gli industriali, la Regione governata dal leghista Cota, il comune di Torino retto dal democratico Fassino hanno chiesto a Maroni di impiegare la forza.
La paura non ha tenuto a casa nessuno.
La violenza dello Stato i No Tav l’hanno assaggiata nel 2001 a Genova, nel 2005 a Venaus, lo scorso anno a Coldimosso. Le ragioni della loro resistenza sono più forti delle manganellate, delle denunce, delle minacce di chi non ha altra dignità che quella del denaro e del potere.
Alla Maddalena si gioca una partita la cui posta è ben più alta della nuova linea ad Alta Velocità.
In questi anni i No Tav piemontesi sono divenuti punto di riferimento e stimolo per le lotte contro le nocività in tutta la penisola.
Ma non solo. La partecipazione diretta, la pratica dell’autogestione, le assemblee popolari e i comitati di paese hanno messo in campo i semi di un’autonomia dal quadro istituzionale, che in alcuni momenti cruciali è parsa alludere a vere e proprie pratiche di autogoverno. Uno spazio che la resistenza attiva contribuisce a consolidare, invece le lunghe tregue restaurano la delega politica, sia pure in chiave di “democrazia partecipata”.
Oggi la mediazione istituzionale ha nuovamente – ed inevitabilmente – fallito i propri scopi dichiarati. Lo Stato e i padroni vogliono imporre l’opera ma, soprattutto, vogliono disciplinare una popolazione ribelle, capace di resistere negli anni. Vogliono cancellare un’anomalia che si è rivelata sempre più contagiosa.
La parola torna ad una comunità resistente che da il meglio di se nel momento della lotta.
Gli anarchici e le anarchiche sono da sempre attivi nel movimento No Tav, in Piemonte, nel Friuli, a Trieste e, con azioni solidali in tutt’Italia, così come nella lotta alle nocività.
La Commissione di Corrispondenza della FAI esprime la propria solidarietà ai partigiani della Libera Repubblica della Maddalena.
Nei boschi della Val Susa uomini e donne liberi resistono alla devastazione del territorio, al saccheggio delle risorse.
Il governo ha messo in campo tutta la sua forza: uomini in armi per le strade, una campagna di criminalizzazione mediatica, il solito gioco di dividere i buoni dai cattivi.
Il governo non guarda in faccia nessuno: sono gli stessi dei campi – tende per immigrati e profughi, gli stessi delle guerre umanitarie che ammazzano i bambini.
La legalità sono vent’anni di cantieri, inquinamento, taglio delle falde, rumore, camion, discariche.
Legalità è il Tav.
Il movimento ha reagito con decisione e con forza alla violenza dello Stato, bloccando strade e autostrade, fermando treni e costruendo barricate. Il movimento ha saputo resistere, ben sapendo che certe azioni erano illegali.
Ancora una volta nelle assemblee è forte l’impegno a mettersi in mezzo, sapendo che è illegale.
Ancora una volta si sono spezzate reti, violato confini, fatto barricate, sapendo che è illegale.
La libertà non si mendica ma si prende, le regole di un gioco truccato devono essere violate.
Solo costruendo un percorso di autogestione dal basso dei territori e della politica potremo cambiare
di senso alla storia. Il gusto dell’autogestione, la voglia di autogoverno possono trovare impulso nella lotta dei prossimi giorni e mesi.
In questo snodo politico è il valore aggiunto dei No Tav, qui è la scommessa che i libertari hanno fatto e fanno in questa lotta.
Federazione Anarchica Italiana – Commissione di Corrispondenza
Corso Palermo 46 – 10152 Torino
Telefono: 333 32 75 690
Mail: cdc@federazioneanarchica.org
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